LA PROSTITUZIONE DI STRADA
RECLUTAMENTI E MEZZI DI CONTRASTO ALLA TRATTA DELLE DONNE DEL PIACERE
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L'Antimafia:
"Spariscono le vecchie aste di donne, sostituite da nuove forme di traffico".
Dove la violenza è "solo" psicologica.
Schiave del sesso globalizzate così il crimine cambia il mercato.
Dalle donne vendute all'ingrosso nel cuore dell'ex Jugoslavia alla tratta "fai da te" da parte di tanti criminali "normali".
Credo che per meglio approfondire questo problema, al di là di una iniziativa governativa di mera facciata, sia importante prendere conoscenza dell’articolo scritto, al riguardo, da
RANIERI SALVADORINI
noto giornalista de La Repubblica
“Fino a poco tempo fa le ragazze venivano sequestrate con la forza e poi vendute all'asta, e da lì smistate sui marciapiedi di tutta Europa.
Un 'lavoro' decisamente rischioso per i malviventi e che ha finito per esporli alle polizie di tutti i Paesi.
Il racket, in risposta a questa repressione su larga scala, ha scelto la strada dell'evoluzione: oggi è quasi soft, la violenza è sfumata nelle forme e la catena reclutamento-vendita-trasferimento delle ragazze non viene più gestita da grosse concentrazioni di criminali ma da un immenso arcipelago di piccoli gruppi. Insomma, il meccanismo è esploso, ed è rinato sparpagliandosi sul territorio.
Per questo la tratta delle donne è ancora più difficile da contrastare.
Il 23 agosto l'Organizzazione internazionale del lavoro ha celebrato la "Giornata internazionale contro la schiavitù".
Proviamo adesso, con l'aiuto di alcuni esperti dell'Antimafia e delle Ong, a ricostruire queste nuove forme di schiavitù sessuale e la loro evoluzione.
Il "Mercato Arizona".
E' di pochi anni fa - poco dopo il 2004 - lo smantellamento del 'Mercato Arizona'. Era un centro di smistamento "all'ingrosso" di donne, droghe e armi e si trovava in zone impervie nei boschi al confine tra Serbia e Croazia.
"All'Arizona Highway", spiega l'economista ed esperta in terrorismo Loretta Napoleoni, "i mercanti ordinavano alle ragazze di spogliarsi e quelle rimanevano nude sul ciglio della strada: gli uomini si avvicinavano, le toccavano, ispezionavano la pelle e controllavano perfino la bocca prima di fare l'offerta".
In quegli anni era Israele il maggior acquirente di slave, "molto ricercate da una clientela di ebrei ortodossi" che, spiega Nissan Ben-Ami, dirigente di Awareness Centre, un'Ong israeliana che lotta contro il traffico e la prostituzione,
"per motivi religiosi non possono masturbarsi e sprecare sperma: devono farlo per forza con una donna".
Spiega la Napoleoni nel libro "Economia canaglia":
"In Israele le donne sono trafficate per il 'corridoio' Egitto-Striscia di Gaza: da Rafah, infatti, si snodano complicati labirinti di sotterranei di cui si servono terroristi e anche trafficanti, anche di donne".
La violenza non "rende" più.
Visto che l'efferatezza degli anni Novanta aveva provocato una risposta dura dell'antimafia, anche in Italia il crimine ha abbandonato la violenza che "accende i riflettori" per dare il via a una vera e propria mutazione.
Il nuovo sfruttamento è "dolce" e poco visibile.
Proprio così.
Un quadro della situazione attuale su cui sono d'accordo due autorità nella lotta alla tratta delle donne: il magistrato antimafia della Procura di Lecce, Cataldo Motta, uno degli uomini-chiave della Dia (Direzione investigativa antimafia) e il sociologo Pino Arlacchi, esperto mondiale di mafia, ex sottosegretario generale delle Nazioni Unite e direttore, dal 1997 al 2002, sempre per l'Agenzia internazionale, dell'Undccp (l'ufficio Onu per il controllo delle droghe e la prevenzione del crimine).
Il crimine impara a negoziare.
Spiega Motta: "Il fenomeno si è modificato, va detto che i criminali sono riusciti a neutralizzare le misure di contrasto con nuove modalità di reclutamento.
Gli sfruttatori si sono fatti più morbidi e ora le ragazze non parlano più, grazie a una maggiore partecipazione agli utili e a maggiori margini di movimento".
Questa l'istantanea di Arlacchi:
"Nonostante la presenza di un forte elemento di costrizione - motivo per cui non si può certo parlare di vero "accordo" - è stato introdotto un minimo di elemento volontario".
