Accade spesso durante un viaggio, una gita fuori porta, nel girovagare lungo le vie della propria città di scattare alcune foto istantanee per documentare un qualcosa di interessante sia per la sua estrinseca bellezza che per la sua obbrobriosa bruttezza: un personaggio famoso incontrato casualmente per le vie del centro, un monumento, un’aiuola di fiori esotici attorno ad una fontana messa su in quattro e quattro otto nel bel mezzo di una rotatoria, un tramonto sul mare, una serie di buche da tempo esistente in una via e non ancora riparate per la delizia degli utenti della strada, una palazzina appena crollata con ancora delle vittime sotto le macerie, ecc….
Mai è stata immortalata, invece, almeno sino all’altro ieri, attraverso lo scatto di una penna, una situazione socio-politica alquanto complessa ed a molti non comprensibile specialmente per chi non segue da vicino e con interesse spassionato le vicende di una delle più belle regioni che l’Italia tutta possa vantare: la
SICILIA.
Mi riferisco ad una lucida fotografia dello sprofondamento di un enorme lembo di terra che ha sepolto sotto di sé oltre cinque milioni di vittime, fisicamente ancora vive ma inanimate da ogni altro punto di vista, nel cuore, nello spirito, forse rassegnate nel dover fare le vittime sacrificali di un qualcuno che pur diverso fisicamente assomiglia, come un sosia, al suo predecessore e così via di seguito; all’infinito.
Oggi è in uso il pc con il quale è difficile ricamare e scrivere di fino – solo alcuni lo sanno ancora fare - atteso che le proverbiali due dita che, picchiando freneticamente sulla tastiera, danno sostanza alle tue idee sono più veloci alle volte dei tuoi tristi pensieri.
Per questo ricordo con enorme tristezza il ruolo svolto anni or sono, molti per il vero, da quell’ oramai vetusto strumento posto accanto ad un calamaio di inchiostro nero che ha reso possibile a molti di noi di uscire dal mondo tenebroso dell’ignoranza culturale.
Crassa ignoranza, causa prima del totale blocco mentale che non fa distinguere ai più il vero dal falso, il fattibile dall’impossibile - la classica luna nel pozzo - , nonché a ben selezionare le persone cui dar incondizionato credito, scegliendole con estrema cura nel mezzo di una numerosa schiera di personaggi dove la fanno da padrone gli imbonitori, gli imbroglioni, i profittatori, gli incantatori di cervelli umani, od anche gli illusionisti incalliti ovvero ancora un despota che tiene sotto minaccia continua i presunti suoi sudditi.
Statisticamente, secondo alcuni politici di basso spessore, io dovrei rientrare nel folto numero dei “padani”, essendo nato a Cremona e risiedendo da oltre 50 anni ininterrottamente a Milano prima ed ora in una città della sua provincia.
Ma il sangue che ancora scorre, sia pure con difficoltà, nelle mie vene è interamente siculo, della parte orientale dell’isola, essendo i miei genitori siciliani sebbene si siano conosciuti e sposati a Milano, allorché la Padania non era stata ancora inventata da uno che dice d’averlo duro ma che non si ricorda più cosa.
Culturalmente mi sono formato a Noto (SR) presso il locale ginnasio e liceo classico per cui, quando anno dopo anno, sino a che mi reggerà la salute oramai agli sgoccioli, ritorno giù nel periodo estivo dovrei sentirmi a casa mia; ma purtroppo non è così.
Ho scritto più volte i motivi di questo mio fastidio su alcuni giornali locali e sui miei blog; passa il tempo ma tutto pare che qui la storia si sia bloccata al periodo borbonico.
Abitanti divisi per classi sociali, nobili decaduti, donne discriminate.
Ma ritorno subito per non farla troppo lunga su quello che mi ha spinto a ritornare su questo argomento perché lo scorso mercoledì ho avuto la fortuna di leggere un articolo scritto dall’attuale “ministro ombra”ai Beni ed attività culturali del PD
VINCENZO CERAMI
Insignito nel 2001, su iniziativa del Presidente della Repubblica,
“Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Noto scrittore, l’ultimo suo libro, pubblicato lo scorso anno, è “VITE BUGIARDE” e sceneggiatore – nel 1998 vinse il David di Donatello per la sua sceneggiature del film “La vita è bella” con la nomination ai Premi Oscar 1999 per la miglior sceneggiatura originale.
Ha scritto anche le parole della canzone
ANNA MAGNANI.
Un piccolo dettaglio che certamente avrà influito sul suo successivo curriculum professionale: è stato allievo nel corso delle scuole medie di
PIER PAOLO PASOLINI.
Ciò premesso, prima di riportare per intero il suo articolo- una foto istantanea- permettete una mia personale pleonastica domanda:
“Chi dei due, tra Bondi e Cerami (indicati in stretto ordine alfabetico) è il vero ministro dei Beni culturali e chi l’ombra, pietosa, di un ministro ?.
Lo scambio delle parti.
