giovedì, gennaio 22, 2009

Le vere riforme


LE VERE RIFORME CHE HANNO CAMBIATO L’ITALIA
da
nazione fascista dell’Asse
(Germania, Giappone- Italia)
a
Repubblica democratica indipendente

Tabella dei seggi assegnati ai Partiti nell'Assemblea Costituente

Democrazia Cristiana
207
Movimento Indipendentista Sicilia
4
Partito Socialista
115
Concentramento Democratico Repubblicano
2
Partito Comunista
104
Partito Sardo d’Azione
2
Unione Democratica Nazionale
41
Movimento Unionista Italiano
1
Uomo Qualunque
30
Partito Cristiano Sociale
1
Partito Repubblicano
23
Partito Democratico del Lavoro
1
Blocco Nazionale Libertà
16
Partito Contadini Italiani
1
Partito d’Azione
7
Fronte Democratico Progressista Repubblicano
1

Alcide De Gasperi (DC)
venne nominato
Presidente del Consiglio
e tenne per sè la delega di
ministro dell’Interno.

L’Italia, siamo sul finire del 1947, ed in data 27 dicembre dello stesso anno
Enrico De Nicola
Il Presidente provvisorio della nuova Repubblica Italiana
promulgò quella che fu la prima grande riforma dello Stato Italiano la
COSTITUZIONE
repubblicana
entrata poi in vigore come prima, per importanza,legge dello Stato il
01 gennaio 1948
Questa Carta, frutto della lotta antifascista, secondo gli storici, ebbe a rappresentare il punto di incontro tra tre forti tradizioni di pensiero presenti in seno all’Assemblea:
- la cattolica;
- la liberale;
- la socialista-comunista.
Come fu possibile conciliare questi tre diversi pensieri e, quindi, mettere per iscritto principi fondamentali che accontentassero tutti che tutt’oggi costituiscono il baluardo a tutela della libertà di ogni cittadino da un lato mentre dall’altro vengono imposte delle regole altrettanto fondamentali che precisano in maniera non equivoca anche i nostri doveri verso lo Stato.
Uno spirito unitario, pur con le diverse posizioni politico-culturali.
Tutti avevano combattuto affinchè il regima fascsta uscisse sconfitto.
All’ italietta di un tempo si sostituisce un vero Stato autonomo che però trova ancora le le basi giuridiche e regolamentari del regime fascista sconfitto.
Si mise, quindi, subito mano alla legge comunale e provinciale perché le relative istituzioni venissero ristrutturate secondo i nuovi principi democratici, a cominciare dalle forme entro le quali i cittadini potessero eleggere i propri rappresentanti a livello locale.
Anche se oggi molte di queste rappresentanze locali sono in pieno marasma giudiziario, non c’è dubbio come il
COMUNE
rappresenti la base insostituibile della nostra democrazia; ancor oggi che l’Italia fa parte dell’Unione Europea.
L’attuale Presidente della Repubblica, nel suo passato anche parlamentare e Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo,
nei suoi discorsi, famoso uno presso l’università di Pisa, ha sempre sostenuto che la UE doveva fondare le proprie radici principalmente sulla consapevolezza di ogni cittadino a livello comunale della necessità di dar forza alla spinta europeistica e riconoscere come propria la emananda Costituzione Europea.
Il Comune come la cellula che dà vita all’Europa, alle sue leggi, alle sue direttive: solo così ognuno di noi può veramente sentirsi oltre che italiano anche europeo.
Altiero Spinelli e Giorgio Napolitano sono stati i due alfieri dell’idea europeista.
Ma ritornando al discorso sulle riforme post belliche.
Ed è per i suesposti motivi che viene subito messa mano anche la seconda riforma, in ordine di importanza, ma essenziale per radicare la democrazia anche nelle “istituzioni base” quali erano e sono i
Comuni e le Province.
In data
10 dicembre 1946
Alcide De Gasperi
nella duplice veste di Presidente del Consiglio dei Ministri e di ministro dell’Interno
presenta all’Assemblea Costituente il testo relativo alle
Modifiche al testo unico della legge comunale e provinciale approvato con Regio Decreto 3 marzo 1934, n. 383, e successive modificazioni.
Questo il suo discorso di presentazione:
“Nel quadro della restaurazione delle libertà democratiche riveste primaria, essenziale importanza l’azione che il Governo persegue progressivamente e con fermo proposito per l’adeguamento degli organismi dell’amministrazione locale alle esigenze del nuovo indirizzo politico del Paese, informando nuovamente la relativa legislazione a quei principi di autarchia, cui deve essere ispirato, per esigenza fondamentale della loro natura giuridica, l’ordinamento degli enti comunali e provinciali.
L’affermazione di tali principi non può non implicare notevoli riforme in vari settori della vigente legislazione sugli enti autarchici territoriali, che particolarmente avevano risentito l’effetto dell’azione politica ed amministrativa del cessato regime; due di essi, soprattutto, sia per le profonde innovazioni apportate dal fascismo, sia per la loro preminente importanza nella vita delle amministrazioni locali, richiedevano una più urgente riforma: quello relativo alla costituzione degli organi dei comuni e delle province e quello attinente all’attuazione dei controlli statuali sull’amministrazione degli enti stessi…”.
segue con la seconda parte

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