mercoledì, gennaio 30, 2008

Pillole in libertà

in libertà.
VIGILATA ?


NON SI SA MAI !
Art.21
della
COSTITUZIONE
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione…”.
Questo principio fondamentale sancisce un diritto assoluto irrinunciabile perchè su di esso, presso ogni nazione civile, si basa la vita di una vera democrazia.
Pur essendo ancor oggi vigente è stato un precetto più volte spudoratamente violato in tempi anche molto recenti, mettendo il bavaglio non solo a prestigiosi giornalisti, attori, cantanti, valenti intrattenitori televisivi,


ma anche a semplici cronisti tanto che per avere notizia di alcuni episodi riguardanti molti personaggi, politici e non, siamo stati costretti a ricorrere alla lettura della stampa straniera o di quella locale, là dove un'unica persona impersonava tutti i ruoli.
Viene difficile a chiunque spiegarsi il perché un personaggio politico possa offendere impunemente più di undicimilioni di persone ed invece non sia possibile ad almeno uno di questi di replicargli per le rime.
Un giovane, per la verità, che ebbe per puro caso la sventura di incontrarlo lungo i corridoi del Tribunale di Milano, lo invitò ad andare a farsi giudicare, apostrofandolo con l’epiteto di “buffone” o “puffone”: non si è capito bene, ma ciò non ha importanza.
Invitare i carabinieri ad identificarlo e proporre subito una doppia querela contro l’audace suo interlocutore fu quasi un tutt’uno.
Una querela in nome proprio ed una seconda, facendola presentare all’Avvocatura di Stato per il vilipendio della carica da lui impersonata, cioè come capo del governo.
In primo grado il giovane venne condannato con un’ammenda per l’offesa rivolta alla persona mentre fu assolto per l’altra ipotizzata solo dal tronfio personaggio con il risultato che lo Stato - cioè noi tutti inconsapevolmente coinvolti dal borioso personaggio politico - fu condannato a pagare allo Stato - con i soldi nostri direbbe il direttore de Il Giornale di famiglia quando gli fa comodo scriverlo – le spese del giudizio.
In grado d’appello la sentenza venne confermata in toto ma la Corte di Cassazione mise fine alla inutile e vanitosa querelle, assolvendo in via definitiva il “presunto” oltraggiante.

E’ di questi giorni un’altra sentenza sul tema da parte della Suprema Corte, depositata in data lo scorso 28 gennaio, secondo la quale non è reato dare durante un’assemblea del “buffone e del ridicolo” al proprio sindaco per non aver mantenuto alcune promesse fatte pubblicamente ai cittadini da lui amministrati.
Secondo voi Berlusconi aveva mantenuto o stava ,mantenendo le promesse di cui al
“CONTRATTO CON GLI ITALIANI”
nel corso della trasmissione vespasiana-o ?
Nel corso dell’ultima campagna elettorale che lo vide soccombere
l’identico personaggio Berlusconi, pur mutato fisicamente per una serie di trapianti e trattamenti estetici sopraf-fini definì come
COGLIONI
tutti coloro che non avessero votato per lui.
Pronta la risposta, prima con un manifesto

e, quindi, con il contributo dei tanti giovani messi a terra dalla Legge 30, con il voto.
A breve avremo nuove elezioni politiche e non riesco a pensare che quegli stessi giovani e gli altri che nel frattempo si sono aggiunti a loro nel precariato universale dell’attuale mondo del lavoro abbiano a votare chi volle fortissimamente quella legge modello USA.
Negli USA poteva andare anche bene perché, a quel tempo, chi entrava in conflitto con il proprio datore di lavoro gli poteva anche dare una sberla come ben servito, uscire, attraversare la strada e trovare seduta stante un altro posto dove poter lavorare.
Parrebbe però che anche lì le cose non vadano oggi tanto bene anche perché moltissime aziende, come anche alcune nostre, hanno preferito delocalizzare le proprie sedi lavorative in India od in Cina per il minor costo della manodopera.
Ho sentito dire in giro che quei giovani sono rimasti delusi dal governo Prodi perché non ha cambiato la legge 30 per loro penalizzante; è vero, non lo ha fatto perché la risicata maggioranza in Senato non prometteva il sicuro passaggio anche a causa di qualche malumore interno alla stessa coalizione che lo sosteneva…..fino ad un certo punto.
Però ha messo mano con la Finanziaria ad alcuni accorgimenti per mitigarne il forte impatto negativo di quel provvedimento, introducendo alcuni “ammortizzatori sociali”.
E poi, come si può aver fiducia di un tizio che un giorno ne dice una, un giorno un’altra, rifilando la colpa agli altri colpevoli di non aver capito bene le sue parole.
Ma il suo pensiero, aggiungo io, l’hanno ben compreso tutti coloro che ragionano con la loro testa.
E poi, per chiudere sia pure temporaneamente il discorso oggi, con l’assoluzione resagli dal Tribunale di Milano perché il reato di falso in bilancio non è più considerato reato ci dà la prova lampante della sua discesa in campo politico.
Al tempo dei fatti contestategli, anno 1980, lui i bilanci li aveva truccati ma una provvidenziale legge da lui voluta e presentata in Parlamento dai suoi legali eletti deputati nel 2002 riformò questo reato finanziario in maniera che, limitandolo solo alcuni precisi casi, finisse col liberare l’imputato Berlusconi da ogni possibile conseguenza di ordine penale.
Infatti, la legge penale così come :
- non ha effetto retroattivo per cui tizio non può essere imputato per un fatto che non era previsto come reato al tempo in cui ebbe ad agire ma divenuto penalmente rilevante per effetto dell’entrata in vigore di una norma successiva ;
- cancella del tutto il fatto reato se successivamente entra in vigore una norma che non lo considera reato qualora non sia di già intervenuta una sentenza definitiva di condanna. In buona sostanza viene applicata al reo la legge a lui più favorevole.
MA SUL FATTO CHE IL BILANCIO SIA STATO FALSIFICATO NON CI PIOVE.
LEGGE, COME ALTRE TIPO RIDUZIONE DEI TERMINI DI PRESCRIZIONE, APPROVATE AD USUM DEL-FINI.

Voltiamo pagina e passiamo a FINI, ex delfino ed ora reintegrato nel ruolo forse non proprio di delfino ma di stoccafisso, tanto resta fisso sulle proprie idee, per la sua coerenza indiscutibile.
LA LEGGE ELETTORALE
alias
PORCELLUM

Prima vota la legge-porcata di Calderoli, poi fa la campagna per i referendum che devono abolire la porcata che lui stesso ha votato, infine -quando i referendum vengono accettati- pretende che si vada a votare con la porcata.

Ed il Casini di casini ne combina molti; anche lui vive in piena confusione, ma la colpa non è sua ma alla sua labile memoria.
Lunedì 28 gennaio alle ore 10,45, dopo il colloquio con il Presidente della Repubblica, si dichiara disponibile a proporre un
“governo di pacificazione”.
Parte per Gerusalemme e da lì , il martedì 29 alle ore 17,40 – quasi 27 ore dopo - invia un dispaccio ripreso dall’ANSA:
CONTRORDINE CAMERATI
ELEZIONI IMMEDIATE.

Delle due l’una: o che la prospettiva di ritornare al potere ha dato alla testa dei due scudieri ovvero hanno ceduto alle lusinghe del loro proprietario.

POESIOLA
di
L. LITTIZZETTO

Muore lentamente
tanta bella gente
ma c’è anche e tu* lo sai
una banda di coglioni
che non muore mai.

* Berlusconi





martedì, gennaio 29, 2008

Cronache di ieri,oggi e domani ?

MA

DE
2

PARAFRASANDO IL CELENTANO della via GLUCK:
QUESTA NON E’ LA STORIA DI UNO DI NOI….
NE’ DI UNA FAMIGLIA COME LE NOSTRE

BENSI’

“Storia di un giornale di partito e di una bella famiglia come le altre"
raccontata dal Direttore del

Mauro Montanari.
In ossequio al mio motto
“il dovere di comunicare”
ve la giro così come l’ho tratta dal sito internet di questa pubblicazione, affinchè possiate trarre alcune conclusioni su uno, non sono pochi purtroppo, dei casi in cui importanti famiglie, attraverso la politica, riescono a crearsi dei veri e propri centri di potere assoluto in una regione; e non solo.
Non si muove foglia se non c’è il preventivo ok di chi comanda.

