martedì, maggio 01, 2007

Il fenomeno del bullismo - IV^ ed ultima parte

IL FENOMENO del BULLISMO

CONSIDERAZIONI FINALI
Proposte e provvedimenti

IV^ ed ultima parte

CONSIDERAZIONI PERSONALI

I rimedi da attuare per frenare questo fenomeno tipico dell’adolescenza, avente natura fisiopsichica, non possono che essere correlati all’esame dell’esatto quadro dell’attuale stato degenerativo dei comportamenti giovanili nonché delle sue cause motivanti.
Il compito successivo, relativo ai rimedi, sarà quello della ricerca di validi e duraturi strumenti atti a riequilibrare il livello emotivo di ogni adolescente sino a riportarlo ad un grado di normalità oggettivamente accettabile dall’intera società; senza dubbio il risultato da conseguirsi dovrà essere il proporsi da parte del soggetto sotto “tutela” in maniera del tutto diversa in senso positivo, rispetto al primitivo negativo atteggiamento, nei confronti di tutti, persone ed istituzioni.
L’esempio più fulgente del massimo equilibrio tra la sfera psichica e quella materiale del corpo è quello fornitoci in vita da San Francesco d’Assisi il quale, assommando in se il picco più elevato di empatia e quello più basso, per non dire assolutamente nullo, di alessitemia, possedeva il dono di comprendere e farsi comprendere anche dagli animali, verso i quali nutriva quell’ amore che gli discendeva dalla sua natura di santità nonché dal possesso di una soprannaturale fede nella bontà di ogni essere esistente sulla terra.


Certamente lui nacque già santificato dal volere divino ma noi potremmo almeno assumerlo quale modello per tentare di imitarlo, in quanto a rapporti interpersonali, sia pure in misura infinitesimale; basterebbe, e come, per riuscire a comportarci in maniera civile nei riguardi di tutto ciò che ci circonda.
E’ mia impressione che se si dovesse chiedere ai bulli chi sia Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, non saprebbero rispondere se non molto genericamente:
“ mah, un santo, forse” e niente di più !
Ho spesso riflettuto nel corso degli anni, soprattutto sul posto di lavoro e specialmente nei momenti in cui avevo da discutere, per incarico professionale, con centinaia e centinaia di persone dai vari comportamenti e reazioni emotive, alcune delle quali non propriamente normali, come fosse assai strano che sin dalla prima infanzia ogni individuo venisse curato nel fisico ma quasi mai, salvo esplosioni anomale di casi eclatanti, in ciò che è la sua intima essenza: l’anima.
E’ come il curare in varie forme l’aspetto dell’involucro e mai il contenuto quando sarebbe invece necessario curare anche quello che portiamo in noi che, alla fin fine, determina la potenzialità positiva o negativa di una delle più micidiali armi che possiede ogni essere umano: il pensiero.
Eppure è il proprio il modo di pensare, non certo la stazza fisica, che determina in ogni uomo ed in qualsiasi momento della vita, l’atto finale del processo decisionale.
Prima della definitiva assunzione di un candidato a ricoprire un ruolo di una certa rilevanza qualsiasi società di un certo prestigio suole farlo sottoporre, oltre che a minuziose visite mediche, anche ad una serie di test attitudinali, programmati da esperti, che mettono a nudo le varie capacità della persona; dalla memoria al modo di rapportarsi con altre persone, i riflessi conseguenti alla percezione di certi stimoli esterni come per esempio quelli di alcuni rumori ripetuti artificiosamente a ritmi irregolari, la capacità di concentrazione nonché quella di risolvere in breve tempo dei problemi non solo matematici, la logica in base alla quale si è fatta, per la risoluzione di un certo problema, la scelta di un metodo rispetto all’altro, pur essendo entrambi proposti come esatti dal test, sequenze matematiche che, partendo da 4 numeri già indicati, occorre completare con altri 6 numeri aventi un nesso con quelli già noti, e posso assicurare che per coloro che non conoscono la regola matematica è davvero dura riuscire a finirle in tempi brevi, puntualmente cronometrati, solamente sulla base di ragionamenti logici.
Un esame di ben quattro ore, senza pause tra un test e l’altro, condito da molte chiacchierate su precise domande.
Dal risultato dipende il destino di una persona: se uno possiede anche un briciolo, pur latente e mai manifestatosi, di un qualcosa che non va viene eliminato.
Il mondo del lavoro oggi è già di per se chiuso anche ai migliori studenti figuriamoci ai “bulli” che in quanto a meriti scolastici non solo lasciano molto a desiderare ma addirittura, per la loro devianza comportamentale, si servono della scuola per mettere in atto ed in mostra i loro istinti peggiori.
Ma si sono mai chiesti verso quale meta potrebbe portarli il loro bulleggiare ?
Un passatempo che potrebbe avere pesanti riflessi del tutto negativi nel prosieguo della loro vita.
Questa mania del bullismo è divenuta una vera e propria piaga sociale che andrà guarita lentamente con attenzione e massima cura; le reprimende sono necessarie ma non si deve generalizzarle in quanto ogni giovane ha sia a monte che nell’attuale momento della sua vita delle problematiche diverse che vanno ricercate attraverso un paziente lavoro; è la causa scatenante del loro comportamento che va conosciuta ed estirpata poi dal loro animo.
Mi sono dilungato un po’ per fare comprendere come quello del bullismo sia un problema alquanto lungo e difficile da risolvere ma una nazione civile non può tirarsi indietro, nonostante tutto.
La vita di ogni giorno non fa altro che selezionare inesorabilmente chi deve andare avanti rispetto ad altri tuttavia uno Stato civile e democratico deve garantire ad ogni cittadino, sin dalla nascita, un punto di partenza egualitario e fornire poi ad ognuno le identiche opportunità per costruirsi
la vita futura; se vi sono impedimenti di natura fisica e/o psichica avrà il dovere di intervenire attraverso appropriate strutture per tentare di emendare alcune forme di comportamenti incivili che poi vanno ad infrangersi nei confronti dell’intera collettività.
Sono a conoscenza di strutture private che ricevono fior di contributi statali, regionali e comunali ma sono solamente poche quelle che lavorano seriamente e con risultati positivi; la maggior parte di esse si limita a svolgere un lavoro molto generico che per nulla incide sull’eventuale reinserimento di un ragazzo nella vita civile; per esempio il seguire in maniera continuata il comportamento del giovane nei posti di lavoro destinati esclusivamente al recupero totale di queste persone.

