sabato, luglio 26, 2008

Le proposte improponibili

martedì, 04 luglio 2006
dopo aver letto una esilarante notizia
SCRIVEVO
Le proposte....improponibili
BOSSI SENATORE A VITA
Vittorio Feltri e Gianluigi Paragone, rispettivamente (allora) direttori dei quotidiani Libero e La Padania (oggi rispettivamente direttore editoriale e vicedirettore – uno tra i cinque –di LIBERO) dalla fine dello scorso mese di maggio ebbero a rivolgere al capo dello Stato, attraverso i loro giornali, un singolare appello, quello della nomina di Umberto Bossi, parlamentare europeo, a senatore a vita.Siffatta richiesta, com’era logico supporre, provocò diverse reazioni tra i due nostri maggiori schieramenti politici, di stupore ed ilarità nel centrosinistra e di sentito apprezzamento nel centrodestra.I primi rilevarono come queste nomine siano di assoluta competenza del Presidente della Repubblica e limitate a personaggi che abbiano dato lustro all’Italia per altissimi meriti in campo sociale, scientifico, artistico e letterario.Si aggiunge in via subordinata come il sig. Umberto Bossi sia a tutt’oggi il leader del suo partito, la Lega Nord, e che in tale veste non potrebbe certamente assumere quella carica onorifica in rappresentanza di tutti gli italiani.Per i secondi, invece, Ignazio La Russa di AN proclamò un
“sarei contento per Umberto”
mentre per Sandro Bondi di F.I. , questo eventuale provvedimento presidenziale, se concesso,
“rappresenterebbe un giusto riconoscimento del suo impegno (di Bossi) per rinnovare l’Italia che tuttora continua e, soprattutto, della sua autentica passione civile e politica…”.
Opinione di parte senza dubbio alcuno ma nel frattempo si sono verificati alcuni eventi che, a mio parere, hanno affossato per sempre questo singolare ed ingiustificato tentativo; ma esaminiamo i fatti:
· la minaccia del ricorso alla secessione qualora, pur nel prevalere di NO nel resto dell’Italia, si fosse verificata la vittoria dei SI nel nord Italia (la sua fantasiosa Padania) nel referendum confermativo della “devolution” del 25 e 26 giugno scorso;
· la pioggia dei NO anche al nord, con Milano in testa, senza considerare che a Treviso, la città leghista per eccellenza retta dal sindaco “sceriffo” Gentilini, i SI hanno superato i NO per soli 476 suffragi;
· la sentenza n. 249/2006 della Corte Costituzionale resa il 21 giugno ma depositata in Cancelleria il successivo 28 giugno u.s., dopo l’effettuazione del referendum.Questa sentenza merita una certa attenzione anche se è una delle moltissime decisioni della Consulta che dirime un ennesimo “conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato”, per la precisione tra la Camera dei deputati e la magistratura ordinaria.
Per evitare questa fattispecie di conflitti sarebbe opportuno che in una prossima revisione della nostra Carta costituzionale si trovasse di comune accordo un rimedio atto ad eliminare una infinità di querelle aventi come oggetto questi “scontri tra poteri statali” ed anche quella miriade di conflitti che insorgono tra lo Stato centrale e le Regioni; ne guadagneremmo tutti ma soprattutto la certezza del nostro diritto.
Ma ritorniamo all’oggetto della sentenza più sopra richiamata.
Il sig. Umberto Bossi, allora deputato della Repubblica Italiana, in data 23 maggio 2001 venne dichiarato dal Tribunale di Como – sezione distaccata di Cantù – colpevole del reato di cui all’art. 292 C.P. (Vilipendio alla bandiera o ad altro emblema dello Stato) per avere in data 25 luglio 1997, nel corso di una manifestazione della Lega Nord in Cabiate, pronunziato le seguenti parole:
“quando io vedo il tricolore mi incazzo;
il tricolore lo uso soltanto per pulirmi il culo”,
frase questa, sia pure con qualche variazione del tema, reiterata
con il tricolore, ci si possono pulire il culo”.
Appellata la sentenza, il processo diviene di competenza della Corte d’Appello di Milano ma in data 23 gennaio 2002 la Camera dei deputati ebbe a pronunciarsi in favore della non punibilità del Bossi per aver lo stesso espresso opinioni come membro del Parlamento nell’esercizio delle sue funzioni, ai sensi dell’art. 68 comma 1 della Costituzione.
Per effetto di tale decisione la difesa del Bossi, in uno ad analoga richiesta avanzata dal Procuratore Generale di Milano, chiede l’archiviazione del processo per l’improcedibilità dello stesso, attesa la decisione assunta dalla Camera dei deputati.
Ma la Corte d’Appello milanese, non condividendo né le argomentazioni nè le conclusioni della Camera dei deputati ricorre alla Consulta, elevando così il conflitto di attribuzione dei poteri.
La Corte Costituzionale in accoglimento delle tesi esposte dalla Corte d’Appello dichiara:
che non spettava alla Camera dei deputati affermare che le dichiarazioni rese dal deputato Umberto Bossi, oggetto del procedimento penale, costituiscono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell’esercizio delle sue funzioni” per cui il procedimento penale continuerà il suo iter giudiziario.
L’uso del turpiloquio - secondo la Consulta - non fa parte del modo di esercizio delle funzioni parlamentari ed a fortiori le stesse espressioni non possono essere considerate come esercizio della funzione parlamentare quando usate al di fuori delle Camere stesse”.
Certo che ci vuole un bel coraggio a proporre, sia pure in maniera del tutto informale, la nomina a senatore a vita di simili personaggi; se mal non ricordo anche a Venezia il succitato Bossi ebbe a profferire simili frasi nei confronti di una signora veneziana che aveva esposto la nostra bandiera nazionale sul proprio balcone che, guarda caso, si trovava proprio di fronte al punto in cui tenevano un comizio la Lega Nord e la Liga Veneta.
Alla faccia di chi voleva Bossi, il senatur per antonomasia, senatore a vita della Repubblica italiana.
Da allora son passati due anni ma la musica bossiana non cambia, mantenendosi ancor più su una tonalità alquanto stonata.
Tralascio i ben 15milioni di fucili – un tempo erano le baionette a minacciare il mondo intero da parte di un tizio che poi fece una brutta fine – per mettere in pratica la secessione e passo alle “sparate” di questi giorni.
Titoli di quotidiani che pur con parole diverse contenevano il medesimo concetto:
Bossi, dito medio contro l'inno
«Mai più schiavi di Roma»

