domenica, dicembre 21, 2008

Politica e moralità - 2

LA QUESTIONE MORALE
- 2 -

    Veltroni, ma chi te l’ha fatto fare?

La politica a livello locale.

Amministrazioni comunali e Provinciali

E’ proprio a questo livello che la possibilità, da parte di faccendieri, di instaurare “rapporti d’affari” con gli amministratori locali non è per niente un’impresa difficile; ma è altrettanto vero come, volendolo, sia alquanto facile smascherare eventuali combine, specialmente nei comuni e nelle provincie di piccola o media entità residenziale.

Basta avere un minimo di accortezza in quanto a vigilanza per scoprire nel corso del loro iter amministrativo eventuali faccende poco chiare.

Soccorre, poi, con potente efficacia anche la circostanza che, come si dice volgarmente,

“il paese è piccolo, la gente mormora…..”,

e bisogna essere pronti a verificare la fondatezza di certi “rumors” per poi intervenire se le voci appartengano non a delle maldicenze bensì ad atti comprovati.

  Quindi, o per cognizione diretta o attraverso indiscrezioni di solito si dovrebbe  prevenire od a troncare sin sul nascere ogni eventuale “patto di mutuo soccorso” volto a  risolvere solamente problemi di alcune persone a danno dell’intera comunità.

Teniamo in massimo conto che le infiltrazioni c.d. “mafiose” sono oramai presenti in tutto il territorio nazionale, agevolati dal fatto che in passato chi era incastrato dalla magistratura erano condannati al confino in alcune località dove fu loro facile trasferire la loro potenzialità criminosa ben nascosta da attività sicuramente lecite; una fra tutte quella di venditori ambulanti anche attraverso persone  senza precedenti legate ad alcune famiglie.

Sino al mese di maggio del 1965 non c’era bisogno per ottenere le licenze del c.d. “certificato antimafia”; troppo tardi perché non si radicasse il fenomeno mafioso in tutto l’arco del nostro territorio nazionale.

Il problema è, invece, assai serio nelle grandi città e, soprattutto, nei comuni o provincie dove l’intrallazzo non è un’esclusiva di una sola forza politica ma di tutte, siano esse appartenenti alla maggioranza che all’opposizione.

Un tempo con la previgente “legge elettorale comunale  e provinciale”  il sindaco era eletto non direttamente, come oggi, bensì dal Consiglio comunale a maggioranza degli eletti.

I “seggi” erano distribuiti alle varie liste in competizione sulla base dei voti da queste ottenuti con un calcolo alquanto complicato.

La nomina a Consiglieri era attribuita ai candidati che avevano avuto  Il maggior numero di preferenze, indipendentemente cioè dal numero d’ordine in cui erano stati inclusi nella lista; di norma c’era uno – il sindaco in pectore - o più capilista mentre gli altri erano inseriti secondo l’ ordine alfabetico del cognome.

In un primo tempo era prevista l’espressione di quattro preferenze ridotte poi ad una

Naturalmente, dato quanto sopra, non era previsto il voto disgiunto, fonte di molti  problemi  circa l’invalidità di molte schede.

Era, quindi, consequenziale che il Sindaco dovesse riunire il gruppo consiliare del proprio partito per illustrare ogni decisione da assumere sia sulla realizzazione dei punti del programma presentato nel corso della campagna elettorale e così ogni assessore, nominato anch’esso dal Consiglio comunale, illustrava le delibere da assumere e da portare all’approvazione del Consiglio comunale.

Ma prima di tutto ogni piano di intervento di una certa rilevanza  era discusso in seno al Comitato cittadino del Partito e per le decisioni importanti che investivano tutta la cittadinanza la discussione era portata prima ad un’Assemblea degli iscritti e poi ad un’Assemblea cittadina ed in entrambi i casi c’era sempre la presenza della segreteria del Comitato cittadino..

Una volta entrati in funzione i Consigli di Zona e quindi i Comitati di Quartiere era questa l’ultima tappa dell’iter di ogni delibera di un certo impatto sulla città prima di essere portata al Consiglio comunale.

Poi il tutto era portato all’attenzione dell’apposita Commissione consiliare competente per materia.

Un lavoro certamente pesante ma attirava l’attenzione di tutti i cittadini che potevano dire la loro prima di ogni decisione definitiva.

Sul bilancio poi venivano per prassi preventivamente sentiti tutti i rappresentanti delle varie associazioni civili e imprenditoriali.

Capite bene che, anche volendo, sarebbe stato difficile sia per il Sindaco sia per gli Assessori che ai Consiglieri, sgarrare.

Anche se qualcosa non si scopriva subito col tempo veniva fuori.

Sai il tizio si è comprato un villino nell’Oltrepò pavese, il tizio s’è “comprato” una bella e costosa autovettura, Caio frequenta ceri ambientini…; gli facevi due conti in tasca e capivi che……

Fuori subito senza esitazione alcuna, anche qualche sindaco che aveva il vizio del giuoco.

Certo che qualcosa scappava nonostante questa molteplicità di controlli.

Oggi molti sindaci, anche nostri, perché eletti direttamente dal popolo, non sentono nemmeno il bisogno di interpellare qualcuno ed a quegli assessori che tentano di opporsi  alle sue determinazioni è tolta la delega, così restando fuori dall’Amministrazione perché per legge, prima di essere nominati assessori, hanno dovuto dimettersi da Consiglieri.

Beh, continuano la loro battaglia politica ma non sempre trovano ascolto dai vertici provinciali o regionali del Partito.