Ed eccovi l’articolo
“Il Ministro della Giustizia (ora, sua sponte, ex -ndr), Clemente Mastella e sua moglie Sandra Lo Nardo hanno due figli:
Elio e Pellegrino.
Pellegrino è sposato a sua volta con Alessia Camilleri.
Una bella famiglia come le altre, ma con qualcosa in più.
Per sapere cosa, partiamo dal partito di Clemente che, come i più informati sanno, si chiama Udeur.
L'Udeur, in quanto partito votato dall'1,4% degli italiani adulti, ha diritto ad un giornale finanziato con denaro pubblico.
Si chiama "Il Campanile", con sede a Roma, in Largo Arenula 34; il giornale tira circa 5000 copie, ne distribuisce 1500, che in realtà vanno quasi sempre buttate.
Lo testimoniano al collega Marco Lillo dell'Espresso, che ha fatto un'inchiesta specifica, sia un edicolante di San Lorenzo in Lucina, a due passi dal Parlamento, sia un'altro nei pressi di Largo Arenula.
Dice ad esempio il primo:
"Da anni ne ricevo qualche copia. Non ne ho mai venduta una, vanno tutte nella spazzatura!".
A che serve allora - direte voi - un giornale come quello?
Serve soprattutto a prendere contributi per la stampa.
Ogni anno “Il Campanile” incassa 1.331.000 euro!E che farà di tutti quei soldi, che una persona normale non vede in una vita intera di lavoro?
- insisterete ancora voi - che farà?Anzitutto l'editore, Clemente Mastella, farà un contratto robusto con un giornalista di grido,
un giornalista con le palle, uno di quelli capace di dare una direzione vigorosa al giornale, un opinionista, insomma.
E così ha fatto.
Un contratto da 40 mila euro all'anno.
Sapete con chi?
Con Mastella Clemente, iscritto regolarmente all'Ordine dei Giornalisti, opinionista e anche segretario del partito.
Ma è sempre lui, penserete.Che c'entra? Se è bravo.. non vogliamo mica fare discriminazioni antidemocratiche.
Ma andiamo avanti...Dunque, se si vuol fare del giornalismo serio, bisognerà essere presenti dove si svolgono i fatti, nel territorio, vicini alla gente.
Quindi sarà necessario spendere qualcosa per i viaggi.
Infatti “Il Campanile” ha speso, nel 2005, 98mila euro per viaggi aerei e trasferte.
Hanno volato soprattutto Sandra Lonardo Mastella, Elio Mastella e Pellegrino Mastella, nell'ordine.
Tra l'altro, Elio Mastella è appassionato di voli.
Era quello che fu beccato mentre volava su un aereo di Stato al Gran Premio di Formula Uno di Monza, insieme al padre, Clemente Mastella, nella sua veste di amico del vicepresidente del Consiglio, Francesco Rutelli.
Ed Elio Mastella, che ci faceva sull'aereo di Stato?
L'esperto di pubbliche relazioni di Rutelli, quello ci faceva!
Tornando al giornale...
Le destinazioni.
Dove andranno a fare il loro lavoro i collaboratori de “Il Campanile”?
Gli ultimi biglietti d'aereo (con allegato soggiorno) l'editore li ha finanziati per Pellegrino Mastella e sua moglie Alessia Camilleri Mastella, che andavano a raggiungere papà e mamma
a Cortina, alla festa sulla neve dell'Udeur.
Siamo nell'aprile del 2006.
Da allora -assicura l'editore- non ci sono più stati viaggi a carico del giornale.
Forse anche perché è cominciata la curiosità del magistrato Luigi De Magistris, sostituto procuratore della Repubblica a Catanzaro (ex anche lui ma non per sua volontà –ndr), il quale, con le inchieste Poseidon e Why Not, si avvicinava ai conti de “Il Campanile”.Ve lo ricordate il magistrato De Magistris?
Quello a cui il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, mandava tutti quei controlli, uno ogni settimana, fino a togliergli l'inchiesta?
Ve lo ricordate?
Bene, proprio lui!Infine, un giornale tanto rappresentativo deve curare la propria immagine.Infatti Il Campanile ha speso 141 mila euro per rappresentanza e 22 mila euro per liberalità, che vuol dire regali ai conoscenti.
Gli ordini sono andati tra gli altri alla Dolciaria Serio e al Torronificio del Casale, aziende di Summonte, il paese dei cognati del ministro: Antonietta Lonardo (sorella di Sandra) e suo marito, il deputato Udeur Pasquale Giuditta.Ma torniamo un attimo agli spostamenti.
La Porsche Cayenne (4000 di cilindrata) di proprietà di Pellegrino Mastella fa benzina per 2.000 euro al mese, cioè una volta e mezzo quello che guadagna un metalmeccanico.Sapete dove?
Al distributore di San Giovanni di Ceppaloni, vicino a Benevento, che sta proprio dietro l'angolo della villa del Ministro, quella con il parco intorno e con la piscina a forma di cozza.
E sapete a chi va il conto?
Al giornale “Il Campanile”, che sta a Roma.
Miracoli dell'ubiquità.La prossima volta vi racconto la favola della compravendita della sede del giornale.
A quanto è stata comprata dal vecchio proprietario, l'Inail, e a quanto è stata affittata all'editore, Clemente Mastella.
Chi l'ha comprata, chiedete?Due giovani immobiliaristi d'assalto: Pellegrino ed Elio Mastella”.

Il mio commento

Elio e le mani tese

Parcheggi abusivi, applausi abusivi,

villette abusive, abusi sessuali abusivi;

tanta voglia di ricominciare abusiva.
Appalti truccati, trapianti truccati,

motorini truccati che scippano donne truccate;

Italia si', Italia no, Italia bum, la strage impunita.

Puoi dir di si', puoi dir di no, ma questa e' la vita.

Quanti problemi irrisolti, ma un cuore grande cosi'.

Italia si', Italia no, Italia gnamme, se famo du' spaghi.

Italia sob, Italia prot, la terra dei cachi.

Perche' la terra dei cachi e' la terra dei cachi!

A Voi il vostro

lunedì, gennaio 28, 2008

Italia a picco


UN ECTOPLASMA CHE VA ED UNO CHE RITORNA

CONTRORDINE CAMERATI

Berlusconi, uno e quat(t)rino, fa, disfa e rifà partiti e coalizioni
in nome del popolo italiano senza però consultarlo almeno una volta:
lui propone e lui stesso dispone e guai a chi si oppone.
Diretto erede del personaggio che, nella foto sta alla sua sinistra per chi guarda: minaccia un’altra marcia su Roma, sotto il Quirinale, di milioni e milioni di italiani, sino a che il Capo dello Stato non scioglierà le Camere in modo da potersi tenere, seduta stante, nuove elezioni.
Minaccia lui e minaccia anche qualche altro del suo gruppo anche se ancora deve decidere se deve far uso dei fucili o delle cannonate.
Una gestione della democrazia fai da te che impone ai suoi sudditi, pronti sempre a dire signorsì nonostante che siano stati ultimamente beffeggiati pubblicamente davanti alle sue oceaniche folle.
Non mi hanno consentito di governare ed ho perso le ultime elezioni per colpa loro ebbe a dire attraverso le Tv a lui più congeniali e, quindi, anche da quella pubblica, Saccà accondiscendente: e vi pareva !
Adesso sono tornati tutti assieme, una specie di quadriglia all’ordine di “ne pas changer la dame”, compreso quel tal personaggio, già citato più sopra, che un tempo l’aveva definito “mafioso” ed adesso fa il suo


Che fa fare l’odore del vil danaro !
Ma oramai mafioso in più mafioso in meno che importa quando sono in giuoco i destini di Mediaset.
Comunque non è che il nuovo editto sia stato recepito da tutti i berluscones ; infatti Formigoni il 26 gennaio scorso ha parlato ancora del PDL sebbene fosse già stato dato per morto e seppellito dal capo; tuttavia quello che ha detto il governatore lombardo in tema di partiti che dovrebbero rimanere sulla scena politica sembra, tutto considerato, in parte condivisibile se non fosse che…..lo vedremo dopo.
da IL TEMPO
quotidiano destroso
Formigoni
«Sogno che Pd e Pdl vadano soli alle elezioni»
Ha parlato di un sogno ma le indicazioni sono tutt'altro che oniriche. Quelle elencate da Roberto Formigoni all'assemblea di Rete-Italia a Riva del Garda, dove oggi è annunciato l'arrivo di Silvio Berlusconi, sono una sorta di agenda politica per i prossimi mesi.
«Ho un sogno - ha detto tra gli applausi dei partecipanti all'assemblea di Rete-Italia - poter assistere a una competizione bipolare dove il Partito democratico e il Popolo delle libertà vadano da soli alle elezioni». Un sogno che deriva da un incubo:
«Che si ripeta a parte invertite quel blocco disastroso che ha caratterizzato il governo Prodi ma che nella scorsa legislatura ha indebolito anche il nostro governo». La dimensione onirica, come l'ha definita il presidente della Lombardia, è difficile che si tramuti in realtà ora che, con la caduta del governo Prodi, è iniziata la corsa alle elezioni:
«Mi rendo conto di questo, però le elezioni non possono bloccare questa prospettiva e il dialogo che si è aperto tra Berlusconi e Veltroni».
Se il sogno si avverasse, secondo Formigoni, sarebbe il Paese a trarne beneficio perchè «oggi prevale il potere di veto e la politica è condizionata dai poteri forti, dai giornali, dai finanzieri e dalle lobby. Non vorrei che Silvio passasse i primi quattro mesi del prossimo governo a mettere assieme i 18 alleati che poi opporrebbero il loro potere di veto».
Pubblicato nell’edizione de 27/01/200


Riprendo dal se………a capo dell’altra sponda non ci fosse Berlusconi la cui affidabilità, sin dall’inizio della sua discesa in campo, l’ha messa lui stesso a dura prova: in particolare mi riferisco, dopo tante buscherate, alla farsa inscenata col la Bicamerale e , di recente, con comportamenti che non trovano alcun riscontro presso altri uomini politici anche di mediocre levatura.
Oggi e bianco, domani nero e quindi blu, come le
Mille Balle di Marco Travaglio.
L’ultima poi è grandiosa.
La legge elettorale vigente è stata definita dal suo stesso estensore come “UNA PORCATA”; anche il suo capo era d’accordo per cui aveva maturato l’idea della necessità di cambiarla.
Ieri
AL VOTO AL VOTO
Anche con questa legge elettorale che è
BUONA !!!!!
L’UDC, titubante, parrebbe anch’essa disposta al voto immediato anche perché deve salvaguardare il proprio ex governatore siciliano da guai peggiori, dandogli così la possibilità di ottenere l’immunità parlamentare.
Cuffaro si è dimesso, dopo aver più volte annunciato che non se ne sarebbe mai andato via, non per rispetto della carica da lui ricoperta bensì perché oramai le elezioni, domani, dopodomani o tra qualche mese ci saranno.
Ricordiamoci che il sullodato governatore ha a suo carico un altro procedimento penale per concorso esterno ad attività mafiose relativamente ad altri episodi.
Un brutto colpo per molti, uno dei quali, celandosi vilmente nell’anonimato, ha lasciato su questo mio blog un commento il cui tenore fa ben intendere che si tratti di un esaltato.
Si riferisce a quanto ho scritto sul post
“LA CONDANNA di CUFFARO”.
Ve lo proporrò a parte con qualche commento, anche se di solito non uso interloquire con anonimi; ma lo ringrazierò perché mi ha fornito la controprova di come vanno le cose in alcune parti della Sicilia.
A presto, quindi.

