martedì, ottobre 09, 2007

La mancata o falsa informazione - 1

LA MANCATA INFORMAZIONE

Accade normalmente in molti Paesi, ma il fenomeno meglio descritto nel titolo ha raggiunto in Italia dei picchi altissimi per la semplice circostanza che la stragrande maggioranza dell’informazione pubblica e privata è “pilotata” da un unico regista il cui nome è oramai noto ed arcinoto a tutti.
Il signore in questione, bugiardo sopraffino nonchè spergiuro salvato dopo una condanna per una provvidenziale – per lui – amnistia, nega la circostanza, anzi dice che è vero il contrario.
Comunque sia , proprio per tutte le menzogne che ha detto in passato e che continua a dire nel presente – ed è prevedibile che la stessa solfa avvenga anche in futuro – ci ha insegnato che, per capire come stiano effettivamente le cose, dobbiamo interpretare le sue parole nel loro senso contrario: quando afferma racconta favole immaginarie e quando nega, più o meno spudoratamente, ammette e conferma.
Molti oramai sanno ben distinguere il vero dal falso ma molti altri ancora no, chi ???
Le c.d.


Perfezionando le tecniche persuasive dell’informazione assillante è riuscito, l’uomo in parola, a far breccia in alcune menti, spesso labili e quindi influenzabili.
Ma non contento di ciò si è andato via via appropriandosi anche dello spazio vuoto della non informazione che spesso diviene uno strumento migliore della controinformazione;infatti se un cittadino non sa non può dire nulla né a favore della mancata notizia né, e qui sta il punto dolente, criticarla o controbatterla.
Proprio come durante il periodo fascista, quante similitudini abbiano oggi con quel periodo; per esempio a quei tempi non si parlava mai di mafia per cui la stessa per gli italiani non esisteva.

Il dunque………visto che il quotidiano di famiglia




non ne parla sotto titoli cubitali, ma si limita, come da condanna, a pubblicare integralmente la sentenza anche su La Repubblica.
Ne fa accenno adesso il vostro
Leggo e riporto:

CONDANNATO “IL GIORNALE”
Calunniò la CGIL
Il Tribunale di Monza
ha condannato al risarcimento danni in favore di oltre 450 sindacalisti
Paolo Berlusconi, Maurizio Belpietro (chissà perché il mio pc mi sottolinea in rosso questo cognome: dove sta l’errore, forse perché bello proprio non è o per le le bufale che scrivono i suoi cronisti ?) ,Pierangelo Maurizio, Emanuele Fontane e Giordano Bruno Guerri.
I fatti si riferiscono per la campagna di stampa del 2002, durata per oltre un mese, per la completa goduria delle “menti in ostaggio”, nel corso della quale i sindacalisti di cui sopra vennero tacciati di usufruire di una doppia pensione, avendo usufruito della “marchetta del decreto salva pensione” e, così facendo, operato “il taccheggio di denaro pubblico”
Fatti non veritieri scrivono i giudici.
In sentenza vengono riportate le frasi che più delle molte altre sono state ritenute lesive sia per il segretario generale della SPI-Cgil ( sindacato dei pensionati) Giovanni Cazzato che per tutte le altre diramazioni sindacali confederali.
Temevo che venissero assolti per incapacità totale di leggere i testi delle leggi o perché costretti ad obbedire ad ordini superiori; ma non è stato così, fortunatamente.
E in questo caso non potranno cantare il loro solito refrain sulle “toghe rosse” perché la legge citata era di tutt’altro contenuto in quanto non duplicava in maniera truffaldina alcuna pensione, non privilegiava i “guardiani di privilegi” rispetto ad altri lavoratori.
“I vertici del sindacato si sono tartufescamente aumentate le pensioni in modo da non farlo sapere a nessuno”
hanno avuto il coraggio e la spudoratezza di scrivere sebbene la legge da loro citata prevedesse solamente per i sindacalisti in aspettativa un semplice adeguamento dell’unica pensione a livello standard di un lavoratore in servizio”.
Come dovrebbe sapersi i sindacalisti con incarichi a livello provinciale e nazionale si mettono nelle loro aziende in aspettativa senza percepire da queste durante il periodo del loro mandato alcuna retribuzione.
La seguente sentenza che cito, alquanto indicativa anche se emessa per tutt’altri motivi- l’azienda voleva conoscere a tutti i costi alcuni particolari sulla richiesta di aspettativa del proprio dipendente che, invece, non aveva alcun obbligo a fornirli in quanto l’arti 31, qui sotto riportato parzialmente, è una norma potestativa e, in quanto tale, l’azienda poteva solamente accertare la veridicità della motivazione della richiesta- cioè l’effettiva attribuzione del mandato sindacale- e null’altro.
“Ai sensi dell'art. 31, comma 2, Statuto dei Lavoratori (quello che volevano a tutti i costi eliminare B&Confindustria), il dipendente chiamato a ricoprire cariche sindacali provinciali e nazionali, ha diritto all'aspettativa sindacale non retribuita per la durata del mandato………”
(Trib. Milano 28/4/2006, Est. Di Ruocco, in Lav. nella giur. 2006, 1134).

Una legge, quella “mal interpretata” da Il Giornale, di mera giustizia sociale: la mancanza di erogazione da parte della ditta dello stipendio produce meno anzianità di servizio computabile ai fini pensionistici sulla base della retribuzione della categoria di appartenenza; gli anni di contributi non vengono persi ma calcolati sulla base degli stipendi alquanto più bassi concessi ai sindacalisti.
La media dell’ intero excursus lavorativo, se si fa qualche calcolo, cala notevolmente, influendo negativamente sull’ammontare della pensione liquidata a fine carriera dall’Inps.
Ma la somma, di una certa entità, dei risarcimenti dovuti ai 450 sindacalisti credo che non possa mai ripagare il danno arrecato a tutta la comunità a causa della violazione di una delle prime regole dell’informazione; quella della veridicità delle notizie.
Chissà quanti hanno abboccato, per più di un mese, all’amo munito di una siffatta esca velenosa.
Ed è questa la vera emergenza democratica non quella indicata più volte da Bonaiuti, la voce del padre-padrone !






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