mercoledì, settembre 12, 2007

V- Day - 2

V-DAY
Beppe ed i Grilloboys
seconda parte

La striscia rossa, cioè la testata scritta in rosso de L’Unità di ieri rammenta, per bocca di Pippo Baudo, il momento in cui Beppe Grillo venne allontanato dalla politica per volere dell’allora capo del Governo Bettino Craxi, il massimo esponente del Partito Socialista Italiano (PSI).
"Che gusto.” Una delegazione di politici era andata in Cina. Andreotti accompagnato solo dalla moglie. Craxi seguito da una corte piuttosto numerosa. Così Grillo, in diretta, se ne uscì con la celebre battuta: “ C’è Martelli che dice a Craxi: scusa Bettino, se è vero che i cinesi sono oltre un miliardo e tutti socialisti, ma allora a chi rubanoin questo Paese?”. Craxi s’infuriò. Grillo fu sbattuto fuori
dalla RAI e fu proprio allora che Beppe cominciò ad assaporare il gusto dell’allontanamento”.
Pippo Baudo - Corriere della Sera del 10 settembre 2007.
Ricordo la battuta ma, come sostengo, non tutti i “potenti” tollerano la satira, libera espressione di un popolo attraverso i suoi cantori, nell’occasione Beppe Grillo, personaggio senza macchia e senza paura.
Diceva Bertold Brecht che
“un popolo che non può ridere dei propri potenti non è un popolo libero”
Un altro personaggio, di cui purtroppo non ricordo il nome, affermava che:
“un comico che non ha un popolo con cui parlare se la passa male, ma sta ancor peggio quel popolo che vorrebbe sentirlo ma che non lo può ascoltare”.
Sembrava che in Italia la censura fosse finita con la caduta del regime fascista ed invece….eccola riapparire allorché assurgono al potere uomini politici troppo supponenti e nel contempo altezzosi, innamorati oltre misura della loro potenza che mettono al riparo da qualsivoglia ingerenza satirica.
Ricordo un’altra battuta del Beppe che all’epoca fece il giro di tutti i quotidiani, meno che su l’Avanti, giornale ufficiale del PSI, il cui senso era questo:
alcuni socialisti vogliono denunciarmi…però quando usciranno dalla galera.
Molti anni or sono partecipai in quel di Perugina ad un convegno dei comuni governati da forze di sinistra e dopo lunghe sedute e chiacchierate gli organizzatori avevano prenotato, a mò di svago, una discoteca vicina alla città dove era previsto uno spettacolo con la partecipazione di una nuova formazione musicale,
I ladri di biciclette, ed in chiusura uno spettacolo di Beppe Grillo.
Una cascata interminabile di battute, una dopo l’altra, tra le quali anche quella sulla denuncia dei socialisti; calò immediatamente nella gran sala un gelido silenzio poiché era presente, tra gli altri calibri da 90, anche il presidente della regione Umbria, un socialista.
Qualcuno, che socialista certamente non lo era, incominciò timidamente a battere le mani e così, uno dopo l’altro, in molti, la maggioranza dei presenti, si diedero ad applaudire con qualche isolata richiesta di bis: erano gli amministratori del Partito Comunista Italiano (PCI).
Sin d’allora Grillo divenne per me un punto di riferimento anche se alle volte, parecchie debbo confessare, dissentivo dalle sue pur scherzose battute, ma a lui si poteva, in caso di qualche errore, perdonare tutto perché l’errore è da persone umane e tollerabilissimo se commesso in piena buona fede.
Molti potrebbero chiedersi quale interesse abbia il Beppe per cimentarsi in ogni specie di crociata se da lui ritenuta degna della sua attenzione, badate, nella vita ci sono tanti amori ma quello per la giustizia sociale è in uno dei primo posti, viene per me subito dopo quello verso Dio per i credenti, e quello verso la propria famiglia; giustizia sociale vuol dire equità per tutti, in ogni campo, senza differenze di censo, di religione, di colore della pelle, vuol dire altruismo senza il quale il più forte prevale, come nell’età della pietra, sul più debole, sul diseredato, su chi ha avuto l’ostilità del prossimo suo.
La nostra vita, indipendentemente dai nostri voleri, è oggi teleguidata dai politici, non c’è che dire, e se ci si accorge che qualcosa o anche di più, non va per il verso giusto, con chi bisogna prendersela ?
Sui politici corruttori e corrotti, pregiudicati, sottrattisi con la nomina parlamentare a processi per reati di una certa gravità, incapaci o vili servitori di un padrone assoluto dell’etere, su chi specula dall’alto, approfittando della sua "privilegiata posizione, per arricchirsi di sempre più a danno di tutta la collettività, anche di quelli che l’hanno votato.
Ma per far ciò non si può attendere un quinquennio per votare solo chi si ritiene lontano mille miglia dalle specie di politici di cui sopra e, pertanto degno della propria fiducia.
Con l’ultima legge “porcata” elettorale ci hanno scippato anche questa possibilità di scelta, eliminando il voto di preferenza; sono stati eletti coloro che i partiti hanno voluto che venissero eletti e poi, tanto per fare un esempio, rimane fuori il prof. Bassanini, ex senatore dei DS, colui che ha apportato modifiche essenziali sulle procedure della nostra Pubblica Amministrazione, tanto che è stato chiamato come consulente sia da Sarkosy che, a quel che pare, anche da Zapatero.
La battaglia di Grillo si basa su tre punti, quelli contenuti nella proposta di legge popolare per cui si stanno raccogliendo le necessarie per poterla presentare.
- negare ai condannati per delitti non colposi l’elettorato passivo;
- restituire agli italiani il diritto di scelta dei candidati attraverso la reintroduzione del voto di preferenza;
- limitare a due legislature - così come vale per i sindaci delle grandi città – la possibilità di essere eletti in Parlamento.
Ad onor del vero, le prime due proposte sono di una tale evidenza che credo non ci sia nulla da obbiettare da parte chicchessia, tranne che dagli stessi politici.
La terza desta alcune perplessità perché potrebbero perdersi per strada uomini di un certo valore e di alto spessore morale; anche se è vero che per servire l’Italia ed il suo popolo ci sono tanti modi diversi per farlo, per esempio la presidenza di una Regione, un seggio al Parlamento europeo ovvero ancora in qualche azienda od istituzione statale per coloro che non abbiano mai litigato con le leggi, soprattutto quelle dell’economia e della comune contabilità.
Personalmente avrei aggiunto anche il divieto per coloro già eletti in uno dei due rami del nostro Parlamento di candidarsi alle lezioni per quello europeo.
Chi vivrà vedrà, si dice; sono sicuro che stavolta il Beppe ce la farà in nome e per conto di tutti noi.
A noi spetterà il compito di sorreggerlo, pur con i nostri anche modesti mezzi che abbiamo a disposizione; nulla in queste campagne è inutile perché, ricordiamoci, che
UNITI SI VINCE
F I N E



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