PROVERBIO CINESE

NON SI PUO' TIRAR FUORI AVORIO DALLA BOCCA DI UN TOPO



domenica, gennaio 27, 2008

Per non dimenticare

70 ANNI FA VENIVANO EMANATE QUELLE
CHE PASSARANO ALLA STORIA COME LE
LEGGI RAZZIALI
ECCOVI LA PRIMA

DECRETO-LEGGE 17 novembre 1938-XVII, n.1728
Provvedimenti per la difesa della razza italiana
VITTORIO EMANUELE III PER GRAZIA DI DIO E PER LA VOLONTÀ DELLA NAZIONE RE D'ITALIA IMPERATORE D'ETIOPIA
Ritenuta la necessità urgente ed assoluta di provvedere; Visto l'art. 3, n. 2, della legge 31 gennaio 1926-IV, n. 100, sulla facoltà del potere esecutivo di emanare norme giuridiche; Sentito il Consiglio dei Ministri; Sulla proposta del DUCE, Primo Ministro Segretario di Stato, Ministro per l'interno, di concerto coi Ministri per gli affari esteri, per la grazia e giustizia, per le finanze e per le corporazioni; Abbiamo decretato e decretiamo:
CAPO I Provvedimenti relativi ai matrimoni
Art. 1. Il matrimonio del cittadino italiano di razza ariana con persona appartenente ad altra razza è proibito. Il matrimonio celebrato in contrasto con tale divieto è nullo.
Art. 2. Fermo il divieto di cui all'art. 1, il matrimonio del cittadino italiano con persona di nazionalità straniera è subordinato al preventivo consenso del Ministero per l'interno. I trasgressori sono puniti con l'arresto fino a tre mesi e con l'ammenda fino a lire diecimila.
Art. 3. Fermo il divieto di cui all'art. 1, i dipendenti delle Amministrazioni civili e militari dello Stato, delle Organizzazioni del Partito Nazionale Fascista o da esso controllate, delle Amministrazioni delle Provincie, dei Comuni, degli Enti parastatali e delle Associazioni sindacali ed Enti collaterali non possono contrarre matrimonio con persone di nazionalità straniera. Salva l'applicazione, ove ne ricorrano gli estremi, delle sanzioni previste dall'art. 2, la trasgressione del predetto divieto importa la perdita dell'impiego e del grado.
Art. 4. Ai fini dell'applicazione degli articoli 2 e 3, gli italiani non regnicoli non sono considerati stranieri.
Art. 5. L'ufficiale dello stato civile, richiesto di pubblicazioni di matrimonio, è obbligato ad accertare, indipendentemente dalle dichiarazioni delle parti, la razza e lo stato di cittadinanza di entrambi i richiedenti. Nel caso previsto dall'art. 1, non procederà nè alle pubblicazioni nè alla celebrazione del matrimonio. L'ufficiale dello stato civile che trasgredisce al disposto del presente articolo è punito con l'ammenda da lire cinquecento a lire cinquemila.
Art. 6. Non può produrre effetti civili e non deve, quindi, essere trascritto nei registri dello stato civile, a norma dell'art.5 della legge 27 maggio 1929-VII, n. 847, il matrimonio celebrato in violazione dell'art.1. Al ministro del culto, davanti al quale sia celebrato tale matrimonio, è vietato l'adempimento di quanto disposto dal primo comma dell'art.8 della predetta legge. I trasgressori sono puniti con l'ammenda da lire cinquecento a lire cinquemila.
Art. 7. L'ufficiale dello stato civile che ha proceduto alla trascrizione degli atti relativi a matrimoni celebrati senza l'osservanza del disposto dell'art. 2 è tenuto a farne immediata denunzia all'autorità competente.
CAPO II Degli appartenenti alla razza ebraica
Art. 8. Agli effetti di legge: a) è di razza ebraica colui che è nato da genitori entrambi di razza ebraica, anche se appartenga a religione diversa da quella ebraica; b) è considerato di razza ebraica colui che è nato da genitori di cui uno di razza ebraica e l'altro di nazionalità straniera; c) è considerato di razza ebraica colui che è nato da madre di razza ebraica qualora sia ignoto il padre; d) è considerato di razza ebraica colui che, pur essendo nato da genitori di nazionalità italiana, di cui uno solo di razza ebraica, appartenga alla religione ebraica, o sia, comunque, iscritto ad una comunità israelitica, ovvero abbia fatto, in qualsiasi altro modo, manifestazioni di ebraismo. Non è considerato di razza ebraica colui che è nato da genitori di nazionalità italiana, di cui uno solo di razza ebraica, che, alla data del 1í ottobre 1938-XVI, apparteneva a religioni diversa da quella ebraica.
Art. 9. L'appartenenza alla razza ebraica deve essere denunziata ed annotata nei registri dello stato civile e della popolazione. Tutti gli estratti dei predetti registri ed i certificati relativi, che riguardano appartenenti alla razza ebraica, devono fare espressa menzione di tale annotazione.Uguale menzione deve farsi negli atti relativi a concessione o autorizzazioni della pubblica autorità. I contravventori alle disposizioni del presente articolo sono puniti con l'ammenda fino a lire duemila.
Art. 10. I cittadini italiani di razza ebraica non possono: a) prestare servizio militare in pace e in guerra; b) esercitare l'ufficio di tutore o curatore di minori o di incapaci non appartenenti alla razza ebraica c) essere proprietari o gestori, a qualsiasi titolo, di aziende dichiarate interessanti la difesa della Nazione, ai sensi e con le norme dell'art. 1 R. decreto-legge 18 novembre 1929-VIII, n. 2488, e di aziende di qualunque natura che impieghino cento o più persone, nè avere di dette aziende la direzione nè assumervi comunque, l'ufficio di amministrazione o di sindaco; d) essere proprietari di terreni che, in complesso, abbiano un estimo superiore a lire cinquemila; e) essere proprietari di fabbricati urbani che, in complesso, abbiano un imponibile superiore a lire ventimila. Per i fabbricati per i quali non esista l'imponibile, esso sarà stabilito sulla base degli accertamenti eseguiti ai fini dell'applicazione dell'imposta straordinaria sulla proprietà immobiliare di cui al R. decreto-legge 5 ottobre 1936-XIV, n. 1743. Con decreto Reale, su proposta del Ministro per le finanze, di concerto coi Ministri per l'interno, per la grazia e giustizia, per le corporazioni e per gli scambi e valute, saranno emanate le norme per l'attuazione delle disposizioni di cui alle lettere c), d), e).
Art. 11. Il genitore di razza ebraica può essere privato della patria potestà sui figli che appartengono a religione diversa da quella ebraica, qualora risulti che egli impartisca ad essi una educazione non corrispondente ai loro principi religiosi o ai fini nazionali.
Art. 12. Gli appartenenti alla razza ebraica non possono avere alle proprie dipendenze, in qualità di domestici, cittadini italiani di razza ariana. I trasgressori sono puniti con l'ammenda da lire mille a lire cinquemila.
Art. 13. Non possono avere alle proprie dipendenze persone appartenenti alla razza ebraica: a) le Amministrazioni civili e militari dello Stato; b) il Partito Nazionale Fascista e le organizzazioni che ne dipendono o che ne sono controllate; c) le Amministrazioni delle Provincie, dei Comuni, delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza e degli Enti, Istituti ed Aziende, comprese quelle dei trasporti in gestione diretta, amministrate o mantenute col concorso delle Provincie, dei Comuni, delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza o dei loro Consorzi; d) le Amministrazioni delle aziende municipalizzate; e) le Amministrazioni degli Enti parastatali, comunque costituiti e denominati, delle Opere nazionali, delle Associazioni sindacali ed Enti collaterali e, in genere, di tutti gli Enti ed Istituti di diritto pubblico, anche con ordinamento autonomo, sottoposti a vigilanza o a tutela dello Stato, o al cui mantenimento lo Stato concorra con contributi di carattere continuativo; f) le Amministrazioni delle aziende annesse o direttamente dipendenti dagli Enti di cui alla precedente lettera e) o che attingono ad essi, in modo prevalente, i mezzi necessari per il raggiungimento dei propri fini, nonché delle società, il cui capitale sia costituito, almeno per metà del suo importo, con la partecipazione dello Stato; g) le Amministrazioni delle banche di interesse nazionale; h) le Amministrazioni delle imprese private di assicurazione.
Art. 14. Il Ministro per l'interno, sulla documentata istanza degli interessati, può, caso per caso, dichiarare non applicabili le disposizioni dell'art 10, nonché dell'art. 13, lett. h): a) ai componenti le famiglie dei caduti nelle guerre libica, mondiale, etiopica e spagnola e dei caduti per la causa fascista; b) a coloro che si trovino in una delle seguenti condizioni:
mutilati, invalidi, feriti, volontari di guerra o decorati al valore nelle guerre libica, mondiale, etiopica e spagnola;
combattenti nelle guerre libica, mondiale, etiopica, spagnola che abbiano conseguito almeno la croce al merito di guerra;
mutilati, invalidi, feriti della causa fascista;
iscritti al Partito Nazionale Fascista negli anni 1919-20-21-22 e nel secondo semestre del 1924;
legionari fiumani;
abbiano acquisito eccezionali benemerenze, da valutarsi a termini dell'art.16.
Nei casi preveduti alla lett. b), il beneficio può essere esteso ai componenti la famiglia delle persone ivi elencate, anche se queste siano premorte. Gli interessati possono richiedere l'annotazione del provvedimento del Ministro per l'interno nei registri di stato civile e di popolazione. Il provvedimento del Ministro per l'interno non è soggetto ad alcun gravame, sia in via amministrativa, sia in via giurisdizionale.
Art. 15. Ai fini dell'applicazione dell'art. 14, sono considerati componenti della famiglia, oltre il coniuge, gli ascendenti e i discendenti fino al secondo grado.
Art. 16. Per la valutazione delle speciali benemerenze di cui all'art. 14 lett. b), n. 6, è istituita, presso il Ministero dell'interno, una Commissione composta del Sottosegretario di Stato all'interno, che la presiede, di un Vice Segretario del Partito Nazionale Fascista e del Capo di Stato Maggiore della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale.
Art. 17. è vietato agli ebrei stranieri di fissare stabile dimora nel Regno, in Libia e nei Possedimenti dell'Egeo.
CAPO III Disposizioni transitorie e finali
Art. 18. Per il periodo di tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, è data facoltà al Ministro per l'interno, sentita l'Amministrazione interessata, di dispensare, in casi speciali, dal divieto di cui all'art. 3, gli impiegati che intendono contrarre matrimonio con persona straniera di razza ariana.
Art. 19. Ai fini dell'applicazione dell'art. 9, tutti coloro che si trovano nelle condizioni di cui all'art.8, devono farne denunzia all'ufficio di stato civile del Comune di residenza, entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto. Coloro che non adempiono a tale obbligo entro il termine prescritto o forniscono dati inesatti o incompleti sono puniti con l'arresto fino ad un mese e con l'ammenda fino a lire tremila.
Art. 20. I dipendenti degli Enti indicati nell'art.13, che appartengono alla razza ebraica, saranno dispensati dal servizio nel termine di tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
Art. 21. I dipendenti dello Stato in pianta stabile, dispensati dal servizio a norma dell'art.20, sono ammessi a far valere il diritto al trattamento di quiescenza loro spettante a termini di legge. In deroga alle vigenti disposizioni, a coloro che non hanno maturato il periodo di tempo prescritto è concesso il trattamento minimo di pensione se hanno compiuto almeno dieci anni di servizio; negli altri casi è concessa una indennità pari a tanti dodicesimi dell'ultimo stipendio quanti sono gli anni di servizio compiuti.
Art. 22. Le disposizioni di cui all'art.21 sono estese, in quanto applicabili, agli Enti indicati alle lettere b),c),d),e),f),g),h), dell'art.13. Gli Enti, nei cui confronti non sono applicabili le disposizioni dell'art.21, liquideranno, ai dipendenti dispensati dal servizio, gli assegni o le indennità previste dai propri ordinamenti o dalle norme che regolano il rapporto di impiego per i casi di dispensa o licenziamento per motivi estranei alla volontà dei dipendenti.
Art. 23. Le concessioni di cittadinanza italiana comunque fatte ad ebrei stranieri posteriormente al 1° gennaio 1919 si intendono ad ogni effetto revocate.
Art. 24. Gli ebrei stranieri e quelli nei cui confronti si applichi l'art.23, i quali abbiano iniziato il loro soggiorno nel Regno, in Libia e nei Possedimenti dell'Egeo posteriormente al 1° gennaio 1919, debbono lasciare il territorio del Regno, della Libia e dei possedimenti dell'Egeo entro il 12 marzo 1939-XVII. Coloro che non avranno ottemperato a tale obbligo entro il termine suddetto saranno puniti con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a lire 5.000 e saranno espulsi a norma dell'art.150 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con R. decreto 18 giugno 1931-IX, n. 773.
Art. 25. La disposizione dell'art.24 non si applica agli ebrei di nazionalità straniera i quali, anteriormente al 1° ottobrel938-XVI: a) abbiano compiuto il 65° anno di età; b) abbiano contratto matrimonio con persone di cittadinanza italiana. Ai fini dell'applicazione del presente articolo, gli interessati dovranno far pervenire documentata istanza al Ministero dell'interno entra trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
Art. 26. Le questioni relative all'applicazione del presente decreto saranno risolte, caso per caso, dal Ministro per l'interno, sentiti i Ministri eventualmente interessati, e previo parere di una Commissione da lui nominata. Il provvedimento non è soggetto ad alcun gravame, sia in via amministrativa, sia in via giurisdizionale.
Art. 27. Nulla è innovato per quanto riguarda il pubblico esercizio del culto e la attivita delle comunità israelitiche, secondo le leggi vigenti, salvo le modificazioni eventualmente necessarie per coordinare tali leggi con le disposizioni del presente decreto.
Art. 28. è abrogata ogni disposizione contraria o, comunque, incompatibile con quella del presente decreto.
Art. 29. Il Governo del Re è autorizzato ad emanare le norme necessarie per l'attuazione del presente decreto. Il presente decreto sarà presentato al Parlamento per la sua conversione in legge.
Il DUCE, Ministro per l'interno, proponente, è autorizzato a presentare relativo disegno di legge.
Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserto nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e farlo osservare.
Dato a Roma, addì 17 novembre 1938 - XVII
Vittorio Emanuele, Mussolini, Ciano, Solmi, Di Revel, Lantini