PIETA’ PER IL SUD
“Perché questo governo, con sfacciataggine, ha redatto la sua manovra economica girando le spalle al Sud, visto che è stato proprio il Sud a regalare alla destra la vittoria?
Basta pensare al pieno di voti fatto in Sicilia.
Davvero i meridionali hanno creduto alle belle parole elettorali?
Sono state promesse di marinaio e loro neanche se ne sono accorti.
A loro si può promettere di tutto, impunemente: tanto hanno sempre votato per chi li ha turlupinati e vessati.
Per la destra sono voti sicuri, comunque.
Anzi, sono più sicuri se continuano a chiedere l’elemosina alla politica.
Si sa, una grande parte delle schede elettorali sta in mano alla malavita organizzata, alla quale giova il degrado civile, morale, culturale e ambientale di quelle terre. Possiamo essere più che certi: i presidenti delle regioni, delle province e dei comuni, di fronte agli scempi della finanziaria, faranno finta di niente.Quando Bossi ha tirato violente bordate contro i docenti meridionali che insegnano al Nord, loro hanno messo la coda tra le gambe e non hanno aperto bocca.Prendo occasione da questa storica tragedia nazionale per dire a quei meridionali che non sono ancora scappati al Nord, di non essere troppo severi con i loro miseri concittadini, ridotti a carne da macello dall’ignoranza in cui sono strategicamente tenuti.
È difficile per loro scegliere tra un pezzo di pane e un minimo di dignità. L’escogitare del disperato non ha mai fine, ma i cittadini del Sud subiscono e basta, con l’antica pazienza dei reietti, vendono il loro voto e la loro anima per un piatto di lenticchie, poi, fino alle prossime elezioni prendono solo bastonate.
E non dicono niente.Sarebbe bene che i meridionali che amano la loro terra provassero a smuovere nei cuori dei loro compaesani, ingenuamente complici dei carnefici, l’amor proprio e l’orgoglio che sono antico patrimonio della cultura mediterranea.
Si può tenere la schiena dritta e la testa alta, anche con le pezze al culo.Capisco che è difficile comunicare con chi non può ascoltare.
Nel Sud si legge pochissimo, sia libri che giornali.
Al massimo ci si informa grazie alla televisione, che purtroppo è tutta nelle mani dei loro persecutori.
Tuttavia è necessario risvegliare negli schiavi il sentimento di riscatto civile e morale che certamente sopravvive in una cultura antica e nobile.
Bossi tratta i meridionali da analfabeti morti di fame, fa finta di ignorare che la cultura meridionale non ha pari in tutta Europa, per prestigio e spessore.
Altro che Padania.Chi scrive è autorizzato a trattare la questione con toni così decisi e dolenti perché ha un padre siciliano e una madre pugliese.
Si sente fratello anche del più umiliato dei meridionali.
Abbiate pietà di lui.
Abbiate pietà della Sicilia”.
Quale commento formulare a conclusione di questo articolo tanto duro e fermo quanto pieno zeppo non dei soliti luoghi comuni ma di inoppugnabili verità.
Se non è un vero e proprio grido di dolore, poco ci manca.
Ma è anche un urlo possente perché i “dormienti”, sempre in passiva attesa di una qualsivoglia regalia, si sveglino da un atavico torpore e pretendano il rispetto di tutti i loro sacrosanti diritti.
Una piccola storia personale.
Mi trovavo, anni addietro, con la mia famiglia a Noto; si era in periodo elettorale, oramai in prossimità del ballottaggio per l’elezione del Presidente della Provincia Regionale di Siracusa.
Uno dei due candidati, pur abitando nel capoluogo provinciale, era nato a Noto dove ha anche studiato nello stesso liceo che ho frequentato io; l’esito della votazione appariva incerto e, almeno così mi venne riferito, pareva che gli elettori fossero più a favore dell’avversario che del proprio concittadino.
Entro, come tutte le mattine, dal giornalaio e, nell’uscire, mi accorgo che su un bancone, nella confusione di riviste e carte varie, giaceva un volantino elettorale, l’ultimo di una serie già ritirata dai clienti mi fu precisato.
Lo presi e me lo lessi in tutta fretta ma poi anche con calma a casa.
Poche parole ma che creavano d’acchitto, leggendole, un sentimento di viva simpatia verso colei che l’aveva scritte, anche per il cipiglio serio,passionale e persuasivo delle sue affermazioni.
Una donna, consigliera comunale eletta quale indipendente nella lista dei DS che aveva ottenuto più preferenze dell’altro eletto che, se non ricordo male, era anche capolista.
Ritengo che questo volantino diede un contributo in città alla vittoria del suo concittadino, peraltro anche compagno di studi.
Professoressa, giornalista,con una buona propensione al dialogo con gli elettori, con un marito anch’egli di sinistra.
Era anche amica di una mia prima cugina, a suo tempo anch’essa consigliera comunale per il PCI; in definitiva, le scrissi una mail per congratularmi per il suo volantino.
La conobbi personalmente in occasione di un comizio e, dopo il suo intervento, compresi che era la persona adatta per dare ad una Noto ripiegata su se stessa un decisivo slancio verso un futuro prosperoso.
