Sóra Camilla e Albarosa, la bella di Torriglia
accomunate, sia pure in epoche diverse, da una stessa sorte e da un identico detto:
"tutti le vogliono ma nessuno se le piglia".
La lingua italiana, non essendo più possibile “risciaquarla in Arno”, a causa dell’inquinamento dell’ex fiume d’argento nel quale, come da famosa canzone, si rispecchiava il firmamento, si va imbarbarendo con le continue e sistematiche introduzioni di termini recepiti dalla lingua anglosassone, specie nel campo scientifico ed informatico.
Peccato perchè la nostra lingua, a partire dall’epoca di Ciullo d’Alcamo, -poeta siciliano del 13mo secolo cui è attribuito il ruolo di fondatore, in volgare, della lingua italiana con la sua opera Rosa fresca aulentissima, ha avuto una evoluzione straordinaria sì da meritare molte lodi dal mondo intero, così sintetizzati in maniera succinta ma molto efficace dal seguente proverbio francese:
en italien on parle, in italiano si parla,
en français on chante, in francese si canta,
en allemand on crache, in tedesco si sputa,
en anglais on vomite, in inglese si vomita.
Merito, senza dubbio alcuno, dei nostri meravigliosi scrittori e poeti ma anche dalle più disparate frasi idiomatiche recepite dai nostri fecondi dialetti, come per esempio, incominciando dalla più antica, quella in dialetto romanesco:
“èsse come la sòra Camilla, che tutti la vònno e niuno se la piglia”.
Donna Camilla era la sorella di Sisto V°, “il Papa tosto” al secolo Felice Peretti, che aveva molti pretendenti, talmente tanti che nessuno di loro riuscì a conquistarne la mano, tanto che, oramai abbruttita dall’età, finì con il diventare monaca.
Ma, come suol dirsi, ogni mondo è paese, ed una anloga storia ebbe a verificarsi per ben due volte anche a Torriglia, ridente cittadina in provincia di Genova sita nell’Appennino ligure all’inizio della Val Trebbia, dove confluiscono due fiumi, il Trebbia e lo Scrivia.
Il primo percorre tutta la vallata – uno stupendo spettacolo della natura - per sfociare poi a Piacenza nel Po ed i secondo finisce nel lago di Brugneto, la riserva idrica di Genova.
Anni addietro si scatenò tra genovesi ed i trebbiesi una vera e propria guerra dell’acqua perché, giunto il lago quasi a secco, i primi deviarono il corso del Trebbia per far confluire gran parte delle sue acque nel Brugneto.
Ma ritornando alla nostra storia, Torriglia diede i natali, in epoche molto diverse, a due giovani donne di impareggiabile bellezza e leggiadria; una rispondeva al nome di “donna Celestina” e l’altra “Albarosa” .
Ma nonostante ciò la loro vanità superava di gran lunga la loro bellezza sì che morirono “zitelle”, senza aver assaporato le gioie del talamo nuziale.
Passò alla storia la seconda col detto:
“Albarosa, la bella di Torriglia, tutti la cercano ma nessuno se la piglia”.
Antiche storie di casa nostra alquanto differenti da quelle dei nostri giorni.
accomunate, sia pure in epoche diverse, da una stessa sorte e da un identico detto:
"tutti le vogliono ma nessuno se le piglia".
La lingua italiana, non essendo più possibile “risciaquarla in Arno”, a causa dell’inquinamento dell’ex fiume d’argento nel quale, come da famosa canzone, si rispecchiava il firmamento, si va imbarbarendo con le continue e sistematiche introduzioni di termini recepiti dalla lingua anglosassone, specie nel campo scientifico ed informatico.
Peccato perchè la nostra lingua, a partire dall’epoca di Ciullo d’Alcamo, -poeta siciliano del 13mo secolo cui è attribuito il ruolo di fondatore, in volgare, della lingua italiana con la sua opera Rosa fresca aulentissima, ha avuto una evoluzione straordinaria sì da meritare molte lodi dal mondo intero, così sintetizzati in maniera succinta ma molto efficace dal seguente proverbio francese:
en italien on parle, in italiano si parla,
en français on chante, in francese si canta,
en allemand on crache, in tedesco si sputa,
en anglais on vomite, in inglese si vomita.
Merito, senza dubbio alcuno, dei nostri meravigliosi scrittori e poeti ma anche dalle più disparate frasi idiomatiche recepite dai nostri fecondi dialetti, come per esempio, incominciando dalla più antica, quella in dialetto romanesco:
“èsse come la sòra Camilla, che tutti la vònno e niuno se la piglia”.
Donna Camilla era la sorella di Sisto V°, “il Papa tosto” al secolo Felice Peretti, che aveva molti pretendenti, talmente tanti che nessuno di loro riuscì a conquistarne la mano, tanto che, oramai abbruttita dall’età, finì con il diventare monaca.
Ma, come suol dirsi, ogni mondo è paese, ed una anloga storia ebbe a verificarsi per ben due volte anche a Torriglia, ridente cittadina in provincia di Genova sita nell’Appennino ligure all’inizio della Val Trebbia, dove confluiscono due fiumi, il Trebbia e lo Scrivia.
Il primo percorre tutta la vallata – uno stupendo spettacolo della natura - per sfociare poi a Piacenza nel Po ed i secondo finisce nel lago di Brugneto, la riserva idrica di Genova.
Anni addietro si scatenò tra genovesi ed i trebbiesi una vera e propria guerra dell’acqua perché, giunto il lago quasi a secco, i primi deviarono il corso del Trebbia per far confluire gran parte delle sue acque nel Brugneto.
Ma ritornando alla nostra storia, Torriglia diede i natali, in epoche molto diverse, a due giovani donne di impareggiabile bellezza e leggiadria; una rispondeva al nome di “donna Celestina” e l’altra “Albarosa” .
Ma nonostante ciò la loro vanità superava di gran lunga la loro bellezza sì che morirono “zitelle”, senza aver assaporato le gioie del talamo nuziale.
Passò alla storia la seconda col detto:
“Albarosa, la bella di Torriglia, tutti la cercano ma nessuno se la piglia”.
Antiche storie di casa nostra alquanto differenti da quelle dei nostri giorni.
1 commento:
Thanks for sharing us informative entries.
Posta un commento