sabato, gennaio 26, 2008

Non fidarsi mai degli sconosciuti

UN SINGOLARE INCIDENTE STRADALE
MA ATTENZIONE UOMINI,
SIATE PRUDENTI

Parrebbe, a prima vista, trattarsi di una delle solite barzellette che non fanno ridere; in effetti è proprio così ma contiene una vera e propria lezione di vita, sia per gli uomini che per le donne che la leggeranno.
Saranno svantaggiati solamente gli uomini che non la leggeranno.
Ed ecco i fatti:
Un uomo e una donna si scontrano in un incidente automobilistico.

Le due auto sono distrutte, anche se nessuno dei due è ferito.
Riescono a strisciare fuori dalle macchine sfasciate e la donna dice all'uomo:

Non riesco a crederci: tu sei un uomo ... io una donna.
E ora guarda le nostre macchine:
sono completamente distrutte eppure noi siamo illesi.

Questo è un segno: il destino ha voluto che ci incontrassimo e che diventassimo amici e che vivessimo insieme in pace per il resto dei nostri giorni ..."

E lui: "Sono d'accordo: deve essere un segno del cielo!"

La donna prosegue: "E guarda quest'altro miracolo ... La mia macchina è demolita ma la bottiglia di vino

che avevo dentro non si è rotta.Di certo il destino voleva che noi bevessimo questo vino per celebrare il nostro fortunato incontro ..."
La donna gli passa la bottiglia, lui la apre, se ne beve praticamente metà e la passa a lei...
Ma la donna richiude la bottiglia senza berne neppure una goccia.

L'uomo le chiede: "Tu non bevi??"

E lei risponde: "No ... io aspetto che arrivi la Polizia Stradale ..."

venerdì, gennaio 25, 2008

Cronache dal domani

MA

IDE
Cronache dal domani
Anno 4000

L’ULTIMA CENA IN COMPAGNIA

Si narra che, ritenendo il vitto che passava il convento non soddisfacente e che il ruolo affidatogli gli andasse molto stretto, il protagonista di questa storia incominciò a pensare:
“Io non credo di passare alla storia per essere stato un ministro di questo governo; debbo quindi, per riuscire a farmi ricordare per tutta l’eternità, trasformarmi subito in qualcosa di diverso, indossando i panni di un qualcuno il cui nome, anche dopo duemila anni, è ancora oggi sulla bocca di tutti”.
Fu così che l’uomo ebbe ad assunse il ruolo reso celebre da
GIUDA ISCARIOTA.
Un tale voltafaccia scatenò a quel tempo un pandemonio, uno scossone talmente violento che causò la caduta di un palazzo,

quello romano denominato Palazzo Chigi.
Da quel momento dovette arrangiarsi al suo meglio possibile, mangiando non più in compagnia ma da solo,


cibandosi con i frutti dei suoi feudi molisani.
Ben conoscendo il detto secondo il quale
CHI NON MANGIA E BEVE IN COMPAGNIA E’ O UN LADRO OD UNA SPIA
Ma lui, per due considerazioni, era tranquillo sia perché voleva mangiare solo lui che per non essere né un ladro od una spia bensì solamente un modesto
TRADITORE
Questa nuova vita gli durò però per pochissimo tempo, neanche una settimana si disse allora, poiché il famelico appetito di costui , che per gli ingenui passava per un personaggio clemente, fece sì che le scorte cibarie accumulate in tanti anni di militanza parapolitica si esaurissero.
Andò quindi in giro bussando sull’uscio di coloro che l’avevano sempre adulato ma nessuno si curò di aprirgli; un brutto colpo per l’uomo oramai evitato da tutti, qual fosse un monatto.
Affermava di sapere di tutto, citava nelle sue esternazioni ad occhi stralunati anche alcuni versi, quelli che a lui facevano comodo, di una poesia di Pablo Neruda, ma aveva una corta memoria;
aveva dimenticato che coloro che tradiscono un patto, un giuramento, dei colleghi e gran parte di un popolo sono stati sempre cacciati via da ogni consesso civile, come si fa con i cani in chiesa.
Quindi niente Vaticano ma neanche presso la sponda dove ogni giorno un partito cambiava nome; qui poi non c’era più posto, così gli venne detto da un tizio di cui nessuno ricorda più il nome su ordine di un altro dimenticato da Dio e dagli uomini.
Alla fine il ras dei ras, mosso da una finta compassione, chiamò l’ideatore dei suoi precedenti pseudo partiti per chiedergli di crearne uno nuovo di zecca che avrebbe dovuto prendere, almeno temporaneamente, il posto del precedente per poter infilargli dentro un neo adepto.


