lunedì, luglio 23, 2007

Il ricordo del passato è la memoria per un migliore domani

STORIE MODERNE
Un quinquennio, quello andante dal 2001 al 2006, iniziato male
e malamente cessato, da non scordare mai.
Giova alle volte, leccandoci le ancora recenti ferite, rinfrescarci la memoria; errare è umano ma diabolico sarebbe il ricadere nello stesso errore.
Dovevamo porci subito, dopo tutto quel can can di trasmissioni fiume, interviste, opuscoli di propaganda elettorale illustranti vita e miracoli di quest'uomo, inviatoci dalla Provvidenza, una precisa domanda:

può questo comune mortale, di bassa statura ad imitazione di Napoleone, compiere quell'infinità di miracoli promessi ?
In molti ci sono cascati come polli novelli ed hanno detto si - purtroppo ne sono rimasti in tanti di costoro a crederci ancora - mentre io, assieme a moltissimi altri, ebbi a dire di no perchè quanto propagandato poteva avvenire solo nel mondo delle favole, o delle “mille balle blu”, sciorinate giornalmente, come leccornie, dall'organizzazione mediatica berlusconiana.
Ma, diranno certi personaggi smisuratamente servizievoli, come la mettiamo con la disoccupazione reale scesa in quel periodo aureo al 3 % !
Lo disse anche l’uomo disceso sulla terra per trasformare la nostra nazione da minItalia a maxItalia, alla stregua dei famosi parchi giochi per i bambini.
Ma eccovi la storia da me ricostruita.
Narrano i sacri Vangeli che Gesù, invitato ad un banchetto nuziale, compì a Cana il primo miracolo, trasformando l’acqua in vino (Giovanni 2,1).
Ne seguirono molti altri tra i quali, uno dei più portentosi, è quello della moltiplicazione dei pani e dei pesci onde consentire ai propri discepoli di sfamare la moltitudine di persone accorse lungo quella parte della costa del mare di Galilea, meglio nota con il nome di Tiberiade, per ascoltare la sua predicazione (Giovanni 6,1-15).
A distanza di oltre 2000 anni, per la precisione nel 1936 P.C. prese a svilupparsi su un lembo di terra, oggi infelicemente denominato Padania da alcuni strani ed alquanto singolari personaggi, discendenti da un miscuglio di etnie longobarde, un embrione che, trasformatosi in un neonato, venne alla luce su questo territorio che, nonostante tutto, faceva ancora parte, a dispetto di costoro, di una nazione chiamata Italia.
Sin dal primo vagito questo prodigio venuto dal nulla si dimostrò un buon venditore delle più disparate mercanzie ma anche e soprattutto di sogni e di eventi virtuali.
Noi, tanto per intenderci, nel prosieguo di questo racconto lo chiameremo con una formula matematica, creata appositamente per questo grande personaggio: il nostro sarà per sempre il signor “SB1 – P2”.
Per una semplice e felice coincidenza, peraltro del tutto irrilevante, proprio su questo suolo italico, anche se a quei tempi il nome era diverso da quello attuale, l’apostolo Pietro ebbe ad edificare, così come disposto da nostro Signore, la Chiesa cattolica.
Divenuto da grande, dopo la vocazione canora mai abbandonata ma solamente accantonata, si improvvisò illusionista e quindi in un imprenditore che, oberato da molti debiti, fu costretto ad improvvisarsi in un ruolo completamente diverso: in quello di uomo politico.
Per salvare l’Italia raccontò a destra ed a manca ma, in breve tempo, risultò evidente quale fosse stato il suo vero scopo, quello di salvare le sue imprese nonché la sua stessa persona da una valanga di procedimenti penali aperti a suo carico da alcune Procure della Repubblica italiane e da un temerario giudice spagnolo a nome Garzon.
Con l’avvallo di un noto prelato (?), di una specie di notaio raccattato in un vespaio, da alcuni suoi servitori e da un famoso cavallo, discendente da quello di Caligola, si autoproclamò il nuovo Messia.
Dopo alterne fortune, costellate da ascese e cadute, prese decisamente in mano, sullo scadere del secolo scorso, le redini del potere politico; il seguito, quello che ne seguì cioè, è storia di ieri ma anche di oggi perchè gli effetti di questa sua discesa in campo sono ancora alla portata di ogni essere umano che riesca ancora a ragionare con il proprio cervello.
Il tempo spesso attenua la memoria degli uomini e nella paventata ipotesi che qualcheduno, anche una sola persona, per un qualsiasi motivo avesse col tempo dimenticato gli antefatti che ebbero a costituire un ruolo determinante sulla seconda ascesa al potere di “SB1 – P2”, tenterò di rinfrescargli i ricordi, sottoponendo qui di seguito in visione un celeberrimo documento passato alla storia con la denominazione di
“IL CONTRATTO CON GLI ITALIANI”.