SONDAGGI SULLO STATO ATTUALE DEL PROBLEMA

A riprova che qualcosa si muoveva già da tempo ma, purtroppo, per singole ma meritorie iniziative private e non con monitoraggi a largo raggio in maniera permanente:

Telefono Azzurro - Eurispes
Anno 2002 – Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia ed Adolescenza.
sondaggio su 3.800 adolescenti dall’età andante dai 12 a 18 anni

- il 33,5% ha dichiarato che nella propria scuola si verificavano continui atti di prepotenza da parte di compagni;
- il 46,6 % del campione ha dichiarato d’aver picchiato o minacciato un altro studente;
- il 53,4% ha riferito di non aver mai “trasceso” nei confronti dei compagni e le femmine di questa percentuale sono il doppio dei maschi.
Questi dati si sono grosso modo ripetuti nel successivo sondaggio effettuato nel 2004, riuscendo però a determinare alcuni punti fondamentali relativi al fenomeno monitorato e cioè, in particolare, come la partecipazione attiva al fenomeno del bullismo interessasse sia ai maschi che alle femmine, anche se messo in atto in maniera diversificata:
- i maschi attraverso atti di prepotenza rivolti in maniera diretta (aggressioni fisiche e verbali) sia verso altri maschi che contro le femmine;
- le femmine utilizzando, invece, forme di prevaricazione più sottili, difficili da scoprire da parte degli insegnanti, in quanto indirette e rivolte solamente verso ragazze.
Inoltre che:
- la maggior parte degli episodi di bullismo, su scala nazionale, trovavano spazio maggiormente nelle scuole e, sino ad allora, interessavano specificamente le primarie;
- il progredire dell’excursus scolastico di questi studenti aveva agevolato la tracimazione del bullismo anche negli istituti superiori, a riprova che questa fenomenologia, sino ad allora non o male contrastata, faceva oramai parte integrante del bagaglio comportamentale di questi soggetti;
- l’emulazione e la tendenza all’aggregazione da parte di molti soggetti aventi le stesse devianze comportamentali aveva consentito che entrassero nel giro anche coloro che erano rimasti ancora restii, pur approvandone le gesta, a far parte di uno dei molteplici “branchi”;
- queste anomale associazioni affette da virus psichici hanno fatto sì che i casi di bullismo proliferassero come numero a vista d’occhio, assumendo via via anche forme sempre più pericolose ed osè.
Conosciamo però solamente quei casi già accertati ma è da ritenere che nella clandestinità ve ne siano ancora molti che non riescono ad emergere sia per omertà che per paura di guai maggiori.