E così avvenne che quest’ultimo finì, spinto da Fini e Casini, nella vasca ideata dal fondatore dei berluscones, scomparendo dalla faccia della terra senza lasciare alcuna traccia di sé, altro che ricordarlo per l’eternità.
A noi posteri rimane solamente questa vignetta, gelosamente conservata da uno che, a quanto pare, sembrerebbe che abbia assistito in diretta televisiva l’intera seduta tenuta il 24 gennaio 2008 presso il Senato della Repubblica Italiana, ridotto ad un vergognoso bivacco organizzato da molti ultras della politica con tanto di aggressioni non solo verbali ma anche fisiche con contorno di uno sputo in faccia.
Costoro, tra i quali molti diretti discendenti di un regime totalitario che ebbe a governare l’Italia per un ventennio, avevano poi avuto il coraggio di assumere il ruolo di garanti della vita civile democratica.
Bell’esempio che hanno dato ai nostri giovani ed a chi, in tutto il mondo ha potuto vedere in televisione gli spezzoni relativi a questi episodi e sentire gli schiamazzi della destra e della Lega quando parlavano sia Prodi che i senatori dell’Unione; la peggior curva di uno stadio occupata da scalmanati.
Bell’esempio da persone sulla cui maturità avevano fatto conto i Padri della nostra Repubblica.
Ho spulciato vecchi archivi, sia pure mal custoditi, nei quali sono conservati gli atti parlamentari riguardanti tutte le sedute di quella che venne chiamata
ASSEMBLEA COSTITUENTE
Mi ero chiesto il motivo del perché fosse stato introdotto un sistema bicamerale sulla base del quale ogni provvedimento approvato da una Camera dovesse, prima di essere promulgato, passare all’altra per ottenerne anche la sua approvazione.
Si creavano in tal modo molte perdite di tempo per non parlare poi della circostanza che se la seconda Camera correggeva o sostituiva parte di uno o più articoli ovvero ne introduceva dei nuovi, il provvedimento legislativo doveva necessariamente ritornare alla Camera che l’aveva congedato per prima per essere definitivamente approvato con una seconda votazione; salvo che venisse ancora ritoccata anche in quest’ultima sede con la conseguenza di un ulteriore dietrofront.
Si disse che il Senato dava garanzie di saggezza, essendo i senatori più anziani dei deputati; diversificata era allora, come oggi ma con un abbassamento dei limiti previgenti, l’età necessaria per godere del diritto dell’elettorato attivo e passivo nelle elezioni per la Camera dei deputati che per il Senato.
Dopo la caduta del fascismo ed in una democrazia repubblicana appena nata dalle ceneri di una sciagurata guerra mondiale, quell’accorgimento poteva anche considerarsi una regola di tutto rispetto, ma dopo 60 anni ?
Anche se lo spirito del fascismo in Italia non è mai morto in quanto ha continuato ad aleggiare con continuità, penetrando in ogni anfratto della vita civile, pur essendo un refuso di un tempo lontano; faceva, comunque, da baluardo al suo ritorno in massa l’anima della democrazia assorbita da oltre mezzo secolo dalla maggioranza del popolo italiano.
I veri pericoli per la democrazia furono però anche altri, personificati da elementi che con mezzi leciti ed illeciti hanno cercato, buttandosi in politica per far credere di lottare per gli interessi di tutti, di riempire, riuscendoci, le proprie saccocce a danno di quelle dell’intera comunità nazionale.
Un brutto esempio che contribuì a far notevolmente abbassare il livello etico-morale della nazione.
“Avanti popolo alla riscossa, bandiera rossa bandiera rossa…..”
cantavano gli aderenti al Partito Comunista Italiano ma
dalla fine del XX° secolo per continuare nel XXI°
lo stesso slogan, cambiando il colore della bandiera in azzurro, venne usato da un personaggio che, con l’aiuto di una coorte di fedelissimi servitori, scese necessariamente in politica, essendo uscito di scena il suo santo protettore, per salvarsi dalla bancarotta e dal carcere.
Ci riuscì con le buone e le cattive, ricreando per prima cosa quel culto della personalità di staliniana memoria e plagiando la mente di molti italiani.
Ma non finì qui perchè riuscì anche, nonostante i comunisti da lui accusati di tutto, a diventare l’uomo più ricco d’Italia.
E’ passato oramai molto tempo e di lui si ricordano solamente, per bocca dei pronipoti dei pronipoti di allora di quanti soffrirono a quei tempi,
LE MIGLIAIA DI BALLE
che propinava giorno dopo giorno
URBI ET ORBI
Già, a proposito di orbi nella lingua non latina ma in quella del dolce stil novo; proprio loro hanno favorito che costui si impadronisse di tutto quanto lui volesse, anche, senza sborsare un centesimo, delle loro menti.

giovedì, gennaio 24, 2008

La condanna di Cuffaro

CHI SI ACCONTENTA GODE

(che poi può tradursi all’atto pratico col mio detto secondo il quale è preferibile subire
un calcio sul sedere che una pedata sulle palle).

Così sentenzia un nostro vecchio detto popolare, ma, ritengo che ciò valga solamente in alcune speciali occasioni in quanto, oggi in modo particolare, per avere il minimo di ogni cosa si deve sempre lottare per cercare il massimo, tanto è duro il percorso della vita di ogni persona onesta.
Ma, anche se un recente episodio suscita allo stesso tempo ilarità e incredulità, tanto da indurre molti a non crederci, c’è oggi una persona che si dichiara strafelice per aver ottenuto il minimo, quello della pena!
Siamo a Palermo in un’aula dove si è da poco concluso il primo grado di uno dei tanti processi intentati contro esponenti della mafia o suoi fiancheggiatori e si è in attesa della lettura del dispositivo della sentenza; la singolarità del caso è che nelle vesti di imputato si trova il Governatore della Regione Sicilia.
Entra la Corte, i tre magistrati si accingono a prendere posto sull’alto della loro pedana con passo deciso, scuri in volto, un’espressione truce che parrebbe anticipare la pronuncia da parte del Presidente di una pesante condanna.
L’imputato in parola (favoreggiamento aggravato alla mafia
e
violazione di segreto d’ufficio)
Salvatore Cuffaro,
in arte Totò vasa vasa perché bacia tutti coloro che incontra anche per strada e lo adulano,
ha un brutto presentimento e pensa tra sé e sé:
”MINCHIA, MI FUTTIERU”.
Il Presidente della Terza Sezione Penale presso il Tribunale di Palermo, Vittorio Alcamo, incomincia la lettura della sentenza:
“ Visti gli articoli……..del codice penale e gli articoli ……del codice di procedura penale…..
CONDANNA
Salvatore Cuffaro alla pena della reclusione di anni 5 e l’interdizione dai pubblici uffici per l’intera durata della pena…..
Scoppia in aula il finimondo, urla di gioia, baci – qui il Totò non smentisce il suo nome d’arte – salti, ideali cin-cin in segno di giubilo, quasi fosse la festa di santa Rosalia.
Certo, chi si aspettava una condanna a 14 anni di reclusione che avrebbe causato la sua morte politica, la pena comminatogli in sentenza non poteva che procurargli una gioia infinita, pari a quella che lui aveva procurato, comunicando loro notizie riservate e protette dal segreto d’ufficio, a fior di mafiosi quali Giuseppe Guttadauro , Salvatore Aragona, Vincenzo Greco e Domenico Miceli e Michele Aiello.
In buona sostanza il Tribunale ha ritenuto che “favorire” singolarmente alcuni personaggi con la comunicazione di notizie attinenti ad indagini investigative da parte della Polizia giudiziaria relative a procedimenti penali in corso, non equivale al favorire la “mafia”; pertanto, trattandosi di un semplice favoreggiamento, non è stata riconosciuta come valida, e quindi non accolta, la contestata aggravante definita come “favoreggiamento aggravato alla mafia”.
Il tutto nonostante che alcune “soffiate” riguardassero segretissime indagini in corso volte alla cattura di Bernardo Provenzano.
L’errore, a mio parere , è stato quello del cambiamento effettuato dalla Procura, su indicazione del nuovo Procuratore capo che aveva preso il posto di Caselli, dell’iniziale impostazione accusatoria, che conteneva il “concorso esterno in associazione mafiosa”, riducendola come aggravante del reato di rivelazione di segreti d’ufficio ora non riconosciuta dal Tribunale.
Michele Aiello, ex manager della sanità privata palermitana e di Bagheria, si è invece beccato i 14 anni di reclusione per associazione mafiosa, rivelazione ed utilizzazione di segreto d’ufficio.
In molti cercano di capire ma non ci riescono; si ritiene che i giudici, per giungere ad una siffatta soluzione, si siano posti la seguente domanda:
come poteva sapere l’imputato, nato cresciuto e pasciuto in Alto Adige, che i suoi amici siculi con i quali spesso interloquiva anche telefonicamente, fossero dei fior di mafiosi ?
Ma il prevenuto era nato, cresciuto e pasciuto – in ogni accezione del termine – a Palermo; misteri rimasti per adesso in camera di consiglio che verranno sicuramente svelati nella motivazione di questa singolare sentenza.
L’after day del Totò liberato dall’incubo è stato festeggiato, essendo a lui proibito, quale vice-rè, lo sparo dei cannoni riservato ai soli regnanti, con festino a base di cannoli.
Cannolate al posto delle cannonate!
Un giorno di pura follia per dimenticare che:
1- la Procura Generale stava già studiando da subito i motivi d’appello da presentare avverso questa sentenza che, purtroppo, fornisce la traccia di un “modus operandi” per colludere con la mafia senza subire gravose condanne;
2- Il siculo Totò ha a suo carico un’altra indagine, quella di concorso esterno in associazione mafiosa, a suo tempo archiviata, ma riesumata dal Procuratore Capo Francesco Messineo dopo la sua recente nomina al vertice della Dda palermitana.
Chi vivrà vedrà.
La stampa italiana, a seconda della diversa tendenza politica , ha fornito ai lettori vari commenti su questo episodio mentre tra gli schieramenti politici c’è chi ha fatto quadrato attorno al loro caro Totò, in quota UDC, mentre gli altri, compresa Forza Italia siciliana, ha chiesto le dimissioni.
Ma oggi come oggi chi ha il coraggio civico e morale abbandonare il proprio posto di potere.
Dopo la lettura della sentenza Cuffaro ha subito dichiarato che non aveva alcuna intenzione di dimettersi, anzi ha soggiunto che l’indomani si sarebbe recato di buon mattino al suo posto di lavoro; alcuno maligni sussurrano che è stato attaccato al telefono tutto il giorno ma non è dato di sapere a chi telefonasse !
Il centrodestra dall’avvento al governo del centrosinistra blatera incessantemente che l’esecutivo retto da Prodi ha dato e sta dando al mondo intero una pessima immagine dell’Italia; anche quello di centrodestra che governa la Sicilia prava ne sia questo commento sull’affare Cuffaro del
NEW YORK TIMES
GALERA PER IL GOVERNATORE CHE AIUTO’ LA MAFIA
Un bell' epitaffio, tanto sintetico quanto eloquente !
Perché sprecare altre parole per questo tipo di politico ?

