martedì, agosto 11, 2009

La satira

La satira, ma a che serve ?


Semper ego auditor tantum ?
Nunquamne reponam vexatus
totem rauci belusconianae gens?

Dovrò sempre solo ascoltare ?
La berlusconiana gente mi ha
tante volte costretto, sino a divenire
rauca, ad ascoltare le loro panzane;
potrò mai vendicarmi ?

Opportunamente adattate alla bisogna, le due frasi latine di cui sopra, con pedissequa mia libera traduzione, appartengono al primo esametro della I^ satira del I° libro di Giovenale, avvocato romano vissuto attorno al 60 P.C., secondo quanto si può dedurre da tre epigrammi del suo grande amico Marziale.
La satira, come anche la diffusione di verità non gradite ai regimi, è stata sempre mal sopportata, con qualche eccezione assai rara per la verità, dai ”potenti” o presunti tali: imperatori, principi, dittatori, politici o pseudo tali ed altri della stessa genie o semplici figuranti a costoro legati a doppio filo da rapporti non sempre “trasparenti”.

In quel periodo Roma era governata da Claudio alla cui morte per avvelenamento da parte della sua sesta moglie, Agrippina, subentra un certo Nerone, figlio di primo letto di quest’ultima che, a tempo debito, verrà fatta poi uccidere proprio dal figlio: senza alcun dubbio un bel periodo storico denso di intrighi e di scandali nonché profondamente permeato dalla corruzione fortemente radicata in ogni ganglio della vita pubblica.
Non a caso la satira prolifica, raggiungendo picchi di elevata risonanza e popolarità, in siffatti frangenti e diviene comprensibile il perché certi scritti, vignette, barzellette ed altro, in controtendenza, diventino la sintesi di alcuni sentimenti soffocati nel profondo del cuore da molti cittadini silenti per paura o per ignavia, in quanto costituiscono, a volte, l’unico contraltare al modo poco democratico con cui viene gestito da alcuni regimi il potere.

in buona sostanza, sebbene spesso nascosti nell’anonimato, i novelli Pasquino rappresentano, facendole proprie, le voci di coloro i quali, pur contrari al regime di turno, tacciono.
Non pare che Giovenale fosse un vero “democratico”, almeno nell’accezione del termine che intendiamo oggi, che si batteva per la tutela dei diritti dei più deboli; infatti gli storici ce lo dipingono più come un “bastian contrario” che non tollerava il potere e chiunque avesse, suo malgrado, la ventura di esercitarlo.
Comunque, a mio modesto parere, rappresentava a quel tempo quella voce nel deserto che, al di fuori dal coro, metteva a nudo gli intrecci di corruttele che avvelenavano la Roma imperiale.
L’avvicendarsi dei tempi non modificano il comportamento delle persone; un ciclo storico rincorre il precedente, il malcostume è sempre lo stesso ma messo in atto con metodi scientifici e sempre più raffinati sebbene, alla fin fine, il risultato è sempre lo stesso; c’è chi prospera protetto da un ferreo nepotismo e chi langue nell’indigenza perché solo ed indifeso dalle altrui angherie.
Oggi viviamo in un periodo alquanto, per non dir di peggio, infelice; stiamo assistendo ad eventi che in un Paese come il nostro, largamente democratico in molte leggi ma carente nelle strutture pubbliche e private entro le quali imperversano, almeno sino ad ieri, personaggi assai squallidi, alcuni dei quali purtroppo ancora abbarbicati sulla loro poltrona, che meriterebbero di essere ospitati altrove, molti anche nelle patrie galere, in alcune ferree gabbie, certamente non salariali.
Ma oggi cosa posso fare ?

Per ora incomincio col rivolgere un accorato invito ai quei componenti dell’attuale maggioranza perché abbiano ad agire non sulla base di una sudditanza al loro “capetto” bensì sulla base delle aspettative dei cittadini che li hanno votati, confidando in un futuro migliore, avendo creduto alla mille balle propinate da colui che ritenevano un loro leader.

Costoro e tutti gli altri che non ebbero a votarlo, consapevoli i primi di essere state presi in giro, attendono una profonda pulizia ed il ripristino di una giustizia sociale oggi del tutto dimenticata, nonostante le inqualificabili, in quanto false, affermazioni di alcuni esponenti del centrodestra.
Avete mai assistito all’umiliante, per l’Italia tutta, spettacolo di alcuni anziani che, al togliere delle bancarelle nei mercati rionali, vanno a rovistare tra gli scarti degli ortaggi nella ricerca, alle volte vana, di un qualcosa di ancora commestibile ? Questa è una parte dell’Italia di oggi che invecchia male e muore peggio, in condizioni di estrema indigenza; e gli anziani aumentano, ricordatevelo!
Ed i giovani ? Pensateci bene, sono anche loro che hanno votato dando il potere a persone che poi, dimentichi delle molte promesse, fanno orecchie da mercante.
Non vorrei che accadesse ciò che ci viene tramandato dai nostri padri, quel detto secondo il quale “ chi di speranza campa disperato muore “;

“a buon intenditor poche parole”.

Chissà cosa scriverebbe oggi Giovenale !

Forse ce lo ricorda un po’ Marco Travaglio, non in forma satirica ma chiara e piana.

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