HABBO.it - sito per adolescenti

Il sondaggio lanciato da questo sito ha ben poco di scientifico perché vi hanno partecipato 1.011 adolescenti ( 69% maschi – 31% femmine di anni 11 sino a 18) di propria iniziativa senza una preventiva campionatura di soggetti rappresentante tutta l’Italia.
Ma, ciononostante, alcuni dati raccolti ci forniscono un quadro sul quale si possa meditare e trarre delle conclusioni pur essendo i numeri di per se alquanto elequenti.
I quesiti posti ed risultati sono stati riportati dall’ agenzia ANSA.
- il 38% ha dichiarato di aver paura del bullismo;
- il 16 % di essere già stato vittima di questo fenomeno;
- il 55 % indica l’accadimento dei fatti all’interno della scuola;
- il 30% sulla strada;
- il 6 % in discoteca;
- il 4% tramite internet (minacce ?),
- il 5% in altri luoghi frequentati da giovani;
sulle cause
- il 49% il voler prevalere sugli altri;
- il 28% la mancanza di educazione;
- il 15% la solitudine;
- l’8% la mancanza di obiettivi per il futuro;
comportamento da tenere nell’eventualità di assistere ad episodi simili
- il 39% ne parlerebbe con i propri genitori;
- il 29% con gli amici;
- il 25 con le Autorità competenti;
- il 7 % non ne parlerebbe con nessuno ( 70 omertosi – bella cifra !).


Da questi dati risulta a tutto tondo come sia di già individuabile nella istituzione scolastica il teatro privilegiato sul cui palcoscenico alcuni studenti, soli o con altri comprimari, svolgono la loro attività “punitiva”.
C’è da chiedersi il motivo per cui il Ministero competente del quinquennio berlusconiano abbia fatto orecchie da mercante senza assumere, al riguardo, adeguate contromisure a contrasto del fenomeno sempre più dilagante e dalle modalità esecutive sempre più sofisticate, almeno per degli studentelli, come può essere considerato l’uso del cellulare con tanto di fotocamera abilitata a mettere insieme tanti fotogrammi sino a formarne una sequenza tipo filmato.
Sono riusciti in pochi anni a riportare la scuola al livello della prima metà del XVIII° secolo allorché era legata alla precettistica privata.
Onorevoli e ministri, cultori di vecchie e deprecabili ideologie di regimi totalitari, erano talmente impegnati ad introdurre nelle scuole di ogni ordine e grado la “cultura di destra” che non si sono accorti di nulla ovvero, a fronte di questi dati resi pubblici, hanno tralasciato di prenderli in considerazione; tutti dovremmo chiedere spiegazioni in proposito.

Siamo agli inizi, ripeto, ed il Ministero dell’Istruzione ha quest’anno, come prima misura, creato una specie di Pronto Soccorso, istituendo il

