LA QUESTIONE MORALE
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Da giorni mi arrovello attorno a questo problema perché, assieme all’attuale crisi economica mondiale, è divenuto l’oggetto principale di tutte le fonti di comunicazione e di chiacchiericci più o meno fondati da parte dei nostri connazionali.
Ma anche all’estero non scherzano in quanto a giudizi, specialmente in quelle nazioni dove l’opinione sui nostri attuali politici non è che sia delle migliori anzi, azzarderei dire, notevolmente negative.
Vedasi, da ultimo, com’è stato classificato il nostro Premier da un
Giuri di dodici giornalisti europei:
24°, cioè ultimo, dei Premier dell’UE.
Per molti anni, troppi direi col senno di poi, dal 1955 come matricola universitaria, sono stato militante in un Partito i cui iscritti erano considerati come la “feccia della società” – anche oggi il ritornello non pare mutato per merito di molti “qualcuno” più per tornaconto personale che per altro -.
Nonostante che proprio questo Partito, assieme ad un altro legato al Partito Popolare, ebbe in passato a dare un notevole contribuito nella lotta di Liberazione, annoverando tanti caduti sia in combattimenti contro gli invasori nazi-fascisti che nelle carceri, dopo inenarrabili torture, o nei campi di concentramento nazisti.
Molti addirittura trucidati seduta stante perché solamente sospettati di appartenere alle forze partigiane ovvero senza alcuno scopo se non quello della vendetta: costoro erano e sono ancora dei simboli ineguagliabili del tentativo di ripristinare in Italia una libertà da venti anni perduta.
Ho vissuto tutte le peripezie cui è andato incontro questo Partito nonché tutte le fasi delle sue trasformazioni avute nel corso degli anni, frutto di dibattiti nelle sedi locali, provinciali, regionali e nazionali.
Era l’occasione per dire liberamente la propria opinione, i pro e contro alcune scelte piuttosto che altre; molti che non erano d’accordo se ne sono andati fondando altri partiti; momenti dolorosi e laceranti per alcune scissioni che sopravvivono ancora oggi senza che ciò impedisca con loro un dialogo costruttivo, quanto meno su problemi importanti a livello nazionale e molto più stretto a livello locale.
Dibattiti accesi come si conviene a chi ha degli ideali da difendere ma alla fine la mozione che otteneva più consensi prevaleva sulle altre.
I verbali erano trasmessi alle Federazioni provinciali perché raggiungessero il vertice nazionale, l’allora Comitato Centrale, le idee e i voleri di ogni iscritto.
Vigeva sino a un certo periodo quello che era definito come il
“centralismo democratico”
Che valeva spesso in maniera predominante su alcune questioni alle quali ogni iscritto non poteva derogare, pena l’espulsione; una fra le tante quella della moralità.
Iscriversi a questo Partito, se non si era presentati da altri iscritti che garantivano la sua onestà anche intellettuale, non era una semplice e facile procedura giacché ogni nuova richiesta era tenuta in sospeso per valutare il modo di comportarsi in seno alla collettività dell’aspirante iscritto.
Ogni sezione aveva un organismo chiamato
“Collegio del Probiviri”
poi rinominato come
“Collegio dei Garanti”,
formato dai più anziani per età e per iscrizione cui spettava pronunciarsi su determinati “casi”.
Non accadeva spesso che si riunisse perchè non vi erano casi da esaminare.
Il pericolo di “infiltrazioni” scomode era sempre all’attenzione di noi tutti e chi sgarrava, dopo varie fasi ad ogni livello di competenza, era cancellato dall’elenco degli iscritti.
I tempi cambiano; con l’aumentare dei consensi molti iscritti sono eletti nelle istituzioni sia a livello locale che nelle altre aventi più carattere politico che amministrativo.
Il Partito comincia a svuotarsi anche perché gli uomini più noti, anche se non sempre i più bravi e competenti, sono eletti nelle varie forme di governo: delle città, delle Provincie, delle Regioni, del Parlamento.
Se da un lato l’elezione di un gran numero di iscritti e/o di simpatizzanti era motivo di soddisfazione dall’altro, lo svuotamento dell’organico del Partito, non poteva che essere l’inizio di difficoltà interne relativamente alla sua gestione.
E’ umano che le cariche elettive fossero “appetibili” ai più - ciò avviene in tutte le formazioni politiche – ma a questa corsa alla “carica” politica od amministrativa doveva contrapporsi una costante verifica sui comportamenti degli eletti.
In realtà fu così, non solamente a livello periferico ma anche a Roma, attraverso i gruppi parlamentari nonché dalla Sezione presso la quale era iscritto ed, infine, anche dal suo stesso elettorato.
Oggi scoppia la
QUESTIONE MORALE
anche nel Partito Democratico.
