lunedì, maggio 29, 2006
Lo scandalo del calcio
MOGGI, l'INTER, la mosca tse - tse e la legge del contrappasso.
Lo scandalo che, a quanto ci è dato di leggere e sentire da tutte le fonti di informazione,parrebbe investire, quale tsunami di casa nostra, tutte le strutture nonché l’intera organizzazione del calcio italiano, con il particolare coinvolgimento di alcune squadre e suoi personaggi di spicco.
E’ venuto fuori il solito quadro poco edificante, anche sotto questo versante, dell’attuale nostra povera Italia, già afflitta da più gravi e consistenti problemi, soprattutto di natura economica; uno spaccato a riconferma di come, nella realtà quotidiana della vita di tutti i giorni, il nostro Paese sia controllato da organizzazioni, anche straniere, dedite al malaffare o paramafiose, per il prevalere in ogni campo, dove ci sia giro di danari, dei vari “furbetti” di turno; a maggior ragione ciò si verifica dove la moneta corrente affluisce copiosa senza tanti sforzi.
Da più parti si riteneva, ma era purtroppo solo una pia illusione, che almeno lo sport fosse se non proprio del tutto immune quanto meno vaccinato contro questo cancro che da alcuni anni è riuscito invece ad allungare i suoi mortali tentacoli sino a soffocare ogni istituzione organizzativa tanto da condizionarne ogni autonomia decisionale; e così, in una forma tanto silenziosa quanto penetrante, è andata maturando la fine di uno sport nato da una sana passione per il calcio da parte di alcuni dirigenti e da moltissimi tifosi divisi tra loro solamente da un leale antagonismo sportivo che finiva lì ad incontri conclusi, fatti salvi i rituali sberleffi e sfottò nei confronti dei perdenti.
Ricordo che a Milano, all’angolo tra via Orefici e via Torino c’era un tempo il “bar Vittorio Emanuele”, di lunedì ritrovo preferito dei giocatori dell’Inter e del Milan e dei loro rispettivi tifosi, dove si accendevano accanite discussioni ma sempre in piena cordialità perché erano tutti dei veri sportivi accomunati tutti da un’unica passione, quella verso il “football”.
Meazza, Puricelli, Franzosi, Annovazzi, Campatelli, ecc… campioni di un passato perdutosi nella notte dei tempi !
Il bar chiuse poi per fallimento perché il parlare era tanto ma poche le consumazioni; fu per Milano la fine di un’epoca.
Dopo qualche tempo incominciarono ad apparire all’orizzonte alcuni scandaletti in cui risultarono implicati, come protagonisti, ben pochi personaggi e tutti di secondo piano.
Forse perché allora non erano ancora praticate dalla magistratura inquirente, come mezzi di ricerca delle prove, le intercettazioni telefoniche dei rei sospetti ?
Poi si passò a qualche partite compravenduta, squalifiche anche a vita poi annullate per qualche amnistia concessa per festeggiare le vittorie della nostra nazionale nei tornei europei o mondiali, retrocessioni in serie B, il Milan ne sa qualcosa, ma il tutto avveniva entro certi limiti, ripeto, quasi un’eccezione a quella regola della “lealtà sportiva” che dovrebbe imperare sempre nel mondo di ogni sport.
Più o meno i “torti” arbitrale e/o federali venivano distribuiti in modo equanime, perché non si sollevassero cordate lamentose, salvo che verso la mia squadra del cuore che, in verità, ne ha “dovuto” collezionare più di tutte le altre : l’Internazionale.
Ma lo sport in generale ed il giuoco del calcio in particolare, specie dopo la morte di Artemio Franchi, ben presto incominciò ad abbandonare la vecchia veste di passione collettiva domenicale per indossare quella del business parallelamente all’avvento delle TV, in anteprima quella di Stato e poi di altre private che, in regime di monopolio, elargivano alle squadre che andavano per la maggiore per la ripresa dei loro incontri ingenti somme mentre alle altre toccavano solo briciole.
Dalla trattazione collettiva per i diritti TV si passò poi a quella individuale, così tracciando un solco in seno alla Lega calcio tra le c.d. “grandi” ed il resto delle squadre c.d. “minori” non tanto per il loro giuoco ma per la minore influenza dei loro dirigenti nei confronti del “potere”.
