Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi, alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri cari torcano il viso da voi.
Primo Levi
IL GIORNO DELLA MEMORIA
Ne avevano solo le sembianze mentre le loro menti erano stravolte dall’odio verso chi non apparteneva alla loro stessa razza; odio acquisito e posseduto sin da bambini poiché loro inculcato da una pressante propaganda dello Stato nazista.
Da qui uno squilibrio mentale che ebbe ben presto a radicarsi nei giovani, in nome di una asserita superiorità della razza germanica su tutte le altre che giustifica ogni tipo di violenza sia fisica che morale; non solo ma anche il piacere del fare e diffondere il male sulla terra connesso alla gioia di distruggere i propri ipotetici nemici dopo averli fatti soffrire con atroci torture sino alla soglia dei forni crematori.
Qualcuno non vuole fare i conti con la storia e nega l’esistenza dei campi di sterminio.
Ma le prove, non solo fotografiche, sono talmente tante da rimanere esterrefatti al sentire le parole di chi è scampato miracolosamente da simili inferni entro i quali individui definiti medici, ma in realtà altro non erano che torturatori, sperimentavano sugli internati pratiche chirurgiche su un corpo già martoriato ma ancora vivo.
Cito per primi nomi conosciuti quali quelli di
SIMONE VEIL, Presidente del Parlamento Europeo;
ROMANI ROSE, Presidente del Consiglio dei Rom e Sinti di Germania;
WLADISLAW BARTOSZEWKI, ministro degli Esteri polacco.
Cito l’autore di questo libro
Vincenzo Pappalettera
Ho avuto modo di conoscerlo personalmente poiché era il titolare dell’Agenzia della RAS di Cesano Maderno (MI) e spesso veniva in Direzione per pratiche di un certo peso.
Ma veniva da me anche solo per salutarmi; quando lo vidi per la prima volta, al solo ricordo di quanto quell’uomo aveva passato, mi m
isi a piangere; mi abbracciò e mi disse testualmente:
“Acqua passata, il ricordo pesa come un macigno ma mi auguro che quello che ho patito io non lo subisca nessun altra persona”.
Un giorno entrò nella mia stanza, mi salutò, po
se sulla mia scrivania una copia del libro da lui scritto con tanto di dedica e scappò via.
Lo tenevo come una reliquia ma, dopo un trasloco, non lo trovai più.
Cinzia Cordesco
autrice del libro
““I giovani devono sapere affinchè mai più accadano simili barbarie” è il grido dei sopravvissuti ai lager della morte.
E i giovani ascoltano la voce del dolore e dell’esperienza: un pò intimiditi, un pò spaventati, molto disorientati.
Ma ascoltano.
Il seme della pace e della speranza è gettato e il tempo darà i suoi frutti.
Per non dimenticare gli errori e gli orrori del passato.
Per imparare ad affrontare con coscienza la rabbia, il dolore, l’impotenza.
Non si può rimediare agli errori della storia.
Ma nessun futuro sarà mai possibile senza il conforto della memoria”.
Primo Levi
“E’ avvenuto e questo può avvenire ancora”
Cosa posso aggiungere io ?
Sia per esperienze diretta per aver assistito a Roma, in piazza dei re di Roma, dalla finestra di casa, ad una retata da parte delle SS e della Milizia fascista, le c.d. “camicie nere” di giovani italiani, due dei quali uccisi ed irrisi urinando sopra i loro corpi, che per aver ascoltato la voce di uno dei superstiti posso confermare il giuramento che sin dalla giovane età avevo fatto a me stesso:
“RICORDARE PER NON DIMENTICARE”.
“IL DOVERE DI COMUNICARE”
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