Divennero, lei e suo marito, dei cari amici di famiglia.
L’Amministrazione comunale era gestita a quei tempi in maniera poco produttiva, anzi direi per nulla; non si andava avanti per le continue beghe tra le forze della maggioranza che il sindaco pro tempore, un galantuomo ma inadatto al ruolo, non riusciva a mediare.
La stasi della città era oramai irreversibile e la consigliera in parola si dette da fare, per il bene della sua città, sino a far coagulare una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco, passata poi anche con il voto dei consiglieri dello stesso partito del sindaco forzista.
L’invidia ottenebra sempre le menti tanto che la consigliera in questione venne silurata alle susseguenti elezioni anche per merito, si fa per dire, di un incomprensibile fuoco amico.
Noto ha perso una occasione unica e rara, la signora in questione aveva elaborato tanti bei progetti rimasti così dei sogni in un cassetto.
Il nuovo sindaco traballa oggi tra onde tempestose e parrebbe riconfigurarsi il caos della precedente amministrazione.
Come mai direte non venne eletta ?
Credo che Vincenzo Cerami l’abbia di già spiegato con il suo articolo.
Ritengo che se fosse stata meno intransigente su alcune vicende poco convincenti sarebbe stata rieletta a furor di popolo.
Ma quando una persona ha nel suo DNA il seme dell’onestà è impossibile farle chinare la schiena; questo è il mio parere personale anche se so che è condiviso da molti altri netini.
Qui, invece, quasi tutti, al di là dei partiti in cui militano – molti per mero comodo personale e non per un adesione ai principi fondamentali dettati dalla sua parte politica -, pensano solo a loro stessi e non al bene della città.
Noto silente, retrocede lentamente sino sull’orlo di un baratro.
Non se ne accorgono nemmeno e se ne accorgeranno solamente allorché la situazione precipiterà, portandosi dietro tutto, anche gli inestimabili monumenti che la sorte gli ha concesso.
La signora ex consigliera non si occupa più in prima persona di politica locale bensì solamente per il suo dovere professionale di giornalista.
Ho tentato a suo tempo di dissuaderla, invitandola a continuare ma poi ho capito che, in definitiva, non aveva tutti i torti; fucilata sul campo da molti compagni di partito, una brutta storia che lascia nella vita di una persona segni indelebili.
Chi rileva gli errori e le inadempienze viene considerato un disfattista, un nemico da combattere e da tenere lontano senza capire che sono proprio loro i veri nemici di questa città.
Noto.
Proclamata dall’Unesco Patrimonio dell’umanità; con tutta la Val di Noto.
Ma sino a quando ?
Non c’è giorno che in Sicilia non accada uno scandalo, un qualcosa che non va verso la direzione giusta.
Dissesti finanziari di alcune Amministrazioni comunali di grandi città – Palermo, Catania, Messina – e scandali prontamente rilevati solamente da alcuni quotidiani locali e da un settimanale a diffusione nazionale.
Il resto della stampa che fa ?
Soggiacce al volere dell’attuale potere politico predominante, con i suoi annessi e connessi.
1 commento:
Siamo messi, malauguratamente, molto, ma molto male nel meridione e soprattutto in Sicilia.
Si sente ormai pressante il restauro della “mafiocrazia”, quell’insieme di politica e istituzioni, che purtroppo e notoriamente, dallo sbarco in Sicilia degli Alleati nel luglio del 43’, e dopo che questi ultimi hanno proclamato l’allora capo della mafia, Sindaco (“questo essere vostro padrone”) e tutti i suoi affiliati e parenti altrettanto rappresentanti istituzionali e politici, non siamo quasi più riusciti a liberarci da questa “oppressione”.
Abbiamo respirato un po’ “d’aria” negli anni di Falcone e Borsellino, ma poi con la loro uccisione e, soprattutto negli ultimi anni, sta visibilmente ritornando “LAMAFIADELLOSTATO” e con essa, a mio parere, la criminalità organizzata rivedrà i fasti dell’epoca di “navarra”. I militari e tutto il resto sono, con tutta evidenza, un elusivo atto da “despota”, come altrettanto, ma pure più inquietante, è l’accrescimento dei poteri delle polizie municipali locali, disposti con l’ultimo decreto sulla sicurezza.
Il cosiddetto “federalismo fiscale” tanto voluto dal centro destra, altro non si rivelerà, a mio modesto avviso, che un “FEDERALISMO MAFIOSO”, di controllo socio-elettorale del "territorio".
E visto l’argomento del post, mi pare opportuno proporre questa eloquente notizia, che peraltro si trova diffusamente e più articolata su altri siti:
L'avvocato Repici replica: «Barcellona si è messa in pugno Messina»
http://www.tempostretto.it/8/index.php?location=articolo&id_articolo=8663
ma sulla rete ci sono molti altri link con l'analoga questione,
e ne ritrascrivo una brevissima parte "... «Il Csm – conclude Repici ... conferma il trend seguito nel 2008: i magistrati scomodi al potere vengono puniti, quelli comodi premiati».
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