RIFLESSI SU UNA ITALIA GIA’ IN MUTANDE
Per meglio intendere in quale situazione siamo stati trascinati occorre puntualizzare un dato inoppugnabile e cioè che da noi esiste un
divario tra ricchi e poveri da record negativo che, qui da noi, è tra i peggiori nel mondo
in quanto la ricchezza è distribuita, rispetto al reddito, nel modo più diseguale possibile.
Alla fine, come suol dirsi, tutti i nodi vengono al pettine.
Il perché, forse milioni di italiani non ci hanno fatto caso, ma è oramai un dato di fatto come nel periodo delle “vacche grasse”, cioè dell’espansione della crescita economica, i veri favoriti sono stati coloro che erano già ricchi, con ciò aggravando il preesistente divario da tempo in atto.
Ce lo ha detto l’OCSE – Organizzazione per
REDDITI: disuguaglianza e povertà.
L’Italia ha oggi, tra i 30 Paesi Ocse, si ritrova al 6° posto relativamente all’ampiezza del divario tra ricchi e poveri pur avendo alcuni governi, negli ultimi 10 anni, aumentato la spesa pubblica, emanando provvedimenti a favore delle classi più povere.
Ma, ciononostante, il 10% degli italiani più poveri dispone di un reddito medio di 5.000 dollari mentre la media degli altri Paesi Ocse è di 7.000 dollari.
Fa da contro altare la circostanza che quello del 10 % dei più ricchi è di 55.000 dollari, molto al di sopra della media Ocse.
Morale:
“I RICCHI HANNO BENEFICIATO DI PIU’ DALLA CRESCITA ECONOMICA RISPETTO NON SOLO AI POVERI MA ANCHE ALLA CLASSE MEDIA.
Continua il rapporto puntando il dito su un'altra circostanza negativa propria della nostra Italia; di sicuro non più di tanto nostra ma della classe ricca anche perché, continua l’Ocse, le differenze da noi sono talmente enormi che
I FIGLI DELLE FAMIGLIE POVERE HANNO UNA PIU’ BASSA PROBABILITA’ DI DIVENTARE RICCHI RISPETTO AI FIGLI DELLE FAMIGLIE RICCHE.
Ed il nostro tasso di povertà minorile è, anche in questa statistica, il più alto: il nostro 15 % contro il 12% degli altri Paesi.
Così si spiega anche come il fattore della delinquenza minorile vada affrontato con diversi criteri da quelli attuali, che sono più punitivi che educativi, ma la questione lavoro è il nodo principale da sciogliere subito anche per dare una prospettiva futura ai giovani.
La propensione al delinquere nasce oggi in quasi tutte le nostre regioni proprio per la mancanza di un lavoro stabile correlata all’ossessionante pubblicità di prodotti assai costosi – giubbotti, cellulari , motoveicoli ed altro – che sono al di fuori della portata di giovani che senza lavoro finiscono per essere facile preda da parte della delinquenza organizzata.
Non è che i figli dei “ricchi” si sottraggano all’uso di forme non legali, ma nelle loro specialità rientrano tipici atti di violenza sia contro le persone che contro le cose, tipo l’imperante “bullismo”, spesso culminante anche in scippi e rapine, frutto di una consapevolezza, che pur errata che sia ma c’è, di possedere per censo un diritto alla prepotenza ed alla prevaricazione di ogni norma comportamentale: civile e penale.
Relativamente poi alla ricchezza ci viene illustrato come essa sia distribuita in maniera da essere molto più diseguale rispetto al reddito.
E valga il vero:
il 10 % di chi può essere etichettato come “il più ricco” detiene circa il 42 % del valore totale netto ed il 28 % del totale del reddito disponibile.
Il resto sparpagliato come fosse una mancia agli altri i cui salari e/o stipendi o pensioni, subiscono anno per anno falcidie per colpa dell’aumento indiscriminato dei prezzi che, per molti prodotti, quelli farmaceutici in testa, sono di gran lunga i più alti in Europa.
Ed inspiegabili.
Sino ad ieri ci avevano raccontato che il prezzo di una qualsiasi cosa variava a seconda la quantità della domanda rispetto all’offerta.
E’ la prima norma che regola l’economia che oggi è contraddetta: il calo della domanda – vedasi anche il prezzo del barile di petrolio – dovrebbe automaticamente portare un ribasso del prezzo e l’incontrario nell’opposta circostanza; più chiedi e più ti chiede il commerciante.
Solo in qualche caso che non fa regola alcuni esercenti ricorrono ad espedienti, quale per esempio l’ottenere che il periodo degli sconti sia elastico ed a più riprese nel corso di un anno.
Per finire; l’Ocse propone alcune linee guida.
Preso atto che la disuguaglianza altro non crea che conflitti sia economici che sociali, suggerisce di intervenire drasticamente in quel settore che ha creato quei mutamenti che hanno fatto peggiorare i divari:
IL MERCATO DEL LAVORO
“ La crescente disuguaglianza tende a dividere.
Polarizza le società, crea divisioni regionali tra Paesi ed allarga la voragine tra ricchi e poveri”.
In definitiva,
“anche se il ruolo delle agevolazioni fiscali resta importante è un dato incontrovertibile che la loro efficacia sia scemata negli ultimi dieci anni.
Cercare di colmare i divari solamente tramite la spesa sociale significa curare i sintomi ma non la malattia.
La parte più rilevante della crescita delle disuguaglianze deriva dai cambiamenti nel mercato del lavoro.
E lì che i governi debbono agire.
I lavoratori con basse qualifiche stanno avendo difficoltà sempre più gravi per trovare un’occupazione ed il miglior modo per ridurre la povertà è aumentare l’occupazione.
Così parlò Angel Gurria, segretario generale dell’OCSE.
Probabilmente in Italia l’attuale governo non si cura di questo divario più di tanto atteso che – a parte la dichiarazione di anni or sono del Premier che il figlio di un operaio non si poteva sognare di fare l’avvocato o qualcosa di simile – la crisi la sta curando con elemosine e pannicelli, nemmeno caldi ma gelati, quali possono essere considerati i suoi incitamenti ad avere fiducia perché siamo i più forti del mondo !
Se fossi stato presente alla riunione dell’OCSE avrei detto, prescindendo dal fatto che ritengo abbastanza chiare e congrue le sue parole e soprattutto i suoi suggerimenti:
Caro segretario, in Italia c’è di più e cioè che i migliori cervelli vanno all’estero, poi magari come è accaduto più di una volta, vincono anche premi Nobel, cacciamo un premio Nobel – che Zapatero si è accaparrato di corsa- per sostituirlo con un tizio che si dice ingegnere ma che della sua laurea non v’è traccia – laureati a spasso e costretti a lavori saltuari, per esempio nelle Imprese di pulizie, ecc…
Si adattano a lavori molto pericolosi e la lista dei nostri morti si allunga, senza interruzioni, giorno dopo giorno.
Questa è l’Italia di oggi dove i politici pensano solo a sè stessi; tanto non possiamo dir loro nulla perché non li abbiamo eletti noi ma i loro partiti d’appartenenza.
In una cosa primeggiamo però, nel più grande conflitto di interessi che fa capo ad un certo capo, prima spelacchiato
e poi completamente rinfoltito
a scapito del suo cervello.
Con questa crisi i ricchi resteranno sempre ricchi
mentre i poveri, ben che vada,
se riusciranno a sopravvivere per qualche miracolo,
resteranno sempre poveri in canna.
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