L’ITALIA ALLA ROVESCIA
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Di questi tempi due, sia pure in campi diversi, sono le questioni che hanno attirato la mia attenzione e costretto a rifletterci sopra.
La prima è la dichiarazione di Beppe Grillo di volersi tesserare per il Partito Democratico onde potersi candidare alle primarie per l’elezione del Segretario.
Ho in materia un’esperienza personale maturata allorquando una persona, conosciuta casualmente durante una tornata elettorale – eravamo entrambi presidenti di seggio in due aule attigue – dopo qualche mese chiese di iscriversi al PCI.
Questa persona possedeva due lauree, la seconda in psicologia, corso di laurea istituito nel nostro ordinamento universitario da pochi anni.
Una vivissima intelligenza, dalle risposte pronte ed efficaci, una cultura eccezionale, una famiglia più che dignitosa.
L’unico suo neo, almeno per il partito in cui ero da anni iscritto, era la sua appartenenza ad una frangia dell’ultrasinistra.
Nel partito vi fu una sollevazione generale ma, quale presidente del Collegio dei Probiviri – allora era questa la denominazione degli attuali “garanti” – proposi di tenere in sospeso questa richiesta per verificare il comportamento di questa persona.
Un anno a bagnomaria, trascorso il quale, gli venne rilasciata la tessera.
Fu, per molti versi, una grande opportunità per il partito tanto che per ben due tornate elettorali venne nominato da due diversi sindaci assessore.
Nel suo passato era stato molto critico nei confronti del PCI sia a livello nazionale che locale ma con toni misurati.
Divenimmo amici.
Credo che con Grillo le cose siano andate un po’ diversamente per il suo carattere “vulcanico” ma che ha avuto l’abilità di raccogliere dei larghi consensi in coloro che non hanno ancora trovato nel PD un partito rispondente ai loro desideri, non parlo di ideali.
Arriva a proposito una delle solite stilettate di Michele Serra che qui di seguito vi propongo:
“Tra le reazioni dei dirigenti del PD all’autocandidatura di Grillo, parecchie brillano per rigidità notarle.
L’ostilità politica a Grillo (ovvia conseguenza dell’ostilità politica di Grillo) ci sta tutta, e buona parte degli elettori del PD la condivide.
Ma trincerarsi dietro commi e codicilli non sembra, come dire, all’altezza della situazione.
E la situazione è che non solo parecchi elettori e iscritti al PD, ma anche e soprattutto quei milioni di astenuti che guarderebbero a sinistra se la sinistra guardasse anche a loro, hanno nei confronti dell’attuale classe dirigente un atteggiamento che, rudemente, sintetizzerei così:
chiunque tranne voi.
Il quasi mezzo milione di voti alla Serracchiani significa soprattutto questo.
Non capirlo, e incaponirsi nella difesa ad oltranza di un cursus honorum oramai scaduto (vedi quelli che dicono: la Serracchiani deve prima farsi la sua gavetta, come abbiamo fatto noi da giovani), significa non avere capito che la rivoluzione è alle porte.
O la si accetta, e la si vive da protagonisti, o la si rigetta e ci si rinchiude in vecchie stanze oramai consumate dall’attesa.
Contando ciascuno i suoi pacchetti di iscritti.
Possibile che nessuno, da quelle parti, si chieda: moriremo dorotei ?”.
I tempi, e con loro gli usi e costumi, cambiano velocemente così come le tendenze politiche agevolate in ciò dal mutare delle politiche economiche.
Il mio caso personale riportato all’inizio di questo scritto si riferisce al 1968, quasi mezzo secolo fa; da allora quanta acqua è passata sotto i ponti.
Far finta di nulla, tanto più in una situazione politica come quella attuale, parrebbe ai più un vero e proprio suicidio.
La seconda questione si riferisce al riesumarsi del “testamento biologico”.
Ne parleremo domani.
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