giovedì, settembre 06, 2007

don Gelmini

Don Gelmini ed il silenzio della Chiesa




Recenti cronache raccontano che questo prete dopo aver assolto, con dichiarazione “urbi et orbi”, i sei suoi ex ragazzi da quel loro grave peccato mortale consistito nell'aver osato presentare contro di lui una denuncia per alcune molestie sessuali da loro subite,
“In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”
avrebbe concluso il “rito del perdono” rivolgendo loro un gestaccio, proprio quello messo in atto da questo anonimo signore


il gesto dell'ombrello !
Don Gelmini, prete di lungo corso, è stato nel corso della sua vita clericale un sacerdote sui generis; ad un certo punto della sua statica carriera, pur non avendone il “grado”, stanco di essere un “prete qualunque” incominciò a farsi chiamare “monsignore”, affermando a più riprese di esserlo effettivamente, riuscendo in tal modo a ricevere anche una formale diffida da parte della Curia.
Ma quando si dice ad uno che la testa è di cocci ? Per esempio a don Pierino il quale, ritenendo per il suo personale prestigio di non poter rinunciare a quel titolo da lui usato sino a quel momento “illegalmente”, perchè mai concesso da Santa Romana, cosa fa ? Se lo fa dare da una Chiesa orientale – di cui non ricordo il nome – anche se la pergamena che documenta il suo nuovo “status” non ha alcun pratico valore né per lui, né per noi tutti né, infine, per la Chiesa di Roma.
Nessuno dei quotidiani di una certa importanza, tranne uno, La Stampa, ha raccontato le gesta ed i trascorsi burrascosi, anche a livello giudiziario, di questo stinco di santo.
Su la Stampa del 05 agosto u.s. è stato pubblicato un articolo del valente giornalista Francesco Grignetti il quale, incuriosito dal modo di fare alquanto spocchioso di questo personaggio, ha ritenuto di fare alcune ricerche e quanto ha scoperto la dicono lunga sulla vita di questo prete.
Riporto un sunto dell'articolo di cui sopra che racconta come:
- il 13 novembre 1969 venne arrestato presso la sua villa sita nella periferia di Roma nel cui giardino faceva bella mostra di sé una bella Jaguar.
Veniva ritenuto responsabile di vari reati quali: bancarotta fraudolenta, emissione di assegni a vuoto, e truffa, sfruttando l'incarico di segretario del cardinale Luis Copello per mettere in piedi una società di import- export, di dubbia legalità, con il Sudamerica.
- ebbe a trovarsi coinvolto in una storia poco chiara legata a una cooperativa edilizia collegata alle Acli che avrebbe dovuto costruire alcune palazzine all'Eur; ma la cooperativa fallì mentre il nostro era l'amministratore della cassa. Il giudice delegato al fallimenti fu costretto a spiccare un mandato di cattura che però non venne eseguito perchè il don si era nel frattempo, fiutato il vento a lui contrario, trasformato in un “uccel di bosco”.
- si seppe poi, per un'altra brutta vicenda da lui vissuta da protagonista, che era volato nel Vietnam del Sud.
Qui, tanto per non perdere l'abitudine, venne denunciato per appropriazione indebita niente po pò di meno che dall'arcivescovo di Huè, Dihn-Thuc e dalla sig.ra Nhu, vedova dell'ex presidente Diem.
- da uccel di bosco don Paolino fu costretto, novello Fregoli, a trasformarsi in uccello migratore, e scappò ad ali spiegate dal Vietnam con rotta verso l' Italia dove i Carabinieri l'aspettavano per fargli scattare le manette onde consentire lo svolgimento del processo a suo carico.
Afferma Grignetti:
“ Si legge su un ingiallito ritaglio del Messaggero:
"Gli danno quattro anni di carcere, nel luglio del '71. Li sconta tutti. Come detenuto, non è esattamente un modello e spesso costringe il direttore a isolarlo per evitare 'promiscuità' con gli altri reclusi"»”.
Parrebbe che anche in quel luogo il detenuto in parola non disdegnasse......
Oggi, come spesso avviene in Italia, c'è un capovolgimento dei valori morali, i veri colpevoli sono i giudici e gli inquisiti le loro vittime poichè, secondo il verbo berlusconiano, gli inquisiti da queste toghe rosse- non si sapeva ancora il nome del PM titolare dell'inchiesta- sono gli agnelli da sacrificare non alla dea della giustizia bensì da quelle della vendetta, le Furie, cioè alla sinistra.
Il finto monsignore, ognuno è libero e responsabile delle proprie scelte,
predilige la frequentazioni con politici di destra e spesso si accompagna all'on. Gasparri, forse perchè è il più intelligente di tutti, tanto che lo ebbe a presentare anche a papa Giovanni Paolo II^.

Afferma giustamente, relativamente all'ennesimo caso di questo don,
Marco Travaglio
nel suo scritto
Presunzione di complotto
“La stampa segnala le scombiccherate esternazioni di Berlusconi (solidale con chiunque, purche’ indagato), Casini, Mantovano, Gasparri, Villetti e financo del generale Speciale, ultimo arruolato nella compagnia di giro: tutti ignari dell’oggetto del contendere, dunque innocentisti a prescindere”.
E Mastella che fa?
“Vigilerò sulle indagini al fine di evitare strumentalizzazioni di carattere anticlericale” !!
Ma a che titolo ? Il Guardasigilli non ha un simile potere ma solo quello dell'azione disciplinare contro quei magistrati che si rendono responsabili di gravi irregolarità contrarie alla legge; fortunatamente sino ad oggi inquisire un prete non è irregolare e contra legem.
Ministro, ma resta a Ceppaloni o và a Ciapà i ratt !
Il nutrito collegio di difesa, fa osservare Travaglio, conta anche l'ex ministro Di Lorenzo, un altro pregiudicato come il don, per essersi a suo tempo beccato ben 7 anni per associazione per delinquere.
Dio fa gli uomini e tra di loro si accoppiano !
Mi chiedo come la Chiesa possa tollerare tra le sue fila un personaggio simile ?
Avvenire, quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) raccomanda:
“rispetto per tutti: per chi indaga, per chi denuncia e per chi e’ indagato”
Potrebbe anche andar bene se non fosse che dall'alto del suo Aspromonte il purtroppo ancora don tuona, inveendo contro tutti, benedice dei, secondo lui, peccatori con il gesto dell'ombrello !
CEI, dopo la reintroduzione della messa in latino, avete rinnovato così anche questo rituale ?
Non mi risulta, sappiate che la credibilità non in Dio, che è al di sopra di queste faccende, ma delle gerarchie ecclesiastiche si perde anche così, col silenzio.

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