I ricchi ed i poveri, l’eterna differenza che produce la lotta di classe con la solita vittoria finale del ricco, perché più forte anche per appoggi altolocati nel mondo della politica o dell’economia.
Ricordo che l’Inter aveva acquistato il brasiliano Falcao ma dovette rinunciarvi a favore della A.S. Roma per l’intervento di un importante politico romano, oggi senatore a vita.
La Roma vinse lo scudetto sia per il valore complessivo della squadra ma soprattutto per l’apporto decisivo di quel giocatore; acqua passata ma i vecchi tifosi se lo ricordano ancora.
La Roma aveva un precedente in materia perché si vociferò che il suo primo scudetto ebbe a conquistarlo per volere di un certo Mussolini; non so se sia vero o meno ma, come si dice, “vox populi vox Dei”.
Però quello che adesso sta emergendo dimostra come l’Italia di questi ultimi tempi non solo sia caduta in ogni campo ai minimi livelli di decoro e moralità, uno scandalo via l’altro, ma ciò che più preoccupa è la facilità con la quale una sola persona possa riuscire a “sviluppare ” nel malaffare una fitta rete di collegamenti così ramificata da costituire una specie di grande “piovra” condizionante tutta una serie di eventi politici, economici ed ora anche “sportivi”.
C’è tanta assuefazione a questo stato di cose che oramai non fa più scandalo perché anche secondo alcuni giocatori vige la regola del “così fan tutti” quindi è tutto lecito !
Le inchieste si stanno svolgendo con enorme velocità presso varie Procure della Repubblica che, attraverso la Polizia giudiziaria, hanno raccolto una enorme massa di documenti che dovrebbe, alla fine delle varie istruttorie, comprovare i molti illeciti contestati tra i quali quello del reato associativo per eccellenza, l’“ associazione per delinquere”.
I nomi assurti agli onori delle cronache, sia pure nei diversi ruoli operativi, sono quelli di Luciano Moggi e del figlio Alessandro, indicato il primo come il potente “pater familias” che “tutto poteva permettersi”, anche quello di assecondare, con certezza del risultato finale positivo, dei desiderata di uno dei nostri ex ministri.
Non mi è dato di sapere se entrambi i Moggi saranno ritenuti responsabili di tutto questo gran casino e, nell’affermativa, quale sarà la condanna che verrà loro inflitta sia dalla giustizia sportiva che dai vari Tribunali competenti per territorio.
Io, sulla base della legge dantesca del “contrappasso” ne proporrei una che non prevede né pena detentiva né pecuniaria; ma prima di indicarvela sono costretto a fare una piccola premessa.
Una nostra connazionale, la dottoressa Chiara Castellani, premiata con varie onorificenze e proclamata in Italia come donna dell’anno 2006, svolge la sua attività di medico a Kenge, regione di Bandulu della Repubblica Democratica del Congo (ex Congo belga), in favore di quella popolazione molto povera colpita da tre gravi malattie: la malaria, la tubercolosi e la “malattia del sonno” causata dalla puntura della mosca tse – tse.
Quasi senza mezzi si è data da fare ed ha scoperto che questa mosca viene attirata in trappole coperte da drappi nero-azzurri, dimostratesi effettivamente efficaci nel periodo di sperimentazione.
Però, in breve, i tessuti di questi due colori si esaurirono in breve tempo ed allora la dottoressa ebbe ad invitare esplicitamente l’Inter ed i suoi tifosi ad inviare bandiere nero-azzurre ovvero tessuti di questi colori per confezionare molte di questa trappole rivelatesi come un sistema infallibile per debella questa piaga che conduce alla morte.
Proporrei, al termine dei procedimenti penali, ove gli stessi si concludessero con il riconoscimento delle colpevolezze dei due Moggi, di affidarli anche ai Servizi Sociali e che, una volta dipinte le loro facce con i colori dell’Inter vengano poi inviati a Kenge quali trappole viventi per almeno un anno.
All’Inter, a parte quelli persi per suo fatto e colpa, questo “malaffare” ha contribuito a farle perdere due o tre scudetti ma, attraverso i suoi antagonisti, vincerà qualcosa di più importante: strapperà alla sicura morte migliaia di essere umani, tra i quali moltissimi bambini, poveri ed indifesi.
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