Sin da un siffatto titolo si poteva intuire che tutta la sceneggiata con la quale ci veniva presentato questo documento, sia pure sulla TV pubblica, altro non era che una delle tante fictions propinateci ad ogni piè sospinto dalle reti Mediaset; una vera e propria presa in giro in quanto per la stipulazione di un contratto occorre il consenso di due o più persone mentre il sunnominato documento era nella realtà un soliloquio, una specie di offerta al pubblico, tale e quale quella cui ricorrevano un tempo gli imbonitori nel tentare di vendere ai “merli” l’elisir di lunga vita.
Un errore madornale cui non sarebbe incorso neanche uno studente laureatosi in giurisprudenza con uno striminzito 66, figuriamoci poi se a commetterlo è un genio del diritto che, come ci raccontano, ebbe ad addottoratosi con 110 e lode e pubblicazioni.
Una vera e propria barzelletta giuridica poi è la circostanza che tale “contratto” sarebbe divenuto valido ed esecutivo solamente con il voto degli italiani da esprimersi nel maggio 2001.
In ogni caso questa specie di atipico “contratto” con gli italiani rappresentò la base storica sulla quale, oltre ai milioni di manifesti presenti in ogni spazio utile, “SB1 – P2” ebbe ad edificare il suo “ programma elettorale; ma eccovi questo documento nella stessa veste in cui apparve sul sito di Forza Italia:
Partiamo dal punto 4 del “contratto – promessa”.
Formato il secondo governo “SB1 – P2”, il premier, sulla base del programma abbozzato proprio della P2 incominciò ad attaccare i sindacati e, con il beneplacito del Presidente pro tempore di Confindustria, tale D’Amato, imprenditore napoletano, per ben due anni di seguito tentò di far abrogare quello che per lui rappresentava un freno, anzi un vero e proprio impedimento allo sviluppo dell’economia italiana: alludo all’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori che prevedeva la reintegrazione nel posto di lavoro del lavoratore licenziato senza una giusta causa o giustificato motivo!
Per loro famigerato perché, in buona sostanza, impediva di fatto alle imprese con un numero di dipendenti superiori a 15 il licenziamento in tronco di chi non andava di garbo ai padroni.
Come se non bastassero già i fallimenti, sia quelli veri che quelli finti per ottenere aiuti statali, cioè soldi strappati dalle tasche dell’intera collettività, le delocalizzazioni, le chiusure di intere catene di produzione e così via.
Se il signor “SB1 – P2” mancò il bersaglio con la via diretta c’è però riuscito indirettamente con l’approvazione della legge incautamente denominata Biagi.
Tutti i contratti di lavoro in essa previsti hanno portato da un lato la precarietà del lavoro soprattutto per quello giovanile e dall’altro nessun benefico effetto per le imprese, tranne quelle del Premier, per la mancanza di validi piani industriali e di imprenditori lungimiranti che, scaricando le loro colpe su altri, hanno in breve tempo fatto regredire l’Italia agli ultimi posti delle c.d. potenze industriali.
La percentuale di disoccupazione si contrasse lievemente non tanto in termini reali ma perché si era notevolmente abbassato, specie nel sud, il numero delle iscrizioni negli uffici di collocamento perché oramai snervati da attese ultra quinquennali di un posto di lavoro.
La realtà era che mese dopo mese le grandi industrie, rami della meccanica e tessile in particolare, ebbero a perdere in un sol colpo quasi 25.000 unità lavorative.
Per contro, il fenomeno dell’aumento dell’occupazione, sia pure in percentuali minimali, era da ricondursi da un lato alla regolarizzazione delle posizioni di molti extra-comunitari usciti dal sommerso e dall’altro dalla manipolazione dell’occupazione attraverso i nuovi contratti di lavoro così come felicemente dimostra la seguente vignetta che potrebbe anche far sorridere a prima vista ma che, invece, fa riflettere amaramente sull’attuale stato del lavoro che oggi ci ritroviamo per demerito del firmatario del pseudo contratto con gli italiani.
Ecco il miracolo !




La quadruplicazione dei posti di lavoro.
Prima del mio avvento c'era solo un solo un posto fisso ed ora, tocco magico, c'è posto per quattro - però in maniera precaria ed in prova -.
Negli anni 50 venne bandito un concorso pubblico per un posto nelle Forze di Polizia la cui proposta era così illustrata.
“Bando di concorso per un posto di sostituto vice ispettore in prova, aggiunto ed in soprannumero”.
Avrei voluto conoscere il vincitore per chiedergli quale fosse il suo ruolo effettivo all'interno dell'organizzazione statale.
Ma un altro lavoro venne privilegiato dal nostro mentore su tutti gli altri possibili ed immaginabili, creato su due piedi per fare un favore ad un suo grande e caro amico americano che, adesso, fortunatamente, se la sta passando anche lui proprio male.



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