LE FACCE della VERGOGNA
Prima parte
“ Dopo i quarant’anni ciascuno è responsabile della faccia che ha”
Fedor Dostoevskij
Speciale
Gasparri
nonché, per tutt’altre questioni
Moggi
e, dulcis in fundo, per entrambe le storie
Berlusconi
in stile populista.
Era da qualche giorno che avevo in animo di scrivere qualcosa su questi personaggi ma non sapevo come introdurre questa mia dissertazione sulle facce di alcuni personaggi che sia in politica che nella società civile si sono distinti in particolar modo in questi ultimi tempi.
Una specie di “museo degli orrori” non in cartapesta ma su carta stampata, meglio ancora telematica.
Facce di bronzo o, peggio ancora facce di ....., anche se quest’ultima espressione, per la sua efficacia immediatamente percepibile, si addiceva di più rispetto ad ogni altra.Ma ecco una strana, non tanto poi, coincidenza.
Stamani, assieme ai quotidiani che di norma acquisto in edicola c’era, assieme a L’Unità, anche la quarta edizione del libro di Marco Travaglio intitolato
LUCKY LUCIANO
Intrighi, maneggi, e scandali del padrone del calcio Luciano Moggi.
La iniziale citazione di Dostoevskiy che avete trovato all’inizio di questo post si trovava inserita proprio nell’introduzione di questo libro.
Un evento casuale o qualcosa che doveva avvenire ad ogni costo in questi giorni, tanto più che il novello populista, già operaio, contadino, piazzista, industriale esentasse, amico del popolo italiano, nell’euforia della vittoria del Milan al mondiale per clubs, ha dichiarato che
“calciopoli fu tutto una montatura” !.
Intanto l’inchiesta presso la Procura di Napoli prosegue e le intercettazioni telefoniche aprono nuovi scenari e, quindi, altri filoni di indagini.
Gasparri non c’entra in questa inchiesta ma consentitemi di rispolverare una vecchia vignetta che dimostra l’acuta e perspicace intelligenza dell’uomo in parola,
personaggio politico preferito come bersaglio da Maria Novella Oppo nel suo quasi giornaliero – il lunedì fa vacanza -
– FRONTE DEL VIDEO –
pubblicato su L’Unità.
Ma incominciamo dalle ultime vicende relative al caso Speciale, la sentenza del TAR del Lazio, la sua intenzione, ritenendosi reintegrato nel ruolo, di riprendere il suo posto, la successiva lettera di dimissioni indirizzata al Capo dello Stato, la solidarietà totale ed incondizionata da parte di quasi tutti i parlamentari e non del centrodestra, l’invito da parte di un tizio della DC a passare tra le loro fila.
Avevo già avuto l’impressione che questo “galantuomo” andasse a finire invece in quella della CdL o PdL, recente riedizione di una coalizione che non esiste più.
Potrei anche sbagliare ma, se mal non ricordo, mi sembra che, dopo aver rifiutato la nomina a consigliere della Corte dei Conti proposta dall’attuale governo, un grave errore sul quale il TAR si è mosso con abilità, l’ex generale si mise in quiescenza.
In tal caso, per ritornare al suo ex posto, occorreva che chi di competenza, cioè il ministro dell’Economia, procedesse al suo reintegro quale dipendente pubblico e poi, se fosse stato ritenuto obbligatorio a causa di una sentenza definitiva del Consiglio di Stato in grado d’appello, rimetterlo sul suo ruolo, quello che era stato la sua ultima posizione quale dipendente dello Stato.
Alcuni sostengono che poteva essere reintegrato nella Fanteria da dove era stato “prelevato” e posto all’apice della Guardia di Finanza.
Non si sa ancora se contro la decisione del TAR – in parole molto ma molto povere il giudice amministrativo ha ritenuta illegittima la destituzione per essere venuta meno la “fiducia” nei suoi confronti per poi, nonostante ciò, offrirgli su un piatto d’argento un ruolo molto importante nell’ambito della magistratura amministrativa - ergo, caro governo, dove sta il motivo del suo allontanamento per la fine di un rapporto fiduciario? - verrà proposto o meno appello, annunciato per ora solamente a parole.
Giuseppe D’Avanzo, su La Repubblica di oggi, nel suo articolo di fondo dal titolo “UN SOLDATO SLEALE” , definisce questo servitore dello Stato che ha giurato fedeltà alla Repubblica e non ad un politico di suo esclusivo piacimento, come eversore
in quanto, al di là degli errori commessi nella specie dallo staff del ministro dell’Economia, non c’è dubbio che per legge, mi sono di già soffermato su questo punto, Speciale dipendeva direttamente da Padoa Schioppa il quale poteva avere o non avere la fiducia di questo ministro da cui dipendeva direttamente.
