domenica, luglio 01, 2007

Noto patrimonio dell'umanità

PASSATA e’ la FESTA
e tutto tornò come prima

Noto, sino a qualche giorno fa su tutti i quotidiani, settimanali e telegiornali nazionali e locali trasmessi sia via satellite che per digitale terreste per festeggiare la riapertura della sua Cattedrale ricostruita

è di già ritornata nella sua giornaliera anormalità:
apatica, indifferente verso il prossimo, irrispettosa nei riguardi di qualsivoglia regola di civile convivenza.
Con le dovute eccezioni, però assai rare e castigate dai più.
Persone validissime e capaci di dare quella scossa che a Noto manca da tempo sono state sempre emarginate come fossero dei monatti.
Manca da anni quell’impeto di orgoglio che le consenta di mantenere duratura quella sua fama a livello mondiale creatasi non tanto per un evento positivo bensì per una vera e propria catastrofe qual’è stata il crollo della cupola e del tetto della sua superba cattedrale.












Amo Noto, stupenda città barocca, unica al mondo, nella quale mi sono formato culturalmente con quell’indirizzo umanistico che mi è servito poi quale premessa indispensabile per poter affrontare convenientemente gli studi universitari milanesi.
Ripeto, amo Noto quale fosse la mia città natale che è invece Cremona; entrambe le città hanno lo stesso posto nel mio cuore con la differenza che mentre Cremona mi appare giorno dopo giorno sempre migliore di ieri non altrettanto posso dire di Noto che, almeno ai miei occhi più di turista che di residente, appare anno dopo anno arretrata, una città che, come un gambero, cammina indietreggiando.
Mi domando come può una siffatta città meraviglia, che non dovrebbe fare grandi sforzi per apparire ai turisti sempre più bella ed accogliente sia per il suo eccelso patrimonio architettonico ed artistico che per un mare, annualmente premiato con 5 vele da Legambiente, il migliore in Sicilia,
non avere quella cultura dell’accoglienza necessaria per trasformare il turismo mordi e fuggi in stabile.
Enormi e piccoli inconvenienti inconcepibili agli occhi dei visitatori
che, più o meno toccati da qualche scortesia, trasformano in un lampo la loro bocca prima aperta per lo stupefacente spettacolo barocco che si presenta ai loro occhi in un sorriso amaro.
Peccato, mia cara Noto, i monumenti non bastano per tenerti a galla, ti stai da anni facendo superare da altre città limitrofe in tutto.
Ripicche, piccinerie sono all’ordine del giorno: mi sono da tempo accorto che un vecchio cassonetto dell’immondizia viene spostato nottetempo da un posto ad un altro; è da anni che dura questa storia: nessuno lo vuole accanto alla propria porta di casa e così, questo cassonetto antidiluviano, viaggia durante l’anno, pur percorrendo pochi metri per notte, più di un Eurostar a lunga percorrenza !
Una specie di faida incruenta, fortunatamente a colpi di cassonetto.
Il Codice della Strada a Noto pare non sia mai entrato in vigore, basta avere la sfortuna di percorrere una rotonda, ma anche qualche incrocio, per capire come la precedenza spetti solo al prepotente di turno.
Alcuni commercianti, allorché entri nei loro punti di vendita, ti accolgono come se fossero loro a farti un favore e non viceversa.
Ma quello che più mi rattrista è la condizione in cui versa il cimitero c.d. monumentale.
La civiltà di un popolo si misura anche attraverso il rispetto che si ha verso i defunti; e qui, purtroppo, si è perso troppo tempo per intervenire a porre rimedio allo sfacelo; siamo appena agli inizi ma l’augurio è che si continui in quest’opera appena iniziati di bonifica.
Era ora !
Le lampade votive sono oramai un ricordo lontano e credo che la spesa per rifare tutto l’impianto di illuminazione sia alquanto elevata ma, quanto meno, che si tolgano quelle cassette arrugginite con fili strappati che sono sotto gli occhi di tutti e che certamente non danno decoro alla nostra città.

C’è da lavorare molto a Noto in quasi tutti i campi ed è importante che un’opera di risanamento venga compiuta e che si abbandoni il calendario qui ancora vigente, dove la data dell’inizio del tutto il da farsi è stata sempre da parecchi anni fissata in quella delle calende greche.

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