IL FENOMENO del BULLISMO
CASI PARTICOLARI
III^ parte
Abbiamo cercato di risalire alle cause di questo fenomeno già da tempo evidenziatosi ma sottaciuto sino alla fine dello scorso anno dai media; a grandi linee è stata tratteggiata la psicologia del “bullo” e le motivazioni che lo spingono da solo od in gruppo a commettere atti di violenza fisica o morale nei confronti di un compagno di classe, di un conoscente abitante nello stesso quartiere, ben difficilmente nei confronti di sconosciuti se non per commettere reati contro il patrimonio (scippi, rapine, anche improprie, furti).
Studi approfonditi sulla forma mentis di questi giovani personaggi hanno evidenziato nei soggetti esaminati due caratteristiche, chiamiamole così anche se in realtà sono proprio delle malattie costituenti devianze comportamentali, tra loro contrapposte:
- da un lato la mancanza od un bassissimo grado di EMPATIA
- dall’altro un grado elevato di ALESSITEMIA.
L’ empatia è un processo psichico che consiste nell’assorbimento diretto dello stato emozionale di un’altra persona che si sviluppa in un soggetto sin nei primi mesi di vita all’interno del rapporto tra neonato e la madre.
In senso positivo, rappresenta la capacità di comprendere le proprie ed altrui emozioni mentre,
in senso negativo, rappresenta l’incapacità, o meglio l’insensibilità, nel percepire anche la più evidente sofferenza altrui.
Una specie di sadismo se non fosse che il dolore fisico o morale causato a terzi non è fine a se stesso bensì procurato per dimostrare una superiorità fisica rispetto a quella intellettuale o morale del malcapitato di turno.
L’ alessitemia è invece un disturbo proprio degli individui incapaci di esternare con gesti o parole le proprie emozioni; il tipo c.d. “freddo”, mai coinvolto emotivamente negli eventi che avvengono attorno a lui o da lui stesso messi in atto.
Tale miscuglio di processi psichici genera spesso in questi giovani, peraltro male educati, ostilità nei confronti di alcune tipologie di persone da loro giudicate meritevoli di solenni punizioni, avendo particolare riguardo, come bersagli umani, individui di sesso diverso o di un gruppo etnico differente dal loro ovvero ancora, ed in questi casi la “vendetta” è ancora più pesante, nei confronti di chi ritengono colpevoli di toglier loro, per altre qualità più che apprezzabili da parte della comunità, che loro non posseggono, la scena, l’attenzione della collettività scolastica o del quartiere, del paese.
Spesso, poi, la loro attenzione si rivolge anche nei confronti degli insegnanti per il solo fatto d’essere stati oggetto di controlli da parte di questi ultimi quali titolari diretti, in prima istanza, del potere disciplinare.
Dicevamo che sino a qualche mese fa la stampa ed in generale tutti le fonti di comunicazione radiotelevisiva non ha seguito molto questo fenomeno mentre, invece, le istituzioni scolastiche si muovevano affidandosi anche ad esperti psicologi.
L’episodio che fece fuoriuscire dalla clandestinità mediatica il “bullismo” fu un bruttissimo episodio, accaduto a Torino alla fine dello scorso anno, che vide protagonisti in negativo alcuni studenti minorenni di un Istituto Professionale i quali, tanto per giuoco, picchiarono e torturarono in classe un loro compagno diversamente abile, filmando l’ignobile e delittuosa scena per poterla così poi trasmettere via internet.
Questo episodio me ne richiama altri precedenti come quelli dell’indiano che, scotennato l’uomo bianco, va a gettare lo scalpo, il suo trofeo, nell’accampamento dei regolari nordisti, della scena dipinta dal Caravaggio della testa mozzata di San Giovanni Battista portata in trionfo da Salomè.
Il gusto del trionfo nei confronti di un diverso solo che adesso i diversamente sani di mente sono proprio quelli che facevano parte di questo gruppo dal comportamento demenziale.
Questo episodio criminoso fu scoperto solo perché uno studente, riconosciuti dalla sequenza del filmato l‘aula e gli autori dell’azione inqualificabile, andò a segnalare il caso alla Procura della Repubblica di Torino.
Altro episodio preoccupante d’esibizionismo porno-sessuale di una studentessa e di uno studente avvenuto nel corso di un’assemblea di classe presso un Istituto Tecnico Commerciale in quel di Ragnola, quartiere di San Benedetto del Tronto e purtroppo non è il solo in quanto in altri casi hanno tentato di coinvolgere anche alcune insegnanti.
L’associazione di don Fortunato Noto di Avola (SR), che da tempo combatte la pedofilia con fior di denunce presentate alle Procure competenti, ha già scovato e trasmesso quest’anno per il loro dovuto seguito giudiziario 15 video documentanti episodi di bullismo nelle scuole; e questo invio fa seguito a quello del dicembre dello scorso anno con il quale venne inviato alla Polizia Postale un dossier riguardante 23 video postati via internet.
Qualcosa comincia a muoversi ,anche se siamo solo all’inizio del contrasto a questo dilagante fenomeno che giorno dopo giorno si è espanso in tutto il nostro Paese in quanto lo spirito di emulazione dei giovani con carenze comportamentali è senza limiti.
Occorre sì reprimere, ma è essenziale la prevenzione e la cura dei molti soggetti a rischio facilmente individuabili soprattutto nelle scuole.
Delle azioni di contrasto già messe in atto e dei rimedi ci occuperemo nella IV^ ed ultima parte di questa serie.