mercoledì, gennaio 23, 2008

Il Bel Paese, mah...

FURBI o PREDATORI ?
per non dir di peggio
Seconda parte

Mi ero riservato nella prima parte di parlare del problema relativo al comparto
SANITA’
oggi eufemisticamente rinominata come
SALUTE

che da parecchi anni fagocita in maniera lecita, ma anche e soprattutto illecita, la gran parte delle nostre risorse economiche.
L’articolo redatto da Paolo Biondani, pubblicato su L’Espresso, indica alcuni importanti dati relativi al 2007 dalla cui lettura ciò che dovrebbe costituire uno scandalo è, in principal modo, la somma bruciata da questo settore: siamo oramai giunta sulla soglia dei
98 miliardi di euro
Vedremo e giudicheremo se siano stati spesi bene o male.
Ma prima di addentrarci in questa disamina mi sembra opportuno dare un breve scorcio su quanto è accaduto in passato poiché è la pietra miliare, con alcuni grossi scandali scoppiati in un passato non molto remoto a ben vedere ed alquanto recente, da cui è partita l’enorme crescita del monte risorse speso in maniera non sempre comprensibile, anche a tener conto dell’invecchiamento della popolazione.
Prendo a mo’ d’esempio tre grandi regioni alquanto rappresentative anche perché dislocate una al nord, l’altra al centro e, l’ultima, la Sicilia.
E’ da tener presente che ì costi delle regalie – regali di oggetti di elevato valore o mazzette – dispensate a chi in questo comparto poteva decidere, a vari livelli – medici di base, primari ospedalieri, direttori sanitari, economi - un qualcosa le case farmaceutiche o costruttrici di macchinari per la sanità, non potendole naturalmente dedurre dalle spese di gestione, venivano caricate sui fruitori di medicine, di accertamenti diagnostici o di spedialità.
Ai malati in definitiva, che subivano anche l’imposizione di ticket divenuti sempre più onerosi nel tempo e l’aumento del costo dei farmaci non dispensati dal Servizio Sanitario Nazionale.
Non a caso, in breve tempo, il costo dei farmaci in Italia è divenuto ed è tutt’ora il più alto a livello europeo, nonostante la “lenzuolata” di Bersani che ha prodotto una certa concorrenza tra le varie farmacie con applicazione di sconti ancora risibili mentre qualcosa di più hanno fatto le varie farmacie comunali ed i supermarket relativamente alle medicine da banco.
Per non parlare poi di :
- quegli ospedali costruiti ma mai inaugurati, ridotti oggi a ruderi, di macchinari acquistati divenuti obsoleti senza essere stati mai usati sia per incapacità degli addetti che per il mancata apertura del reparto;
- dei farmaci costosissimi dispensati ad iosa da molti medici di base anche se privi di capacità terapeutiche, farmaci questi che circolavano solamente in Italia in quanto nelle altre nazioni, verificata l’inutilità degli stessi, erano stati cancellati dai prontuari (caso Poggiolini);
- delle lunghe liste di accertamenti diagnostici – molti dei quali mai effettuati ma con richiesta di pagamento alla Regione – (caso Poggi Longostrevi in Lombardia - cui sottoporsi, in mancanza di una accurata visita del medico di base, prima di ottenere una diagnosi e, quindi, precise indicazioni sulla cura da seguire effettuare prima di dare la cura definitiva.
Si dava al paziente l’impressione che tutto funzionasse a meraviglia mentre quello che realmente funzionava era il gonfiarsi delle tasche di tutta una serie di personaggi, anche di quelli che con la sanità non aveva nulla a che fare.

LOMBARDIA
Formigoni imperante
DaLa Padania del 19 01 1998
Il Pirellone avrebbe fatto a Don Verzè, patron del San Raffaele ed amico di Berlusconi, un regalo miliardario attraverso una convenzione relativa ad un cheeck-up per i dipendenti e loro familiari ad un costo di 490.000 lire, rimborsabili dalla stessa Regione”.
Il costo ipotetico ammonterebbe circa 4miliardi ed 800milioni di lire.
Certamente non tutti si sono sottoposti a questo esame generale ma il fatto in sé avrebbe dovuto rendere l’idea di come la Sanità era gestita in Lombardia.
Altra bella pagina è quella della tanta strombazzata, attraverso manifesti, inserzioni e l’istituzione di un numero verde, riforma sanitaria regionale.
Nulla di strano se non fosse che
il lancio della suddetta riforma, il cui costo, pagato integralmente dalla Regione, fu di 240 milioni di lire, avvenne durante la campagna elettorale per l’elezione del Consiglio Regionale del 1997 e che questa riforma non era ancora passata al vaglio del ministero competente che avrebbe anche potuto bocciarla !
Una primizia a scopo elettorale, come potrebbe essere diversamente definita ?
Si arriva così poco a poco a quella che doveva essere, in regime di concorrenza, la parità di servizi tra pubblico e privato.
Un’enorme buffonata, valutate voi:
- il sevizio pubblico doveva giustamente sottostare a regole e vincoli ben precisi , vedasi voci assunzioni del personale, acquisti e programmazione interna;
- il servizio privato aveva poco o nulla cui sottostare, in pratica gli erano state lasciate le mani libere;
- il servizio pubblico aveva l’esclusivo carico del mantenimento dei Pronto Soccorso, rianimazione, terapie intensive, ecc…;
- il servizio privato tutte le altre attività a basso rischio ed impegno come per esempio la “bassa chirurgia”.
Costi differenti naturalmente ed è proprio così che tra i costi medi giornalieri di una spedialità erano maggiori nel pubblico rispetto a quelli del privato, ma non per la carente efficienza dell’organizzazione della sanità pubblica bensì per l’alto costo dell’attività di propria competenza.
Sta di fatto che nel giro di un anno si ebbe a registrare un aumento del 50 % del numero delle spedialità “private” col risultato di far lievitare la spesa sanitaria globale sino ad arrivare a ben 1.200 miliardi di lire; alcuni, tra i quali anche l’allora ministro Rosy Bindi, dissero che la cifra esatta si aggirava attorno ai 2.729 miliardi.
Venne così ad evidenziarsi, nonostante che il maggior costo della spesa fosse solamente a carico della sanità pubblica per le sue prestazioni di alta professionalità, come l’esistenza effettiva dell’ enorme divario tra il costo della sanità privata rispetto a quella pubblica fosse, quindi , addebitabile principalmente ad alcune prerogative concesse alla prima come, per esempio, la mancanza di un limite di spesa.
Bastava, poi, la sola richiesta di un medico di base – senza alcuna autorizzazione preventiva del servizio pubblico che un tempo era prevista – per dar corso ad un qualsiasi ricovero ovvero ad accertamenti diagnostici presso centri privati.
Su questo solco si innesta lo scandalo Poggi Longostrevi.
Che strana coincidenza:
Poggi-olini, Poggi-oreale, il carcere dove costui finì – Poggi Longostrevi.
Parlando della sanità lombarda, soffermiamoci per adesso su quest’ultimo, al centro dello scandalo per prestazioni mai eseguite ma chieste in pagamento alla Regione che determinò un’inchiesta penale di enormi dimensioni:
460 indagati, 35 ordini di arresto, 132 medici di base sospesi, 14 istituti clinici ed ospedalieri coinvolti.
Finirono sotto osservazione 32.869 prescrizioni mediche indirizzate tutte al Centro di medicina nucleare di Poggi Longostrevi e relativi pagamenti effettuati allo stesso dalla Regione ammontanti a 10.799 miliardi di lire.
Venne scoperto che il Longostrevi “ricompensava” i medici di base per ogni loro prescrizione a lui diretta con £ 50.000.
1.800 presunti ricoveri “falsi” in vari centri di controllo.
La Magistratura ebbe a calcolare il danno causato alla sanità pubblica attorno ai 1.000 miliardi di lire !
Ci sarebbe dell’altro da raccontare, lo scandalo Don Verzè – San Raffaele, Ligresti – Istituto Galeazzi per le camere iperbariche ma sarebbe troppo lunga andare oltre.
Ma quanto più sopra scritto appare già esaustivo per capire quale fossero gli ingranaggi che “movimentavano” la sanità lombarda, quella messa in opera dal “Pio Formigoni”, così come chiamato all’epoca da un giornalista di un notissimo quotidiano di sinistra.
FORZA ITALIA
al potere
pro magnati della medicina
una bella mangiatoia a nostre spese

segue




martedì, gennaio 22, 2008

Vignettapolis 2


VIGNETTAPOLIS II^

MARE NOSTRUM
o
MOSTRUM ?