Non riponendo la sua fiducia sul numero uno della Guardia di Finanza e, quindi, poteva in ogni momento destituirlo da questo incarico; tale fiducia è personale e non poteva esserci alcun Tribunale amministrativo, nella specie il TAR del Lazio, che poteva imporla alla persona, cioè al ministro dell’Economia, dalla quale dipendeva direttamente l’ex generale.
Ma quale reintegro nel suo posto, Speciale vaneggia sino al punto che qualcuno, forse i suoi stessi legali, l’ha fatto ragionare; ed ecco la lettera di dimissioni, altro che irrituale, addirittura offensiva nei confronti del Governo e del Ministro con parole pesanti – definite eversive dal D’Avanzo – specie per avere inviata al Capo dello Stato.
Perché “eversore”.
Nella lettera di dimissioni lo Speciale, ritenendosi reintegrato ipso facto dalla sentenza del TAR in quello che era stato il suo ruolo di Comandante Generale della GdF, impone al Capo di Stato Maggiore designato dall’attuale Governo l’ordine di pubblicare questa sua lettera e farla girare all’interno del Corpo !
Il giornalista in parola prende lo spunto dal terzo punto della lettera di Padoa Schioppa indirizzata appunto allo Speciale:
"Osservo altresì che quand'anche si ritenesse automaticamente applicabile tale sentenza (quella del Tar ), Ella avrebbe dovuto essere ricollocato in servizio, al fine di poter riprendere l'esercizio del Comando. Il Suo ordine indirizzato al Capo di Stato Maggiore della Guardia di Finanza, con lettera in data 17 dicembre, è pertanto invalido".
Arriviamo adesso alla solidarietà nei confronti di una persona sulla quale pende un’inchiesta della magistratura militare che ipotizza, a carico dello Speciale, il reato di peculato; staremo a vedere come finirà ma un fatto è certo e cioè che ben 45 viaggi effettuati o in aereo – qualcuno ha addirittura avanzata l’ipotesi che due velivoli vennero acquistati – al costo di oltre 9 milioni di euro- soldi nostri direbbe il direttore de Il Giornale - per trasformarli con tanto di poltrone al trasporto di persone – o in elicottero ovvero ancora con motovedette nulla avevano a che fare con scopi istituzionale.
Ma chi ha autorizzato l’acquisto di questi aerei che poco o nulla avevano a che vedere con gli scopi istituzionali propri della GdF?
La Procura militare indaga anche su questa circostanza.
C’ è l’elenco ufficiale completo dei viaggi, scaricabile da Repubblica.it, con i nominativi dei passeggeri e le tratte dei percorsi; inizia nel 1991 con tre viaggi dell’allora ministro Tremonti Milano – Sondrio, dove appunto il politico in questione è “di casa”.
Figura nell’elenco anche il Gasparri, uno dei primi politici a dare tutta la propria solidarietà all’ex generale; il motivo di tale slancio di altruismo, o di riconoscenza, potrebbe stare nella circostanza che l’illustre politico da ministro, è stato più volte gradito ospite del "dispositivo aeronavale" del Corpo, ancor prima che il generale ne assumesse il comando. Ma che lavoratore indefesso il nostro uomo:
- Ferragosto 2002 : assieme alla moglie Gaia, è su un elicottero A109 che lo porta da Marettimo, perla delle Egadi, a Palermo e di qui a Piano Stoccato (Reggio Calabria), Oppido Mamertina e di nuovo a Marettimo.
- 12 luglio 2003: stavolta su una motovedetta lo trasferisce, sempre insieme alla moglie, da Trapani a Marettimo.
- Ferragosto 2003 – ancora in elicottero, accompagnato dalla figlia, si ripete in elicottero il giro in Calabria con puntata finale a Zerbo (RC) per una visita alla comunità di don Gelmini .
La giustificazione: dovevo far constatare a mia figlia quale male rappresenti per tutti la droga.
Scopo encomiabile da parte di un padre ma chissà quanti altri padri avrebbero voluto fare un tale viaggetto con i propri figli ma che non lo hanno potuto realizzare per la mancanza del denaro necessario per pagarsi il viaggio.
Che titolo aveva in più il Gasparri per godere di una siffatta agevolazione ?
Nessuna ed a pagare la sua gitarella siamo stati tutti noi, compresi coloro che, non avendo soldi, non l’hanno potuta fare.
Un profittatore vergognoso; beh, con quella faccia che si ritrova ……
continua