CASI PARTICOLARI
III^ parte
Abbiamo cercato di risalire alle cause di questo fenomeno già da tempo evidenziatosi ma sottaciuto sino alla fine dello scorso anno dai media; a grandi linee è stata tratteggiata la psicologia del “bullo” e le motivazioni che lo spingono da solo od in gruppo a commettere atti di violenza fisica o morale nei confronti di un compagno di classe, di un conoscente abitante nello stesso quartiere, ben difficilmente nei confronti di sconosciuti se non per commettere reati contro il patrimonio (scippi, rapine, anche improprie, furti).
Studi approfonditi sulla forma mentis di questi giovani personaggi hanno evidenziato nei soggetti esaminati due caratteristiche, chiamiamole così anche se in realtà sono proprio delle malattie costituenti devianze comportamentali, tra loro contrapposte:
- da un lato la mancanza od un bassissimo grado di EMPATIA
- dall’altro un grado elevato di ALESSITEMIA.
L’ empatia è un processo psichico che consiste nell’assorbimento diretto dello stato emozionale di un’altra persona che si sviluppa in un soggetto sin nei primi mesi di vita all’interno del rapporto tra neonato e la madre.
In senso positivo, rappresenta la capacità di comprendere le proprie ed altrui emozioni mentre,
in senso negativo, rappresenta l’incapacità, o meglio l’insensibilità, nel percepire anche la più evidente sofferenza altrui.
Una specie di sadismo se non fosse che il dolore fisico o morale causato a terzi non è fine a se stesso bensì procurato per dimostrare una superiorità fisica rispetto a quella intellettuale o morale del malcapitato di turno.
L’ alessitemia è invece un disturbo proprio degli individui incapaci di esternare con gesti o parole le proprie emozioni; il tipo c.d. “freddo”, mai coinvolto emotivamente negli eventi che avvengono attorno a lui o da lui stesso messi in atto.
Tale miscuglio di processi psichici genera spesso in questi giovani, peraltro male educati, ostilità nei confronti di alcune tipologie di persone da loro giudicate meritevoli di solenni punizioni, avendo particolare riguardo, come bersagli umani, individui di sesso diverso o di un gruppo etnico differente dal loro ovvero ancora, ed in questi casi la “vendetta” è ancora più pesante, nei confronti di chi ritengono colpevoli di toglier loro, per altre qualità più che apprezzabili da parte della comunità, che loro non posseggono, la scena, l’attenzione della collettività scolastica o del quartiere, del paese.
Spesso, poi, la loro attenzione si rivolge anche nei confronti degli insegnanti per il solo fatto d’essere stati oggetto di controlli da parte di questi ultimi quali titolari diretti, in prima istanza, del potere disciplinare.
Dicevamo che sino a qualche mese fa la stampa ed in generale tutti le fonti di comunicazione radiotelevisiva non ha seguito molto questo fenomeno mentre, invece, le istituzioni scolastiche si muovevano affidandosi anche ad esperti psicologi.
L’episodio che fece fuoriuscire dalla clandestinità mediatica il “bullismo” fu un bruttissimo episodio, accaduto a Torino alla fine dello scorso anno, che vide protagonisti in negativo alcuni studenti minorenni di un Istituto Professionale i quali, tanto per giuoco, picchiarono e torturarono in classe un loro compagno diversamente abile, filmando l’ignobile e delittuosa scena per poterla così poi trasmettere via internet.
Questo episodio me ne richiama altri precedenti come quelli dell’indiano che, scotennato l’uomo bianco, va a gettare lo scalpo, il suo trofeo, nell’accampamento dei regolari nordisti, della scena dipinta dal Caravaggio della testa mozzata di San Giovanni Battista portata in trionfo da Salomè.
Il gusto del trionfo nei confronti di un diverso solo che adesso i diversamente sani di mente sono proprio quelli che facevano parte di questo gruppo dal comportamento demenziale.
Questo episodio criminoso fu scoperto solo perché uno studente, riconosciuti dalla sequenza del filmato l‘aula e gli autori dell’azione inqualificabile, andò a segnalare il caso alla Procura della Repubblica di Torino.
Altro episodio preoccupante d’esibizionismo porno-sessuale di una studentessa e di uno studente avvenuto nel corso di un’assemblea di classe presso un Istituto Tecnico Commerciale in quel di Ragnola, quartiere di San Benedetto del Tronto e purtroppo non è il solo in quanto in altri casi hanno tentato di coinvolgere anche alcune insegnanti.
L’associazione di don Fortunato Noto di Avola (SR), che da tempo combatte la pedofilia con fior di denunce presentate alle Procure competenti, ha già scovato e trasmesso quest’anno per il loro dovuto seguito giudiziario 15 video documentanti episodi di bullismo nelle scuole; e questo invio fa seguito a quello del dicembre dello scorso anno con il quale venne inviato alla Polizia Postale un dossier riguardante 23 video postati via internet.
Qualcosa comincia a muoversi ,anche se siamo solo all’inizio del contrasto a questo dilagante fenomeno che giorno dopo giorno si è espanso in tutto il nostro Paese in quanto lo spirito di emulazione dei giovani con carenze comportamentali è senza limiti.
Occorre sì reprimere, ma è essenziale la prevenzione e la cura dei molti soggetti a rischio facilmente individuabili soprattutto nelle scuole.
Delle azioni di contrasto già messe in atto e dei rimedi ci occuperemo nella IV^ ed ultima parte di questa serie.
2 commenti:
Si, probabilmente lo e
Si, probabilmente lo e
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