L’ALTRO IERI, IERI, OGGI
La musica, pur nel susseguirsi dei tempi, ricalca sempre lo stesso spartito allorchè vien composto da un padrone tiranno.
Dovrebbe essere il popolo a convincersene per non cadere in trappola; ma, si sa, quando il “potente” ha in mano i poteri della comunicazione, è assai difficile che si accorga di quanto accade anche a sè stesso.
Nascevano e nascono tuttora, come per incanto, coloro che un tempo venivano definiti i
“cantori della libertà”
che, in tempi antichi, con la cetra, poi con la penna, oggi con tutti i mezzi a loro disponibili – pochi per la verità - tentano di risvegliare animi fiaccati da mille avversità e dallo strapotere del comandante di turno.
Roma, in due secoli diversi, ebbe la fortuna di annoverare due di questi cantori
Gioacchino Giuseppe BELLI (1791-1863)
e
Carlo Alberto SALUSTRI (1871- 1950)
Quest’ultimo passato alla storia con il suo pseudonimo
TRILUSSA
l’anagramma del suo cognome.
Oggi voglio proporvi, a riprova di quanto scritto nella mia introduzione, un sonetto di quest’ultimo; a me sembra scritto ieri ed a Voi ?
Dalla serie “ROBBA VECCHIA”
Se credi a questo, sei ‘no scemo, scusa:
Po’ sta’ che un omo parli co’ la gente
Come se nella panza internamente
Ciavesse quarche machina rinchiusa ?
Nun credo che in un’epoca che s’usa
D’aprì la bocca senza dì mai gnente
Esista ‘sto fenomeno vivente
Che dice tante cose a bocca chiusa !
Sortanto er poveraccio che nun magna
Se sente fà glu-glù ne le budella:
Io stesso, speciarmente a fin de mese,
Me sento che lo stommico se lagna….
Ma sai ched’è ? La voce der Paese !
°°°°°°°
A buon intenditor poche parole !
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