giovedì, ottobre 09, 2008

La lieta morte ed il testamento biologico - 4

EUTANASIA
e
TESTAMENTO BIOLOGICO
- 4 -
Mi viene d’obbligo ritornare sul caso
di
Eluana Englaro

per due buoni motivi:
- il primo per correggere un mio “lapsus calami” in quanto il ricorso in Cassazione della Procura Generale di Milano avverso la sentenza resa dalla locale Corte d’Appello che autorizzava il padre-tutore a che venisse interrotta l’alimentazione artificiale non era stato, come ho scritto
ABBANDONATO
perché,
di comune accordo si convenne tra la curatrice speciale di Eluana, l’avv.ssa Franca Alessio, ed il PM impugnante di sospendere, da un lato, l’attuazione in concreto del giudicato ottenuto, avente forza esecutiva, e dall’altro che venisse temporaneamente
ACCANTONATO
in attesa della decisione della Consulta in merito al ricorso presentato dai due rami del Parlamento.
- il secondo, molto più importante del primo, è che la Corte Costituzionale, è di ieri sera la notizia, ha respinto il ricorso “bicamerale” dichiarandolo inammissibile.
Non è neanche entrato nel merito della lagnanza, avendo ritenuto come pregiudiziale la circostanza che, nella specie, non si fosse verificato alcun conflitto tra poteri dello Stato.
Detto questo, la parola passa ora alla Corte di Cassazione che il prossimo 11 novembre deciderà in merito al ricorso presentato dal Procuratore Generale di Milano avverso la sentenza della più volte richiamata sentenza della Corte d’Appello che autorizzava, indicandone anche le procedure, il distacco della sonda che nutriva la vera due volte “vittima” , si anche di questa diatriba giudiziaria.
Abbiamo giù visto due sentente della Cassazione, emesse da una sezione penale e da una civile, e, suppongo, che verrà seguito l’orientamento giurisprudenziale della Corte.
Suppongo perché non ne sono proprio certo in quanto non sarebbe la prima volta che anche una stessa sezione si pronunci a distanza di qualche anno in maniera contrastante.
Vedremo cosa accadrà anche se sono fiducioso che nulla muterà su quanto già deciso.
Vorrei, a questo punto, rilevare come quello oggi in esame non sia il primo caso che i giudici, seppure su altre materie, decidano una vertenza pur in mancanza di una specifica norma legislativa disciplinante la materia del contendere tra due parti.
Una su tutte, che all’epoca fece scalpore, verteva sulla presenza nelle liste speciali di collocamento in maniera indistinta sia gli invalidi fisici che quelli psichici.
La normativa vigente prevedeva che i datori di lavoro avessero l’obbligo di assumere almeno un disabile ogni tot dipendenti già assunti.
Avvenne che ad un impresa, essendo il primo in graduatoria, fosse assegnato un invalido psichico che però venne rifiutato dal richiedente datore di lavoro.
Le vertenze andarono a finire sul tavolo dei giudici costituzionali che, pur rilevando la estrema delicatezza della questione portata al loro giudizio, diedero ragione al datore di lavoro perché le due categorie frammischiate tra loro erano in realtà ben diverse l’ una dall’altra perché i disabili psichici non potevano certamente essere addetti a determinati compiti che prevedevano un rapporto col pubblico.
Ma la Consulta in quella occasione andò oltre, invitando il Parlamento a legiferare con urgenza su questa materia tanto delicata quanto di enorme interesse sociale, perché i giudici avevano deciso un caso singolo con una sentenza che non poteva assurgere a legge universale.
La Corte Costituzionale, pur non conoscendo ancora le motivazioni, si è attenuta, non prendendo in considerazione il ricorso parlamentare, a questo suo precedente principio.
In mancanza di una norma specifica i giudici decidono un caso concreto attraverso precedenti giurisprudenziali, se ve ne sono, ovvero attraverso l’interpretazione di leggi che potrebbero adattarsi alla tipologia dell’evento sottoposto al loro esame e giudizio; ma la sentenza, una volta emessa, non costituisce certamente una legge perché non va oltre alla sua valenza esclusiva solo verso le parti in causa.
E per tali motivi non esiste un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato.
