martedì, gennaio 20, 2009

Le presunte riforme

LE RIFORME

Parleremo di quelle che costituiscono effettivamente le basi della nostra democrazia.

Si contrappongono queste a quelle così chiamate dall’attuale Premier con l’intento di camuffare propri interessi personali e di poterle poi applicare, a suo esclusivo uso e consumo; parlo di alcune riforme previste dal Piano di Rinascita della P2.

Andata in porto questa sulla Giustizia Berlusconi avrà in mano tutti e tre i poteri dello Stato.

Le riforme, secondo prassi, divengono necessarie allorchè servono per favorire la creazione di migliori condizioni di vita per tutti e non per un solo soggetto.

Quella che si sta preparando oggi per la “Giustizia” è un atto eversivo come tale era anche il venerabile della P2, Licio Gelli, l’ideatore dell’intervento sui magistrati per sottoporli al controllo del capo del governo.

Forse non sarà subito così ma questa nuova specie di intervento legislativo ne è il primo ma il più importante passo verso la sottomissione dei giudici al potere di una sola persona.

 

Parte prima

La prima, voluta ed approvata dall’Assemblea costituente, è stata la

Carta Costituzionale.

Un sondaggio di anni addietro ebbe a rilevare come solamente il 20 % dei nostri giovani conoscesse appieno cosa statuisse; il rimanete 80 % era diviso tra il 50 % di chi non sapeva neanche cosa fosse, mentre il residuo 30 % era equamente diviso tra chi ne conosceva a memoria appena il primo articolo – oggi tradito dal nostro attuale Premier e dai suoi governi – e coloro  che avevano letto solamente i primi sei articoli.

Mi chiesi allora e me lo richiedo, maggiormente, ancor oggi il perché la nostra Legge primaria sulla base della quale dovrebbe articolarsi la nostra vita di cittadini abbia avuto ed ha tuttora tra di noi tutti, giovani ed adulti, un tale impatto d’ignoranza.

Io, una risposta me la sono data: i c.d. “poteri forti”, una volta passata l’epoca della rinascita civile della nostra Italia, l’hanno sempre osteggiata proprio per quegli innovativi – almeno per noi dopo il ventennio nazi-fascista - principi fondamentali  dalla stessa Costituzione statuiti.

Infatti, come non comprendere che fu fatta dai nostri padri costituenti un’inversione dei poteri dello Stato passati in mano al popolo che li usava attraverso nuove forme democratiche di rappresentanza parlamentare.

Ma il vero pilastro dell’attuale democrazia, che venne accolto a suo tempo anche dai nostri costituenti, fu la

DIVISIONE TRA I POTERI DELLO STATO.

Noi ci siamo arrivati l’ 1 gennaio 1948; la Francia, tanto per fare un paragone con altro Paese democratico, ci arrivò alla fine del 1789, dopo la Rivoluzione.

POTERE LEGISLATIVO – Il Parlamento;

POTERE ESECUTIVO – Il Governo;

POTERE GIUDIZIARIO – La Magistratura.

Ciascuno di questi tre poteri, nel suo interno, è “sovrano” e non può né deve tentare di interferire nell’autonomia di uno degli atri poteri.

Qualora nasca un conflitto di attribuzione di poteri, sarà la Corte Costituzionale a decidere.

Questa nostra Carta Costituzionale è stata in alcune delle sue parti rinnovata ex novo ovvero solamente innovata in altre, per renderla sempre più aderente alle nuove istanze provenienti dai mutamenti della stessa società civile, con determinate procedure previste dalla Costituzione; modifiche ed innovazioni improntate però a migliorare la vita democratica del Paese.

Chi ha avuto il mal senso di volerla cambiare per interessi personali o di una certa parte del popolo a danno del rimanente ho avuto sino ad ieri una clamorosa e sonora bocciatura.

Qualcuno sta puntando decisamente i propri sforzi per tentare di  assoggettarsi un potere, che oggi non gli appartiene, attraverso una legge spacciata come riforma; rimane quello legislativo ma qui non ha bisogno di alcuna riforma, avendolo di già in mano con un’ampia maggioranza e, nonostante ciò, ponendo la questione di fiducia su alcune leggi così impedendo all’opposizione di spiegare compiutamente, attraverso le assemblee parlamentari, ai cittadini il proprio  parere sia esso positivo che negativo del provvedimento messo in votazione “blindata”. 

E così di già in piena attuazione quella deformazione della democrazia intuita da 

ALEXIS CLE'REL de TOCQUEVILLE

che la definì come la

DITTATURA della MAGGIORANZA

che potrebbe essere attutita solemente attraverso una costante concertazione con l'opposizione e con tutte le forze sociali e delle organizzazione della società civile.

Questo lungo preambolo servirà sia per meglio capire quanto accadrà in questi giorni a proposito della “Riforma della Giustizia”, che in realtà altro non è che un tentativo di assoggettare i singoli magistrati al potere esecutivo e perché desidero illustravi quella che è stata una vera e propria rivoluzione copernicana dello Stato, una volta divenuto una Repubblica democratica, che rivoluzionò il Regio Decreto 3 marzo 1934, n. 382 - io non ero ancora nato ! - e le sue successive modificazioni.

Si tratta della seconda, in ordine temporale, riforma attuata dalla Costituente, subito dopo la Costituzione.

La nuova legge comunale e provinciale.

Non interessano le norme in essa contenute, molte delle quali cambiate per necessità intervenute successivamente, bensì i principi che ebbero ad ispirarla.

Ebbe a presentarla all’Assemblea Costituente lo stesso Presidente del Consiglio e Ministro dell’Interno

ALCIDE DE GASPERI.

Capirete altresì quale differenza intercorre tra questo insigne statista e chi si è auto proclamato come suo degno erede: Silvio Berlusconi.

segue seconda parte  

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