Non vedo perché ci si stupisca più di tanto anche se tale evento mi addolora enormemente, pur sospettando che prima o poi ci saremmo trovati in casa nostra non solo degli incapaci ma anche dei personaggi non propriamente di cristallina onestà.
Basta abboccare una volta, anche per un semplice “gratuito” favore, che ci si ritrova travolti da un inarrestabile vortice del malaffare; così avviene anche in politica.
Incomincerò a dire la mia opinione su quanto accadeva ieri a livello locale e quello che, invece, accade oggi, per passare poi ai gradini più alti delle gerarchie istituzionali.
Anticipo però tre flash in maniera che anche chi avrà voglia di leggermi potrà incominciare a farsi una propria opinione.
Il primo flash.
Un principio fondamentale della libera determinazione dei cittadini è quella dell’elezione diretta del Premier, dei Governatori regionali, dei Presidenti provinciali e, infine, dei Sindaci.
Questo sacrosanto principio ha però ribaltato, usandolo impropriamente, così come l’eliminazione delle preferenze, le carte in tavola e vedremo il perché.
Il secondo flash
Non tutti i mali vengono per nuocere, afferma un nostro proverbio.
Il primo effetto è che il sig. Berlusconi, l’Ultimo, non potrà più dare addosso ai magistrati colpevoli a suo dire di manipolare la politica anche con imputazioni ad orologeria; si renderà conto che i magistrati seguono il loro iter processuale senza guardare in faccia a nessuno, cioè senza preconcetti pro o contro qualcuno o contro una sola parte politica.
Il terzo flash
Ci si deve adoperare subito, senza perdere altro tempo, di fare nel nostro interno piazza pulita di tutti coloro che si sono dimostrati inetti nel prevenire quanto sta scoprendo in questi giorni.
Non serve una responsabilità penale accertata con sentenza passata in giudicato.
Saranno i giudici a dirci quello che è stato e quello che è giusto punire.
Noi che non siamo giudici, come del resto tutti gli elettori non lo sono ma che hanno in mano lo strumento importante, quello del voto, possiamo decidere lo stesso ed in anticipo perché quello che ci interessa è la responsabilità politica di costoro che chi per leggerezza o per fatti propri volutamente messi in atto stanno invischiando le sorti di milioni di cittadini che, invece, avevano creduto in loro.
L’interesse personale è prevalso su quello collettivo.
E questo è il più grave dei “reati politici” anche se alle volte non ledono alcuna norma penale ma solo quella della morale.
segue
Ma anche all’estero non scherzano in quanto a giudizi, specialmente in quelle nazioni dove l’opinione sui nostri attuali politici non è che sia delle migliori anzi, azzarderei dire, notevolmente negative.
Vedasi, da ultimo, com’è stato classificato il nostro Premier da un
Giuri di dodici giornalisti europei:
24°, cioè ultimo, dei Premier dell’UE.
Per molti anni, troppi direi col senno di poi, dal 1955 come matricola universitaria, sono stato militante in un Partito i cui iscritti erano considerati come la “feccia della società” – anche oggi il ritornello non pare mutato per merito di molti “qualcuno” più per tornaconto personale che per altro -.
Nonostante che proprio questo Partito, assieme ad un altro legato al Partito Popolare, ebbe in passato a dare un notevole contribuito nella lotta di Liberazione, annoverando tanti caduti sia in combattimenti contro gli invasori nazi-fascisti che nelle carceri, dopo inenarrabili torture, o nei campi di concentramento nazisti.
Molti addirittura trucidati seduta stante perché solamente sospettati di appartenere alle forze partigiane ovvero senza alcuno scopo se non quello della vendetta: costoro erano e sono ancora dei simboli ineguagliabili del tentativo di ripristinare in Italia una libertà da venti anni perduta.
Ho vissuto tutte le peripezie cui è andato incontro questo Partito nonché tutte le fasi delle sue trasformazioni avute nel corso degli anni, frutto di dibattiti nelle sedi locali, provinciali, regionali e nazionali.
Era l’occasione per dire liberamente la propria opinione, i pro e contro alcune scelte piuttosto che altre; molti che non erano d’accordo se ne sono andati fondando altri partiti; momenti dolorosi e laceranti per alcune scissioni che sopravvivono ancora oggi senza che ciò impedisca con loro un dialogo costruttivo, quanto meno su problemi importanti a livello nazionale e molto più stretto a livello locale.
Dibattiti accesi come si conviene a chi ha degli ideali da difendere ma alla fine la mozione che otteneva più consensi prevaleva sulle altre.
I verbali erano trasmessi alle Federazioni provinciali perché raggiungessero il vertice nazionale, l’allora Comitato Centrale, le idee e i voleri di ogni iscritto.