"Schiavismo moderato".
"Questa nuova forma di "semi-schiavitù" - prosegue il sociologo - se da un lato riduce la dimensione dello sfruttamento - che però rimane - dall'altro consente un allargamento del mercato a nuove vittime".
Il cosiddetto 'reclutamento morbido', facendo leva su incentivi che spengono il moto di ribellione nelle ragazze, rende inadeguate molte delle norme antimafia. Certo, un forte elemento di coercizione non è cambiato: il sequestro dei documenti per "mantenere le ragazze in uno stato continuativo di ricattabilità e vulnerabilità", spiegano gli esperti riportando le parole stesse del Protocollo contro la tratta.
"I grossi numeri si stanno spostando verso questa nuova forma di dominanza", evidenzia Arlacchi, "si può affermare che almeno due casi su tre avvengono secondo le nuove modalità di reclutamento.
Prima la violenza caratterizzava tutta la filiera della tratta, ora le ragazze vanno incontro a dure sanzioni fisiche qualora si ribellino e violino l'accordo".
E che le modalità più "crude" siano in via di sparizione lo testimoniano gli stessi operatori di Ong che lavorano a contatto con le ragazze sfruttate:
"Poco tempo fa abbiamo trovato una giovane ragazza albanese quasi-morta, con evidenti segni di tortura e sevizie: un orecchio mozzato, bruciature ovunque e segni di percosse di ogni tipo.
Ma gli episodi di efferatezza sono residuali, appartengono ormai agli anni Novanta", spiega Marco Bufo, coordinatore dell'Ong "On the road".
"Proprio per questo", sottolinea, "la situazione è più complicata, il fenomeno è sempre meno visibile e al tempo stesso più ampio".
Le speranze delle schiave.
Sono sempre meno le donne a essere sequestrate e tenute in scacco con la violenza: oggi nella fase di reclutamento le ragazze contraggono un debito verso i trafficanti, che gli procurano documenti falsi in cambio di quelli veri e le portano a destinazione.
Ma le "trattenute" sul lavoro delle ragazze sono alte, che riconquisteranno la libertà e i veri documenti solo una volta saldato il debito.
Un debito che in genere i trafficanti tendono a gonfiare nel tempo più che possono. "Se la situazione che viene prospettata alle ragazze per il pagamento del debito - un costo variabile da etnia a etnia, ma che si aggira sui 50-60 mila euro - è a "tempo determinato", queste possono sempre pensare:
"Tutto questo un domani finirà"
- spiegano Stefano Volpicelli e Sara Maggi, curatori della campagna di sensibilizzazione di respiro europeo
Tratta NO!
Insomma, si convincono di aver a disposizione sempre una seconda possibilità. "Nel frattempo - proseguono i due esperti - "prostituendosi possono mandare soldi alle famiglie, mantenere i figli che spesso lasciano nelle case d'origine e sperare di sollevarle dalla miseria e dall'indigenza.
Rispetto all'inferno da cui scappano, anche le condizioni di sfruttamento peggiore finiscono per essere accettate".
La "vecchia scuola".
Nigeria, Albania e Moldava hanno fatto scuola in fatto di strumenti efferati di reclutamento: violenze, mutilazioni, lo sterminio delle famiglie, l'uso sistematico della violenza, dello stupro e, sopratutto, racconta Arlacchi "l'umiliazione".
"La violenza caratterizzava qualsiasi momento della vecchia filiera della tratta", spiega.
Al tempo stesso gli esperti concordano: non si può affatto escludere che, specie in paesi dove la legge non c'è, l'efferatezza sia lo strumento principe della coercizione. "Come in certe zone della Russia, dell'Albania o dell'Africa", aggiunge Arlacchi.
Quell'articolo è obsoleto? Con l'introduzione dell'articolo 18 della legge Turco-Napolitano contro la tratta il grande traffico ha subito un grosso colpo, prima di "polverizzarsi in un arcipelago di piccoli gruppi", dice Arlacchi".
Il reato di tratta è violazione dei Diritti umani e la sanzione arriva fino a 18 anni.
"Le strategie di contrasto hanno funzionato", dicono all'unisono Motta e Arlacchi, sottolineando:
"L'articolo 18 è fatto molto bene" ma la struttura del traffico si è talmente fluidificata che, spiega Motta, "non si riesce più ad arrivare alla configurazione del reato, e l'articolo 18 viene neutralizzato".
In una parola: la realtà cambia velocemente e le norme faticano a comprenderla.