La maggioranza del Parlamento, occupato com’è stato sino ad oggi a votare si ad una caterva di decreti legge governativi ad usum delphini, nella sua onnipotenza non ha compreso ancora, nonostante la presenza di una pletora di avvocati – caro Pecorella tu ne eri al corrente perché non hai osato parlare e metterli così al riparo da una figuraccia – che il loro tentativo era dannoso per la immagine della stessa Istituzione che rappresentano.
E’ vero c’è stato e c’è di peggio ma è un dato di fatto che ad un certo punto, quanto meno te lo aspetti, arriva quella famosa goccia che fa travasare il vaso.
Avevo deciso di parlarne a parte e solamente alla fine di questa serie di post, in uno alle mie riflessioni, del caso del 43enne catanese Salvatore Crisafulli, un disabile gravissimo, il quale, , pur definendosi come un
uomo imprigionato nel suo stesso corpo”
rappresenta la sponda avversa all’eutanasia.
Ci avevo riflettuto nel 2006 in concomitanza del caso Welby perché il Crisafulli, infermo totalmente sin dal 2003 a seguito di un grave incidente stradale, aveva indirizzato a Welby una sua lettera con la quale lo invitava a recedere dalla sua richiesta di morire, esortandolo a lottare, come lui stava facendo, per la vita.
Avevo raccolto del materiale ma mi fermai lì senza andare nemmeno ad approfondirlo, convinto come ero e come sono ancora che, finchè esisterà un briciolo di democrazia, ognuno sarà libero non solo di avere le proprie idee ma anche di esternarle a terzi.
Ma dopo che a fine agosto il Crisafulli ebbe a scrivere una lettera – resa pubblica solamente il 05 settembre scorso - a Berlusconi, chiedendo un suo tangibile aiuto ed esternando anche la speranza di poterlo conoscere personalmente, mi sono riletto tutto e ne ho tratto la convinzione, specie dopo alcune parole di rimprovero nei confronti del Capo dello Stato
“non ha fatto per me come per Giorgio Welby”
che qualcosa non quadrava.
Ed ora ve ne faccio cenno, rimandando l’epilogo all’ultimo post relativo a questi casi, soprattutto dopo aver letto il testo di una lettera aperta scritta dai familiari (?) in data 21 luglio u.s. e diretta ai Direttori del:
Corriere della Sera, Messaggero, La Repubblica, Stampa, il Giorno, Avvenire, il Giornale, La Padania, il Mattino, il Foglio, Libero ed alle Agenzie di stampa ed a nessun altro
ho incominciato ad avere molti dubbi circa i reali estensori delle due lettere.
Mi auguro di no ma il pensiero che alle spalle vi sia un qualcuno che strumentalizzi le vicende i due povere larve, che di umano hanno oramai solamente la parvenza, è forte e me ne dispiace enormemente.
Come interpretare quanto scritto sotto la voce:
Nel caso di Eluana:
Non si tratta di coma (infatti c’è alternanza di sonno veglia) ma di (presunto) stato di incoscienza, la cui definitiva irreversibilità, essendo una mera ipotesi, è scientificamente indimostrata.
Non si tratta di accanimento terapeutico, perché dare acqua e nutrimento a un malato per quanto cronicamente grave, non è rappresentabile come terapia.
Sarebbe altrimenti legale lasciar morire di fame e di sete milioni di bambini del terzo e quarto mondo, solo per evitare di sottoporli ad accanimento terapeutico.
Non si tratta di staccare nessuna spina, perché la vita di Eluana non dipende da macchinari ma solo dall’amore e dalla solidarietà di chi le sta vicino e le porge il minimo di acqua e cibo per sopravvivere.
Se invece si pretende di giustificare con patacche scientifiche il proprio egoismo e la propria mancanza di speranza allora gridiamo ad alta voce
che è
DELITTUOSO, CRIMINALE, INGIUSTO.
Siamo veramente indignati ed offesi per come vengono trattati ripetutamente (senza dare voce ad altre bandiere) , dalla stampa ed in Tv (es.rai 2 ricominciamo da qui) i pochi e rarissimi casi di eutanasia.
Abbracciamo il Papà di Eluana, ma soprattutto
LE MERAVIGLIOSE SUORINE
che da 15 anni i prendono cura di Eluana.
E pensare che certa stampa di senza Dio e senza fede (per esempio “Liberazione” “Unità” e il “Manifesto”) scambia la loro soprannaturale dedizione per crudeltà.
VERGOGNA, VERGOGNA,VERGOGNA !”
Familiari di Salvatore Crisafulli

RIMANDO IL CASO WELBY AL PROSSIMO POST


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