Vigeva sino a un certo periodo quello che era definito come il
“centralismo democratico”
Che valeva spesso in maniera predominante su alcune questioni alle quali ogni iscritto non poteva derogare, pena l’espulsione; una fra le tante quella della moralità.
Iscriversi a questo Partito, se non si era presentati da altri iscritti che garantivano la sua onestà anche intellettuale, non era una semplice e facile procedura giacché ogni nuova richiesta era tenuta in sospeso per valutare il modo di comportarsi in seno alla collettività dell’aspirante iscritto.
Ogni sezione aveva un organismo chiamato
“Collegio del Probiviri”
poi rinominato come
“Collegio dei Garanti”,
formato dai più anziani per età e per iscrizione cui spettava pronunciarsi su determinati “casi”.
Non accadeva spesso che si riunisse perchè non vi erano casi da esaminare.
Il pericolo di “infiltrazioni” scomode era sempre all’attenzione di noi tutti e chi sgarrava, dopo varie fasi ad ogni livello di competenza, era cancellato dall’elenco degli iscritti.
I tempi cambiano; con l’aumentare dei consensi molti iscritti sono eletti nelle istituzioni sia a livello locale che nelle altre aventi più carattere politico che amministrativo.
Il Partito comincia a svuotarsi anche perché gli uomini più noti, anche se non sempre i più bravi e competenti, sono eletti nelle varie forme di governo: delle città, delle Provincie, delle Regioni, del Parlamento.
Se da un lato l’elezione di un gran numero di iscritti e/o di simpatizzanti era motivo di soddisfazione dall’altro, lo svuotamento dell’organico del Partito, non poteva che essere l’inizio di difficoltà interne relativamente alla sua gestione.
E’ umano che le cariche elettive fossero “appetibili” ai più - ciò avviene in tutte le formazioni politiche – ma a questa corsa alla “carica” politica od amministrativa doveva contrapporsi una costante verifica sui comportamenti degli eletti.
In realtà fu così, non solamente a livello periferico ma anche a Roma, attraverso i gruppi parlamentari nonché dalla Sezione presso la quale era iscritto ed, infine, anche dal suo stesso elettorato.
Oggi scoppia la
QUESTIONE MORALE
anche nel Partito Democratico.
Non vedo perché ci si stupisca più di tanto anche se tale evento mi addolora enormemente, pur sospettando che prima o poi ci saremmo trovati in casa nostra non solo degli incapaci ma anche dei personaggi non propriamente di cristallina onestà.
Basta abboccare una volta, anche per un semplice “gratuito” favore, che ci si ritrova travolti da un inarrestabile vortice del malaffare; così avviene anche in politica.
Incomincerò a dire la mia opinione su quanto accadeva ieri a livello locale e quello che, invece, accade oggi, per passare poi ai gradini più alti delle gerarchie istituzionali.
Anticipo però tre flash in maniera che anche chi avrà voglia di leggermi potrà incominciare a farsi una propria opinione.
Il primo flash.
Un principio fondamentale della libera determinazione dei cittadini è quella dell’elezione diretta del Premier, dei Governatori regionali, dei Presidenti provinciali e, infine, dei Sindaci.
Questo sacrosanto principio ha però ribaltato, usandolo impropriamente, così come l’eliminazione delle preferenze, le carte in tavola e vedremo il perché.
Il secondo flash
Non tutti i mali vengono per nuocere, afferma un nostro proverbio.
Il primo effetto è che il sig. Berlusconi, l’Ultimo, non potrà più dare addosso ai magistrati colpevoli a suo dire di manipolare la politica anche con imputazioni ad orologeria; si renderà conto che i magistrati seguono il loro iter processuale senza guardare in faccia a nessuno, cioè senza preconcetti pro o contro qualcuno o contro una sola parte politica.
Il terzo flash
Ci si deve adoperare subito, senza perdere altro tempo, di fare nel nostro interno piazza pulita di tutti coloro che si sono dimostrati inetti nel prevenire quanto sta scoprendo in questi giorni.
Non serve una responsabilità penale accertata con sentenza passata in giudicato.
Saranno i giudici a dirci quello che è stato e quello che è giusto punire.
Noi che non siamo giudici, come del resto tutti gli elettori non lo sono ma che hanno in mano lo strumento importante, quello del voto, possiamo decidere lo stesso ed in anticipo perché quello che ci interessa è la responsabilità politica di costoro che chi per leggerezza o per fatti propri volutamente messi in atto stanno invischiando le sorti di milioni di cittadini che, invece, avevano creduto in loro.
L’interesse personale è prevalso su quello collettivo.
E questo è il più grave dei “reati politici” anche se alle volte non ledono alcuna norma penale ma solo quella della morale.
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