E l'Europa che fa?
Alla già difficile situazione di una normativa poco adeguata ai tempi, si aggiungono rallentamenti dovuti alla complessità delle procedure europee:
"In Europa la posizione delle polizie rispetto alle vittime è diversa da paese a paese", spiega Carla Olivieri, Project Manager di "Tratta NO!", una campagna di sensibilizzazione europea realizzata in collaborazione con il Ministero delle Pari Opportunità.
Sottolinea la Olivieri: "Nel resto d'Europa c'è l'obbligo della denuncia da parte delle vittime e questo mette in serio pericolo le famiglie d'origine delle ragazze".
"In Italia invece la denuncia non è obbligatoria, e le ragazze sono accompagnate in un percorso di reinserimento sociale e lavorativo".
La Olivieri evidenzia che anche se "la Convenzione di Varsavia del 2005 auspica un allineamento delle legislature di tutti i paesi nelle misure di lotta al crimine, una ratifica unitaria non si è ancora raggiunta".
Anche queste complicazioni di procedura, di tipo tecnico, semplificano la vita al crimine.
Il crimine "fai da te".
L'indentikit degli sfruttatori offre una sorpresa.
"Quelle che organizzano il traffico sono persone assolutamente normali", spiega Arlacchi.
"Questa nuova forma di assoggettamento apre il mercato a imprenditori del traffico 'fai da te'".
E' una delle conseguenze della mutazione del mercato del sesso, che trova riscontri nelle considerazioni della prima linea dell'Antimafia.
Spiega il Procuratore di Lecce: "Nascono 'piccole libere iniziative', perché non c'è più bisogno di entrare in contatto con la grande criminalità organizzata, un tempo l'unica 'agenzia di servizi' per la gestione degli ingressi in Europa".
In poche parole: finché la mafia albanese era capace di passare il Canale d'Otranto utilizzandolo come ingresso per l'Europa era inevitabile che avesse rapporti solo con altre grandi reti criminali.
Adesso però, conclude Motta, "le vie di ingresso sono le più disparate e il controllo è diventato complicatissimo".
Così il grande crimine si è decentralizzato.
Il commercio è al dettaglio ma i numeri restano all'ingrosso.
Ma quanto denaro muove questo traffico?
Fare stime è quasi impossibile per la natura sommersa e continuamente mutevole del fenomeno del traffico e per i diversi criteri adottati da stato a stato per tentare di quantificarne i flussi.
Eppure qualcosa si può dire.
Secondo complesse stime dell'Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro), che molti ritengono al ribasso, sono trafficate nel mondo almeno 1,7 milioni di schiave del sesso e il trend è in crescita.
Per quel che riguarda il mercato italiano Transcrime - il Centro interuniversitario di ricerca sulla criminalità transnazionale dell'Università degli Studi di Trento e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che collabora sulla tratta con il Parlamento Europeo - ha stimato in quasi 6 miliardi di euro gli introiti tra il 2004 e il 2005. Con un traffico stimato di donne che varia tra 18.000 e 36.000. Introiti che, sottolineano sempre gli esperti, finiscono quasi per intero nelle tasche dei rafficanti.
Nuovi problemi per l'antimafia.
"Da quando la violenza è sparita non riusciamo più a far collaborare le ragazze, il lavoro si è complicato, anche per le stesse unità di strada", spiega Motta, "prima alla violenza le donne finivano per ribellarsi e collaboravano, e questo è indispensabile per ricostruire la filiera criminale, ma oggi - prosegue il magistrato - basta osservare che tra il 2007 e il 2008 non si è avuto nemmeno un solo procedimento per tratta di esseri umani".
Infatti "i procedimenti penali, a fronte dei successi ottenuti negli anni scorsi, sono crollati e questo può dar conto di quanto la situazione adesso sia molto più complicata".
Lo stesso, continua Motta, si riscontra dalle intercettazioni telefoniche: "Non c'è più traccia, oggi, dei resoconti di violenza inaudita degli anni Novanta."
Insistono sia Arlacchi che Motta: la violenza logora la "merce" e al tempo stesso espone chi la esercita a rischi continui.
"Comprare un essere umano e trattarlo come "merce", spiega Arlacchi, non conviene: gli esseri umani non sono come un pacco di droga proprio perché non sono una merce: vanno gestiti, nutriti e, alla fine, e questo è incontrovertibile, l'essere umano si ribella, sempre".