L’unica arma in mano contro un sindaco è la mozione di sfiducia la cui approvazione è sempre un compito arduo perché non è facile raccogliere i voti di molti Consiglieri della maggioranza o perché schierati a favore del Sindaco o per difendere la loro “poltrona”. 

Tutto il vecchio iter che rispondeva ai principali canoni della democrazia partecipativa è oramai un lontano ricordo, purtroppo.

I cittadini sono spesso ignorati è ciò spiega il lento ma progressivo disamore verso la politica.

Sono sempre gli stessi che emergono; ed hanno ragione in molti casi.

E’ questo un brutto segnale e spiega nel frattempo come un Partito legato ai problemi dei cittadini è riuscito in breve tempo a staccarsi, cercando “rifugio” altrove o non andando a votare.

Se ciò avviene nelle città, ho fatto l’esempio di quanto avveniva ed avviene oggi in una città che un tempo contava 42.000 abitanti, ridotti in questi tempi a poco più di 34.000, figuratevi cosa può accadere nelle grandi città dove i controlli sono molto più difficili e spesso ci si trova alla presenza di combine “bipartisan” !

Nell’Italia di oggi, i controlli sui propri “eletti” occorrerebbe farli in maniera certamente seria perché non è giusto che per colpa di qualcuno ci vadano di mezzo milioni di cittadini che avevano riposto la propria fiducia nel nostro nuovo partito.

Altro punto prioritario è l’effettivo ricambio dei dirigenti con nuove figure capaci di dialogare con i cittadini ed a raccoglierne i problemi e le loro attese.

Non i soliti giri elettorali in prossimità del voto, deve essere la nostra presenza sulle piazze continua; quanti sabati passati nei mercati rionali o passeggiando per le vie del centro storico nonché nei parchi dei quartieri non a scopo “ricreativo”.

Le persone ti riconoscono e vengono a chiedere il perché su tante cose, a comunicarti direttamente ciò che a loro non garba, ti chiedono anche dei pareri su problemi interessanti.

 E’ il contatto diretto e non per interposte persone che la gente desidera, non comizi dove parla uno solo a coloro che sono sempre gli stessi e che hanno le nostre stesse idee, dobbiamo parlare e sentire tutti.

Vi racconto adesso  una storiella personale.

Un giorno venne da me un signore di una certa età per lamentarsi del fatto che con la chiusura del centro storico per arrivare sotto casa con la propria auto doveva fare un giro più lungo; non riusciva a parlare in maniera esplicita e decisa, aveva la voce tremolante; mi alzai, feci il giro della scrivania e lo invitai a sedersi al mio posto.

Mi guardò stupito ma io ebbi a rinnovargli  l’invito e, finalmente si decise allo scambio dei ruoli.

Gli dissi allora: vede come si alternano le vicende della vita; oggi la situazione è quella che ha trovato appena entrato ma domani potrebbe essere così come è adesso.

Capì allora che quella stanza era la casa di tutti e riuscì a spiegare bene il suo problema personale.

Ognuno ha i propri, piccoli  grandi che siano.

Gli spiegai che la mancanza della circolazione dei veicoli avrebbe reso l’aria del centro storico più pulita e che  lo stesso era divenuto con l’apposito arredo urbano un vero e proprio salotto.

Denominata dagli studenti dell’Omnicomprensivo, come la

“Fontana dell’incontro” è divenuta in breve il punto di riferimento degli studenti così come le panchine circolari attorno alle aiuole fiorite, con manutenzione degli esercenti commerciali del luogo, sono il posto preferito dagli anziani e dai pensionati così come l’ampio spazio di una piazzetta il ritrovo dei bambini che si divertono a pattinare od a girare sulle loro biciclettine a quattro ruote.

come quella

Basta un giro e sai tutto su tutti.

Oggi, se ce ne sono, che riescono a stare in contatto con la gente è solo il frutto di iniziative personali.

Un tempo questi contatti erano la norma, l’elettore, anche se avverso, non lo si abbandonava, oggi, purtroppo sì.

Se qualcuno ha bisogno non c’è colore politico che tenga perché è un cittadino come un altro a te amico; questa è la democrazia. PD, dove sei ?

Io oramai quello che avevo ho dato; adesso tocca agli altri.

Ma da quello che vedo quasi nessuno vuole partire dalla gavetta e preferisce al partito il seggio.

Questo è un altro grosso nodo da sciogliere.

Prima di andare oltre, a conclusione del discorso sulle amministrazioni locali, desidero proporvi alcuni passi del “preambolo” di un

Disegno di Legge presentato all’Assemblea Costituente, nella seduta del 10 dicembre 1946, dal presidente del Consiglio dei Ministri – Ministro dell’Interno – Alcide De Gasperi

Relativo a :

Modifiche al testo unico della legge comunale  e provinciale  approvato con Regio decreto 3 marzo 1934, n. 383 e successive modificazioni.

Questo preambolo è più importante della stessa normativa legislativa perché le sue parole sono la base della nostra democrazia, quella costruita faticosamente con il sacrificio non solo di chi ha combattuto contro chi l’aveva abolita ma anche con quello di milioni e milioni di italiani che con la loro tenacia hanno in vari modi resistito alla nefasta tirannia e fatto in modo che ritornasse un mondo libero in un libero Stato.

Il Comune come base e sviluppo di una democrazia partecipativa e non, come oggi in molti casi, una sede d’affari.

Segue

 

 

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