domenica, luglio 09, 2006
Le liberalizzazioni - 2
Le licenze dei taxi
Per meglio intendere il motivo per cui l’attuale governo abbia inteso intervenire, tentando di liberalizzarlo, anche su questo importante settore attraverso il c.d. decreto legge Bersani, occorre far cenno, in via preliminare, ad alcuni dati relativi alle agevolazioni del tutto particolari concesse solamente a coloro che provvedono al trasporto di persone, effettuandolo a mezzo delle autopubbliche, i taxi.
1- dal 01 gennaio 2001 i taxisti ebbero a beneficiare della riduzione del 40 % sull’accisa normale stabilita per la benzina, gasolio, GPL e metano da recuperarsi come credito d’imposta nella misura del 60 % del totale;
2- uno sconto quanto meno del 20 % per l’acquisto di auto nuove, salvo migliori offerte più vantaggiose decise unilateralmente da alcune marche automobilistiche – nella specie dalla Mercedes Benz – con relativa rateazione ad interessi molto contenuti rispetto a quelli del mercato;
3- era previsto il divieto del cumulo delle licenze per il servizio taxi. In buona sostanza ogni persona fisica non poteva essere in possesso di più di una licenza il cui numero totale era contingentato, a seconda delle proprie necessità, da ogni singolo comune; in altre parole vigeva per i taxi il “ numero chiuso” che costituiva una vera e propria forma di monopolio garantito per legge in odio al principio della libera concorrenza.
Di fatto accadeva che nei comuni come Roma e Milano, i cui aeroporti vedono in Italia il maggior traffico aereo, si aveva il seguente numero di autopubbliche:
· Roma n. 5.900 pari al 2,19 % per ogni 1.000 abitanti;
· Milano n. 4.800 pari al 3,58 % per ogni 1.000 abitanti
contro i 21.000 di Londra, i 14.000 di Parigi dove le linee dei metrò è molto più articolata e diffusa sul territorio rispetto alle nostra due città italiane.
Il costo per una corsa di 5 chilometri :
a Roma tra i 19 ed i 20 euro;
a Milano 18 euro
contro l’equivalente di 11/12 euro a Londra ed i 14 euro di Parigi e l’equivalente di 16/17 euro di New York ed i 12/14 euro di Berlino e Madrid.
Per dirla alla Brunetta, economista in quota Forza Italia, questa manovra di liberalizzazione disposta dall’attuale governo conterrebbe “misure degne dell’Urss che umiliano i nostri elettori”!
Probabilmente Brunetta pur di fare il bastian contrario scorda che la normativa UE, ma il loro è stato sempre un governo antieuropeista, fa divieto, pena deferimento alla Corte di Giustizia, di mantenere posizioni di potere che limitino od addirittura eliminino la libera concorrenza che, detto tra di noi, contribuisce se non proprio all’abbattimento quanto meno al calmierare i prezzi anche nel campo dei servizi.
Dal titolo I di questo decreto legge si comprendono subito sia le motivazioni che hanno spinto il governo ad elaborare delle norme innovative in alcune materie che l’urgenza della loro introduzione, e da qui il ricorso al decreto legge piuttosto che ad una legge ordinaria.
Il surrichiamato titolo parla chiaro: “MISURE URGENTI PER LO SVILUPPO, LA CRESCITA E LA PROMOZIONE DELLA CONCORRENZA E DELLA COMPETITIVITA’, PER LA TUTELA DEI CONSUMATORI E PER LA LIBERALIZZAZIONE DI SETTORI PRODUTTIVI”.
Il tutto nel rispetto degli articoli 43, 49, 81, 82 e 86 del Trattato istitutivo della Comunità Europea, vero sig. Brunetta ? Anche se a Brunetta risulta che in URSS non esisteva allora una siffatta normativa comunitaria che il governo di centrodestra ha sempre eluso sotto tutti i punti di vista.
Ma è interessante esaminare la norma di cui all’art. 6 del decreto legge in parola ( Deroga al divieto di cumulo di licenze per il servizio di taxi), anche se a seguito di un recentissimo accordo parrebbe che, relativamente a questo benedetto cumulo che si voleva abolire, siano state concordate tra governo e sindacati di categoria alcune variazioni non ancora illustrate.
Così recita l’art. 6:
1.Al fine di assicurare agli utenti del servizio taxi una maggiore offerta, in linea con le esigenze della mobilità urbana, all’art. 8 della legge 15 gennaio 1992, n. 21, dopo il comma 2 è aggiunto il seguente:
2bis.Fatta salva la possibilità di conferire nuove licenze secondo la vigente programmazione numerica, i Comuni possono bandire pubblici concorsi, nonché concorsi riservati ai titolari di licenza taxi, in deroga alle disposizioni di cui ai commi 1 e 2, per l’assegnazione a titolo oneroso di licenze eccedenti la vigente programmazione numerica. Nei casi in cui i comuni esercitino la facoltà di cui al primo periodo, i soggetti assegnatari delle nuove licenze non le possono cedere separatamente dalla licenza originaria. I proventi derivanti dall’assegnazione a titolo oneroso delle nuove licenze sono ripartiti, in misura non superiore all’80 per cento e non inferiore al 60 per cento, tra i titolari di licenza taxi del medesimo comune che mantengono una sola licenza. In ogni caso i titolari di licenza devono esercitare il servizio personalmente ovvero avvalersi di conducenti iscritti nel ruolo di cui all’art. 6, il cui contratto di lavoro subordinato deve essere trasmesso all’amministrazione vigilante entro le ore 24 del giorno precedente il servizio.. I comuni possono altresì rilasciare titoli autorizzatori temporanei, non cedibili, per fronteggiare eventi straordinari”.
Tutto qui, i comuni “possono” non devono, i proventi derivanti dall’acquisto a titolo oneroso della seconda licenza vanno da un minimo del 60 per cento sino al massimo dell’80 per cento ai titolari di una sola licenza, c’è la possibilità con la seconda licenza di dare lavoro a qualche autista professionale rimasto disoccupato.
La libera concorrenza agevolerà il calo delle tariffe ma non solo, elimineranno quei trucchetti da furbetti cui ricorrono spesso molti taxisti in molte città come per esempio se il percorso richiesto è breve “scusi sono stato già chiamato per un servizio”, tassametro con indicato un importo alquanto alto perché “mi trovavo lontano da qui” e così via.
Certo è dura eliminare molte “posizioni di potere” ma le liberalizzazioni, oltre che volute dalla UE, facevano parte del programma del centrosinistra ed andavano quindi messe in atto, volenti o nolenti.
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