VIGNETTE TRATTE
DA

MEDITATE GENTE MEDITATE

IERI, ALL'ANGELUS DEL PAPA C'ERA ANCHE IL VISO SORRIDENTE

del padano europarlamentare

B O R G H E Z I O

che applaudiva, dimenticando forse di appartenere ad un partito che da sempre rivendica alle nostre navi militari il diritto di sparare cannonate agli immigranti clandestini.

Ed il Papa , ci si chiede?

Ha ringraziato tutti, nessuno escluso, certamente perchè non ha individuato questo personaggio politico, sebbene per stazza e per fisionomia sia facilmente distinguibile, tra i dichiarati 200.000 intervenuti, molti dei quali per fini personali.

Ma forse qualcuno del suo seguito avrebbe potuto anche avere la premura di avvertirlo; non è avvenuto perchè probabilmente , ammastellato com'era in altre faccende, stava pregando perchè una certa operazione, non chirurgica ma politica, andasse in porto.

Eccolo servito seduta stante.



lunedì, gennaio 21, 2008

Le migliori notizie del mese

SI NASCE TUTTI PAZZI,
ALCUNI LO RESTANO
(Samuel Beckett)

ma, nel nostro tempo, esiste anche l’opposto

SI NASCE TUTTI SANI
ALCUNI SI EVOLVONO
DIVENTANTANDO
ANCHE RIDICOLI
dalla serie
LE MIGLIORI DEL MESE
Il verbo che viene da lontano


BERLUSCONI, TRATTAMENTO INACCETTABILE
Il leader azzurro Silvio Berlusconi appoggia la richiesta di senatore azzurro Lino Iannuzzi di una Commissione d'inchiesta sulla vicenda di Bruno Contrada.
In collegamento telefonico con Neveazzurra di Roccaraso (Aq) il cavaliere ha sostenuto che
'non si puo' pensare che un servitore dello Stato, condannato con le accuse di chi ha contribuito a far arrestare sia dimenticato e trattato in questo modo. Sono cose che non possiamo accettare'.
Detta da lui, che ha avuto in casa un fior di mafioso qual’era un certo Mangano, professione dichiarata “stalliere”, condannato dopo, fra le altre, anche all’ergastolo per omicidio, questa frase appare un segnale di solidarietà ad un “servitore dello Stato” condannato in via definitiva alla pena dell’ergastolo.

Bruno Contrada

Nel 2007
ROMA - L'ex numero tre del Sisde Bruno Contrada è colpevole. Quindici anni dopo l'arresto, la Cassazione ha confermato la condanna a dieci anni di reclusione pronunciata per concorso esterno in associazione mafiosa dalla Corte di Appello di Palermo nel
processo d'appello bis.

Si vede come il cavaliere abbia un’idea tutta sua su quelli che sono i pilastri della democrazia che noi, con la nostra Costituzione, sessantenne ma ancora valida e bisognosa solamente di alcune piccole aggiunte, le abbiamo recepite da altri ordinamenti vigenti da secoli:
LA DIVISIONE DEI POTERI DELLO STATO
Visto che le Commissioni d’inchiesta parrebbe siano il pallino del leader dell’ectoplasma, leggesi Casa della Libertà, e che tutte quelle da lui ispirate si sono manifestate come delle vere e proprie “bufale”, oggi pretenderebbe di darne corpo ad un’altra, impossibile d’attuarsi, in quanto esiste un giudicato che potrebbe essere ridiscusso in sede di “revisione” non con fanfaronate ma con la presentazione di nuove ed inoppugnabili prove.
Comunque il nuovo teatrino messo in scena appare proprio una farsa che però non fa ridere proprio nessuno, almeno quelli che credono fermamente in uno Stato di diritto e non di fiction.
A quel che è stato accertato la salute del pregiudicato Contrada è stata ritenuta compatibile con la vita carceraria; certo una camera con bagno all’Hilton od al Vesuvio a Napoli andava meglio ma….
Dimenticavo; vista la costante tendenza a mettere in piedi Commissioni parlamentari d’inchiesta mi sono chiesto allora e mi chiedo oggi il perché il centrodestra abbia votato contro quella richiesta dalla maggioranza, assieme all’IDV che l’ha giustificato con una sorta di falso scrupolo giuridico, l’istituzione di quella sui fatti genovesi del G8, nella specie l’irruzione di alcuni gruppi della Polizia di Stato nella scuola di via Diaz che ha sollevato indignazione non solo in Italia ma in tutto il mondo civile ?
L’avete messa sotto il tappeto come si usa fare con tutto ciò che non si vuole far vedere ad altri.

sabato, gennaio 19, 2008

Come meravigliarci se........

FURBI o PREDATORI ?
per non dir di peggio
Prima parte

Quasi tutti i quotidiani nazionali a maggior tiratura ci hanno sino ad oggi deliziati con le cronache relative alle gesta dei furbetti della finanza, di quelli del quartierino, ecc.., grandi specialisti in frodi fiscali ed in altro a contorno, ma poco o nulla ci hanno mai raccontato, e quel poco solamente a grandi linee, senza alcun approfondimento, su quella che da tempo costituisce una delle piaghe, invisibili ma reali, che depaupera illegalmente le casse dello Stato, cioè, come direbbe il neo – e che tipo di neo, meritevole quanto meno di una biopsia – direttore de Il Giornale, i nostri soldi.
Nulla ci racconta quest’ultimo su quanto invece ha fatto, con un articolo intitolato i
“furbetti della porta accanto”
Paolo Biondani ,
pubblicato di recente su

Un immenso schieramento di truffatori che procurano annualmente alle casse statali un danno calcolabile in ben
23 miliardi di euro.
Documenti alla mano, vengono prese in esame, come vedremo in seguito, alcune categorie di “furbettini” nei riguardi dei quali poco o nulla è stato mai fatto per…..
Motivi elettorali ?
E’ questa una tesi plausibile perché, non certamente a caso, Biondini mette giù, nel contesto della sua inchiesta, la seguente affermazione:
se una persona ruba un miliardo di euro, tutti lo chiamano ladro; ma se dieci milioni di cittadini sottraggono cento euro ciascuno, rischiano di vincere le elezioni”.
Ma non solo, perchè parrebbe esista una specie di atavica indifferenza nei loro confronti in quanto non tutti depredano lo Stato per furbizia ma anche per loro necessità, senza considerare però che il danno da loro procurato con l’indebita percezione di danaro a loro non dovuto si rivolge contro categorie ancor più bisognose, le più deboli del nostro sistema, cioè: anziani, invalidi, veri malati, disoccupati.
Non a caso questi profittatori vengono definiti
i predoni del welfeare”
Ma chi sono costoro ?
- Taluni che tirano a campare alle spalle di pensionati da tempo morti; ricordate il caso di un familiare che infila il cadavere di un genitore nel freezer, nascondendone così la morte, per continuare a percepire la pensione ?
379mila sono le pensioni INPS che vengono pagate anche dopo che il beneficiario sia di già morto;
colpa questa attribuibile ai ritardi burocratici con cui vengono aggiornati gli archivi di tutti gli Enti distributori di trattamenti pensionistici.
Quello più sopra precisato non è un dato buttato giù alla carlona, tanto per mettere in risalto le precedenti carenze investigative che, oggi, quasi d’incanto, dopo le “dimissioni” di un noto generale, sono state avviate a tutto spiano dai finanzieri del Nucleo speciale spesa pubblica e che continueranno anche nell’anno in corso.
Inefficienze burocratiche ma anche molte truffe da scoprire.
Solamente in questo comparto il danno procurato allo Stato sociale può essere calcolato in
3,5miliardi di euro.
- frodi economiche a sfondo sociale
con erogazioni sia statali che della UE per attività atte a favorire lo sviluppo che in seguito si sono rivelate come inesistenti, mai messe in atto.
2miliardi di euro
stanziati ed andati in fumo, anzi nelle tasche di truffatori, accertati nello scorso anno ma le stime del danno globale ci forniscono numeri ben più pesanti.
Dalle indagini tuttora pendenti presso varie Procure della Repubblica, soprattutto nel Sud, si profila un quadro a dir poco terrificante poiché si tratta di una “torta”, spartita a più parti, che ammonterebbe a circa
20miliardi di euro
senza avere alcuna utile contropartita.
- sovvenzioni all’agricoltura
è questo settore il più assistito in tutta Europa.
In Italia sono stati distribuiti tra sussidi europei ed italiani, agevolazioni sulle tasse dei carburanti e contributive ben
15 miliardi di euro.
Un caso su tutti per dimostrare come sia facile organizzare in questo settore una maxi truffa ai danni dello Stato:
ecco cosa è emerso da recentissime indagini delle Fiamme Gialle a seguito delle quali è stato aperto un procedimento penale seguito da ben tre Pubblici Ministeri:
1- tre personaggi creano in Sicilia una serie di aziende agricole le quali ottengono un contributo statale di
3 milioni di euro
giustificando le loro richieste d’aiuto pubblico attraverso l’assunzione, rivelatasi in prosieguo falsa, di ben 340 braccianti.
Questi soldi, secondo quanto affermerebbe la magistratura inquirente, si sarebbero moltiplicati in quanto utilizzati per prestiti ad usura la cui restituzione è stata garantita dai soliti sistemi mafiosi.
2- una parte dei 15 miliardi di euro di cui sopra, pari a 1miliardo e 800milioni sono stati destinati, come ogni anno, per tutta l’Italia
“per far riposare i terreni”
senza però che poi siano stati fatti dei controlli effettivi, si è andati sulla fiducia ?
3- nonostante venga innalzata la bandiera dell’antinquinamento, solamente un minima parte degli aiuti, non più del 2%, va per la riduzione di questo fenomeno indiscutibilmente dannoso per la produzione agricola.
Ma chi trae vantaggi da questa situazione ?
Non certamente i piccoli agricoltori che si trovano assoggettati ai voleri dei “padroni” dell’agricoltura, degli intermediari che centuplicano i prezzi mano a mano che si esaurisce la trafila dei passaggi che fa ogni loro prodotto sino ad arrivare nei negozi di vendita al dettaglio o nelle catene dei supermarket.