(4 settembre 2008)
Non so di quali esperti si sia servita la ministra Carfagna - che abbia fatto di testa sua ? - la quale, invece di colpire questa moderna “tratta” di donne del piacere, sarebbe dovuta partire dalla testa di questo grave ed immenso problema: quello dello sfruttamento di queste donne da parte di una vera e propria criminalità organizzata.
Limitandosi al tentativo di eliminare da molti luoghi delle città il triste spettacolo dell'incontro tra richiedente ed offerente può raggiungere solo risultati del tutto parziali, effimeri e non risolutivi.
Infatti la finalità della norma contenuta nel c.d. “pacchetto sicurezza” attiene solamente alla prostituzione da strada perchè il “sesso a pagamento” potrà continuare ad esistere ma in “privato”.
La maggioranza delle ”lucciole” sono straniere, spesso provenienti da Paesi extracomunitari e tempo fa vidi pubblicata una vignetta che rappresentava un giovane che si avvicinava ad una passeggiatrice con una spranga in mano; aveva incominciato a ”trattare” quando sbucò dall’oscurità una vettura della Polizia Locale da cui scese un vigile che gli contestò la multa prevista di 200 euro:
Il giovane chiese il perché e disse di non doverla pagare in quanto si era avvicinato alla ragazza extracomunitaria per sprangarla.
Il Vigile se ne andò con le pive nel sacco.
Era una vignetta e non altro ma è un modo per dire, mettendola sul ridere, che i metodi per sfuggire alla contravvenzione sono molti; l’italica fantasia è talmente feconda che prima o poi un sistema antimulta a prova di bomba verrà trovato.
Comunque, gentile ministra, la sua iniziativa equivale a quella per la quale il Premier vuole emanare un decreto legge, data l’urgenza, per debellare quei pericolosissimi criminali che rispondono al nome di wrIters.
Operazioni di sola facciata; la prostituzione inonderà tanti “salotti buoni” o circoli riservati di infima categoria in condomini popolosi.
Per il gaudio di famiglie con bambini.
Le avranno detto che su impulso del Progetto Equal della UE esisteva di già anche nel nostro Paese, tramite la onlus ON THE ROAD, un
OSSERVATORIO TRATTA
gestito da
L’OSSERVATORIO E CENTRO RISORSE SUL TRAFFICO DI ESSERI UMANI.
Il coordinatore generale dell’Osservatorio Tratta è Maro Bufo il quale, senza alcun dubbio, è un esperto in materia di notevole esperienza e competenza.
Ma, pur limitandoci per ora, al sesso da strada ho letto che dopo il “decreto sicurezza” del ministro leghista Maroni alcuni sindaci si sono buttati con gioia a rastrellare le vie delle loro città con applicazione delle relative multe a chi era stato colto sul fallo, pardon, sul fatto.
Verona, Padova, Vicenza, città del nord-est mentre a Rimini il Questore, rifacendosi a due sentenze della Corte di Cassazione del 1996 che ritenevano applicabile anche alle “prostitute” la legge del 1956 sui “soggetti pericolosi” le ha allontanate con il classico “foglio di via”.
In tal modo anche le “straniere” regolari, se colte a reiterare il loro comportamento dopo aver ricevuto la diffida del Questore, scatta anche per loro il foglio di via obbligatorio.
Anche Firenze ha seguito subito questa procedura.
Ma questo problema rimarrà risolto solamente in maniera temporanea, per un po’ di tempo e poi tutto rimarrà come prima.
Si guardi in giro e si accorgerà che la stragrande maggioranza dei divieti imposti per legge a lungo andare vengono sistematicamente violati: motociclisti che circolano senza casco, conducenti che al volante usano il cellulare mettendo a repentaglio la propria vita e quella degli altri, ubriachi o drogati che seminano quasi quotidianamente vittime in ogni dove.
E’ dalla testa che deve partire, contatti chi ha più esperienza di lei e vedrà che sia pure con fatica riuscirà a trovare nuove maniere di contrasto a questo mercimonio umano.
Le diranno che abbiamo in materia alcune leggi, le più avanzate in Europa – vedasi la 223/2003, la 40/1998 Turco-Napolitano, l’art. 18 del Testo Unico sull’Immigrazione che prevede il rilascio del permesso di soggiorno nonché l’accesso ad un percorso sociale per le vittime di tratta.
Anche il Gruppo Abele segue un suo interessante progetto sulla prostituzione.
Certo oltre alle vittime di tratta ce ne sono altre che “scendono in strada” per necessità” e non certo per vizio.
Ma tutte hanno bisogno più di assistenza sociale che di Forze di Polizia, salvo che alcuni loro reparti non vengano convenientemente istruiti.
SEGUE
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