IL 25 APRILE
IL 25 APRILE HA SEGNATO NON SOLO LA FINE DELLA GUERRA, MA LA FINE DEL FASCISMO.
SE OGGI, A DISTANZA DI MEZZO SECOLO, CI SONO CANDIDATI CON LA CROCE CELTICA AL COLLO CHE NON SOLO RINNEGANO MA VANNO FIERI DELLA LORO APPARTENENZA AGLI IDEALI DEL FASCISMO, VUOL DIRE CHE IL MECCANISMO DELLA MEMORIA NON HA FUNZIONATO.
NOI SIAMO LA PRIMA GENERAZIONE DI QUESTO PAESE CHE SI BATTE NON PER CONQUISTARE NUOVI DIRITTI, MA AFFINCHE’ NON CI VENGANO TOLTI QUELLI CONQUISTATI DALLE GENERAZIONI PRECEDENTI.
Ascanio Celestini
nato a Roma nel 1972
Attore e drammaturgo, nel 1998 scrive e interpreta il suo primo spettacolo,
"Cicoria. In fondo al mondo, Pasolini". La svolta nella sua carriera arriva nel 2000 con "Radio clandestina",
opera sull'eccidio delle Fosse Ardeatine da lui scritta e interpretata.
Seguono: "Cecafumo" (2002), "Fabbrica" (2002), "Scemo di guerra" (2004), aggiudicatosi nel 2005 il premio UBU, e "La pecora nera" (2005). Assegnatogli nel 2004 il Premio Gassman come miglior giovane talento, è considerato una delle figure più rappresentative del nuovo "teatro di narrazione".
Io sono nato a Cremona nel 1935,
in piena era fascista.
La prima infanzia trascorsa a Milano e Roma sotto i bombardamenti, tra morti, feriti e persone uscite di senno per il terrore.
Ho assistito dietro la finestra della nostra abitazione romana sita in via Vercelli - quartiere San Giovanni in Laterano - ad una delle c.d. “retate” messe in opera dalle SS con l’appoggio dei repubblichini.
Alcuni giovani riuscirono a scappare e così salvarsi salendo in piazza dei Re di Roma su un tram che partì a razzo, sfondando il blocco operato dai nazifascisti.
Tre giovani, invece, credettero di trovare rifugio in un locale sito in Largo Vercelli dentro il quale un signore, anche lui di giovane età, riparava le biciclette e ne vulcanizzava le gomme.
I tre entrarono lì, tirando giù la saracinesca.
Gli assassini di nera uniforme, SS ed italiani ma fascisti, incominciarono a sparare con le loro mitraglie varie raffiche contro la saracinesca ancora abbassata, poi l’aprirono e tirarono fuori quattro cadaveri sui quali, ridendo ed urlando, alcuni di loro, urinarono sopra !
Ne avrei da raccontare ancora tante di storie, una fra tutte l’aver visto su uno dei tanti alberi che ornano un lungo viale di Bassano del Grappa con sopra inchiodata una croce di legno con inciso su di essa il nome di un cugino di mia madre, impiccato assieme a molte e molte decine di altri partigiani ad ogni albero.
Preferisco ricordare il 4 giugno del 1944, giorno della Liberazione di Roma
ad opera dei 100.000 marines distaccati dalla V^, VI^ ed VIII^ armata,
composta quest’ultima quasi esclusivamente da figli di nostri immigrati
che si rivolgevano alla folla festante lungo la via Casilina e Tuscolana nei vari nostri dialetti, principalmente in siciliano.
Festa ma parziale, almeno per noi , perchè tutti i parenti di mia madre erano a Milano, ancora sotto la barbarie nazifascista.
Ma quella retata è ancor oggi un incubo che non sono riuscito ad estirpare dalla mia mente.
In questi tempi di negazionismo e del rinascere di forze fasciste reazionarie ed antidemocratiche rivive in me con più veemente dolore.
Non mi è dato di conoscere se questo mio post verrà letto da qualche elettore romano; se così fosse, come mi auguro, mediti profondamente su quanto ho scitto e potrei scrivere ancora su quel nefasto ventennio fascita e poi voti per il ballottagio senza alcuna remora per chi non portla al collo la svastica nazista ma voti per Rutelli di cui già conoscete il valore di amministratore e di vero democratico.
Non avrei voluto spostare questa nobile ricorrenza sulla propaganda elettorale e pud dolendomi di ciò non ho potuto fare a meno di farlo sentendo che Latina sarà chiamata Littoria e che un pregiudicato intende riscrivere la nostra storia in senso fascista.
In questo giorno il mio ricordo va a quanti, amici, conoscenti e parenti non sono riuscisti a respirare l’aria della nuova libertà perché deceduti durante la loro prigionia o morti sotto i bombardamenti ovvero morti per malattie oggi curabili ma allora mortali.
Che fare ?
RESISTERE,RESISTERE,RESISTERE
anche perché quella di oggi non sia l’ultima ricorrenza
della celebrazione della
RESISTENZA.
RESISTERE
anche a nome e per conto di coloro che ci hanno ridato la libertà e non l’hanno potuta più riavere come noi, anche se stamo facendo di tutto per riperderla totalmente ancora una volta per esclusivo merito di un tizio più che libertario, liberticida.
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