Questo ministro, per riconoscenza berlusconiana e non per meriti che ha dimostrato nella sua carriera politica, non finisce mai di stupire con le sue sparate istrioniche, ma non tanto poi.
Adesso cambia a suo uso e consumo anche il nostro Inno nazionale, dimostrando smaccatamente di non avere una base culturale scolastica, neanche minima, per dare lezioni di italiano.
D’altro canto, la sua lingua ufficiale immaginaria è quella “padana”, forse il dialetto bergamasco alquanto difficile da capire e da parlare.
Con un minimo di cognizione linguistica – analisi logica – e storica avrebbe compreso che la frase di cui sopra da lui pronunciata altro non è che una grande cretinata atteso che
“schiava di Roma” non è l’Italia bensì la “vittoria”.
“l'Italia s'è desta,

dell'elmo di Scipio

s'è cinta la testa.
Dov'è la vittoria?
Le porga la chioma,
che schiava di Roma
Iddio la creò”.
E poi dovrebbe anche sapere che il nostro Inno nazionale altro non è che quello che in un primo momento venne chiamato
INNO agli ITALIANI
reso celebre da Giuseppe Verdi
e proclamato inno provvisorio della neo
Repubblica Italiana con la Costituente del 1946
di una Italia divenuta democratica dopo una ventennale dittatura fascista.
Figuriamoci se i nostri Padri costituenti l’avessero proclamato inno nazionale sia pure in forma provvisoria se effettivamente fosse stata ritenuta l’Italia schiava di Roma e non la vittoria.
Certo altre culture ma anche altre teste pensanti che ritengo si rivolteranno nelle loro tombe ad ogni parola dell’ex senatur, mentre ai viventi non viene data parola perché siamo ripiombati in un altro regime.
Adesso il Bossi ministro, assieme agli altri col fazzoletto verde nel taschino della giacca, dovrebbe spiegare agli italiani su cosa ha giurato al momento del suo insediamento nell’attuale governo davanti al Capo dello Stato.
Sulla scuola: basta ai professori del sud.
Anche qui ci risiamo, un già visto, anzi già sentito, ma era da tempo che questa fanfaronata se l’era tenuta sullo stomaco.
Solo che stavolta è divenuta una ripicca per smacco personale, avendo avuto il figlio bocciato per la seconda volta agli esami di maturità.
E che colpa hanno i professori della commissione, peraltro formata in maggioranza da commissari settentrionali ?
Tanto per dire ? Anche qui mischiate vicende personali con la politica; pare che oramai sia lo sport più professato da molti politici che ritengono, in quanto tali, di poter dire e fare quello che più loro aggrada senza doverne rendere conto a chicchessia, neanche alla loro coscienza, ammesso che l’abbiano ancora.
Poi si lamentano di Grillo, il maestro dell’antipolitica !
Ma lui un programma ben articolato l’aveva esposto, forse ha esagerato con le alcune delle espressioni “colorite”che non erano, come non lo sono tuttora, condivisibili nemmeno in parte.
E sparare balle e menzogne a tutto spiano è fare politica ?
Ma andiamo all’uso del dito medio, prerogativa di molti politici pendenti a destra.
Non ci credete ?
Beh, guardate la foto qui sotto riportata:

Certo che se fosse questo l’atteggiamento proprio di ogni capo del governo staremmo freschi; in questo caso il gesto in questione appartiene ad una cultura che definire “indecente” è il minimo che si possa affermare.
Ma è per molti italiani il “simbolo” del potere di una persona che oramai, dopo tutte le leggi ad personam adattate al tipo, gli manca solo quella dello
“IUS PRIMAE NOCTIS”
e poi saremmo alla chiusura del cerchio.
Cosa vorrebbe di più ?
Per chiudere avrei voluto trascrivere una mia riflessione sull’uscita di allora dei due giornalisti; avete già intuito quale sarebbe stata per cui lascio a voi di esprimere liberamente la vostra.

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