La Guardia di Finanza ha scoperto recentissimamente sull’intero territorio nazionale in tutti i settori riguardanti la nostra economia ben
8.262
imprese sino ad ora sconosciute con dipendenti in nero e, quindi, con evasione non solo di tasse ma anche di contributi per le pensioni di vecchiaia.
Questo è un dato allarmante perché in particolari settori, come quello del tessile, dell’edilizia ed in alcune cooperative di facchinaggio il numero dei lavoratori in nero è elevatissimo, per non parlare poi di quanti lavorano in vari ruoli nei ristoranti e nelle discoteche i cui gestori, molti purtroppo, non avevano mai presentato una denuncia dei redditi.
Numeri a bizzeffe ma lasciamo perdere in quanto il quadro generale pare già abbastanza chiaro.
Un’ultima cosa però, a questo riguardo, voglio aggiungerla; è una stima de
IL SOLE 24 ORE
sull’evasione contributiva rimasta ancora nel sommerso ammonterebbe a
40 miliardi di euro !
L’inchiesta de L’Espresso continua prendendo in esame anche la situazione della nostra
SANITA’
che costituisce da molto tempo uno dei capisaldi della voragine causata nei nostri conti pubblici.
La vedremo nella seconda parte di questo studio anche se, visto lo stato della nostra politica, sappiamo adesso per certo chi sono gli italiani che, secondo le continue battute dei leader del centrodestra, chiedono loro, quasi imploranti, che il governo Prodi deve andare a casa.
segue







mercoledì, gennaio 16, 2008

La IAAF ed il caso Pistorius


LE OLIMPIADI
ed
il caso

PISTORIUS

Il veto pronunciato dalla International Association of Athletics Federations (IAAF ) nei confronti della richiesta di partecipare alle prossime Olimpiadi da parte di questo atleta diversamente abile,



ma munito di protesi in titanio ad entrambi gli arti inferiori, ha diviso sia l’opinione pubblica in generale che i giornalisti sportivi e non.
C’era d’aspettarselo, qualunque fosse stato il verdetto della massima autorità che governa l’atletica leggera mondiale.
Un quotidiano non sportivo, nella sua versione on line,
LA REPUBBLICA.IT
in data 14 gennaio, alle ore 12,35
ha aperto un sondaggio tra i propri lettori che dovevano esprimere il proprio parere favorevole o sfavorevole sulla decisione IIAF.
Sul numero pubblicato e distribuito alle edicole oggi i risultati del sondaggio, rilevato alle 23 di ieri, 15 gennaio, erano i seguenti:
l’84,4 % ha ritenuto come sbagliato il divieto in quanto
“non conta solo l’aspetto meccanico, anche perché compensa un forte handicap iniziale”;
il 15,6% lo ha ritenuto come giusto perché
“se la tecnologia avvantaggia un solo concorrente il risultato della gara viene falsato”.
Alle ore 08 di oggi, 16 gennaio leggo sul sito La Repubblica.it che il risultato del sondaggio aveva avuto un eccezionale capovolgimento delle opinioni, salvo che non si tratti di una erronea postazione dei dati; comunque il verdetto di 17.521 lettori era il seguente:
il 56% condivideva la decisione dell’IIAF,
il 39% era contrario,
il 5 % ha dichiarato il suo “non so”.
Ho praticato in Sicilia come atleta questo sport nelle varie competizioni scolastica sia a livello locale che provinciale;
ritornato a Milano, dopo il necessario corso con esami finali, sono divenuto nel 1956 membro del Gruppo Giudici Gare (GGG) del Comitato Regionale lombardo.
Un suo sostanzioso gruppo venne chiamato, me compreso, nel 1960 ad operare, in vari ruoli, alle Olimpiadi di Roma.
Ritengo che proprio questa Olimpiade moderna sia stata l’ultima, in parte, ma solo in parte, quella successiva di Melbourne, che abbia rispettato al 100% la regola decubertiana
secondo la quale
“ l’importante non è vincere, ma partecipare”.
A quei tempi il doping era ancora sconosciuto, agli atleti andavano per la partecipazione ai vari meeting solo un rimborso spese sulla base di un tariffario prestabilito dalle stesse Federazioni nazionali ed internazionali; qualche premio ci scappava in caso di un nuovo record, nazionale, europeo per noi, o mondiale, ma questi premi non andavano agli atleti bensì alle società di appartenenza che, in seconda istanza retrocedevano un quid anche al suo tesserato.
Oggi lo spirito delle Olimpiadi è diverso.
Create in Grecia, durante il loro svolgimento in quel Paese ogni conflitto veniva sospeso ed è per tale motivo che l’Olimpiade era stata considerata come l’unico valido strumento per fermare tutte le guerre in corso.
Oggi è solo un “business” per tutti: per le nazioni che le organizzano, per le varie Federazioni nazionali di Atletica Leggera e, soprattutto, per gli atleti.
Vincere una Olimpiade vuol dire sistemarsi economicamente per tutta la vita.
Il dilettantismo, che in base alle sue regole perseguiva ogni atleta che si prestava a fare – dietro compenso – della pubblicità a qualche prodotto comminandogli la squalifica a vita, è oramai un lontano ricordo; anche questo sport, definito come “puro”, per la sua eccellenza, si è lasciato contaminare dal denaro.
Si cominciò, per poter prevalere in questo sport, con assumere gli anabolizzanti per finire con droghe naturali o chimiche di qualsivoglia tipo.
Che differenza tra quella gazzella Wilma Rudolph e la Marion Jones di questi ultimi tempi, tra quell’antilope Livio Berruti, leggiadro in ogni suo movimento della corsa, ed i vari centometristi e duecentisti di oggi dalle muscolature supergonfiate; frutto solamente degli allenamenti ?!
Un’etica troppo difficile da sopportare; si diceva e si scriveva che l’atletica, ricalcando il pensiero decubertiano,

era uno sport in cui ogni atleta lottava contro se stesso, per superare i propri limiti e non contro i suoi contendenti; era questo il vero senso agonistico poichè anche chi arrivava ultimo nei cento metri vinceva la propria gara facendo fermare i cronometri sui 10”,8 centesimi contro il precedente primato personale di 10”,9.
Quella della domanda di Pistorius poteva essere l’occasione buona per ripristinare, sia pure in minima misura, una certa etica sportiva venduta da tutti per denaro.
Si poteva accoglierla facendolo partecipare per ora “fuori gara” con la riserva di valutare in maniera meno frettolosa la questione anche perché oggi ci sono pareri molto discordanti tra chi sostiene che le protesi siano per questo atleta un sicuro vantaggio e coloro che lo smentiscono.
Altri hanno affacciato l’ipotesi di introdurre una gara di corsa sui 300 metri, distanza questa che annullerebbe gli eventuali vantaggi derivanti a Pistorius, sicuramente penalizzato dalla partenza dai blocchi, nel correre l’ultima curva ed il rettilineo d’arrivo dei 400.
Fatto sta che ancora una volta un diversamente abile viene espulso da una decisione presa da “abili” forse solo fisicamente. Però largo ai dopati ed alle donne-uomini; mi sorge il dubbio che la prova del sesso, prevista dai regolamenti per le maggiori gare internazionali, non venga più disposta, ma forse mi sbaglio?
Sono stati cambiati i regolamenti che disciplinavano alcune competizioni per renderli aderenti al continuo progresso dei tempi; per esempio, nel salto con l’asta si è passati dall’asta di legno a quella di alluminio e quindi a quella di bambù che, in quanto pieghevole contribuisce a dare all’atleta nella fase d’ascesa una spinta maggiore atta a far raggiungergli limiti un tempo impensabili.
Certo la usano tutti gli atleti iscritti a questa gara ma, comunque, qui è stata data una diversa regolamentazione così come, all’incontrario, si è dovuto spostare il baricentro del giavellotto onde evitare misure astrali, oltre i cento metri, che, all’atterraggio, costituivano un grave pericolo per gli atleti, giudici, addetti agli attrezzi e pubblico.
Anche per Pistorius ed altri come lui che inevitabilmente usciranno allo scoperto in caso di una diversa futura decisione, i regolamenti possono essere cambiati in omaggio allo spirito di ribellione e di rivincita che nutrono contro il loro stesso stato; e proprio questo spirito che li spingono a vivere e ritenersi ancora degli uomini.

martedì, gennaio 15, 2008

Blair e Bush in TV

BLAIR e BUSH
DAL GOVERNO ALLA TV
in una fiction che verrà trasmessa in anteprima mondiale
dalle TV dell’amico
Berlusconi

Bush a Blair: stanotte ho fatto un brutto sogno; stavo volando nel cielo di New York ed a un certo punto ho avuto un’avaria ad entrambe le braccia per cui sono precipitato al suolo sfracellandomi !
Blair a Bush: ma perché hai avuto paura, tanto sai benissimo che gli asini non volano
!