numero verde antibullismo
con 10 postazioni di ascolto
800.66.96.96

attraverso il quale possono essere segnalati casi concreti od anche solamente paventati per ricevere immediati consigli, a fronte di situazioni critiche, sul da farsi da parte di esperti di psicologia anche giuridica.
Una rilevazione statistica dell’uso di questo numero verde ha evidenziato come dal 05 febbraio al 27 marzo del corrente anno siano pervenute n. 4.437 richieste di consigli o per segnalare casi interessanti altre persone; un bel ritmo, 120 al giorno, che si pensa possa aumentare una volta superato il primo periodo di attività.
Chi ha di già chiamato in questo breve lasso di tempo ?
Genitori o familiari dello studente bersagliato, insegnanti nonché, in prima persona, le stesse vittime del bullismo.
Ma vorrei ripetermi su un punto importante sul quale mi sono già espresso in modo particolare sulla II^ parte di questa serie: gli insegnanti, non tanto per spogliarsi dai loro doveri educativi che riguardano la formazione culturale complessiva dell’allievo, hanno evidenziato la totale assenza ed indifferenza dei genitori a fronte della educazione dei propri figli, quell’educazione civica e morale che deve essere inculcata giorno dopo giorno, anche con il loro esempio comportamentale, sin dalla tenera età.
Ed io non posso che essere d’accordo con loro, avendo da anni percepito in prima persona questa tendenza all’omissione di intervento continuativo da parte di coloro che dovrebbero avere, quale scopo primario della vita, il far crescere i propri figli al meglio possibile non solamente da un punto di vista fisico ma anche psichico.
In ogni caso le molte telefonate di soccorso fatte da genitori fanno intendere come il legame famiglia-scuola sia proprio un binomio necessario nell’interesse di tutte le componenti scolastiche e degli stessi genitori in una forma di compartecipazione nell’educazione complessiva delle giovani generazioni.
Il primo a trarne beneficio sarà lo stesso STATO che in tal modo potrà disporre nel futuro di cittadini completi sotto ogni forma culturale.
La scuola, un tempo arroccata nelle sue varie forme istitutive, ebbe a subire dei profondi mutamenti a partire dal 1969 sino al 1974 allorchè, partendo dalla creazione della Scuola Media Unificata, si arrivò, attraverso i c.d. Decreti Delegati, alla compartecipazione dei genitori e studenti anche nell’amministrazione dei vari livelli di scuola.
Venne istituito anche il Distretto Scolastico che avrebbe dovuto collegare da un lato tutte le componenti scolastiche, genitori e studenti compresi, e dall’altro il mondo imprenditoriale e del lavoro della zona ai fini di una programmazione congiunta rivolta al futuro dei giovani.
Ma, una volta scemato l’iniziale entusiasmo, la partecipazione dei genitori nel governo della scuola incominciò a decrescere perché non venne compreso come, invece, occorresse insistere, in piena coesione di tutte le forze, per ottenere attraverso una rinnovata spinta rinnovatrice la completa realizzazione di un progetto già elaborato da leggi dello Stato da tutti auspicato e voluto fortemente.
Quella dei genitori e degli studenti, le componenti più numerose, erano le voci più forti che avrebbero potuto dare aiuto anche alla scuola a livello locale che, invece, si richiuse ben presto nuovamente in se stessa, finendo così a ricadere nell’aureo isolamento goduto in passato.
Ma adesso siamo nel 2007; qualcosa si muove, ripeto e la statistica delle telefonate giunte a questo numero verde ci dice che:
-
il 69%, pari a n. 3.061 telefonate, riguardano denunce di episodi di violenza o prepotenza mentre il rimanente 31% sono state richieste di informazioni ;
- il 35% delle denunce attengono ad episodi avvenuti nelle scuole secondarie di secondo grado, il 25% dalle primarie ed il 19% dai licei. Anche la scuola dell’infanzia non è immune dal bullismo in quanto il 5% delle denunce è relativo a questo grado di scuola
.
E’ di vitale importanza che questo apparato di difesa sia permanente e non, come tante cose inventate al momento finisca come un fuoco di paglia.
Tanto per incominciare sono stati istituiti a livello regionale “Osservatori” su questa incalzante fenomenologia, finanziati con un milione ed ottocentomila euro; hanno sede presso gli uffici scolastici regionali cui è stato delegato anche il compito di coordinamento tra forze sociali, politiche, amministrazioni locali, associazionismo, scuola, Università, ASL, Prefetture, Tribunali per i minorenni, Forza Pubblica.

A fronte di una domanda di sostegno o d’aiuto oggi questi Osservatori potranno fornire a chi cerca un aiuto, a seconda delle competenze, una immediata e concreta risposta.
Si fa affidamento anche sull’impegno delle famiglie e soprattutto su quello della scuola, di tutti i suoi operatori; il personale docente ed ausiliario faranno certamente ciò che a loro compete ma occorrerebbe anche che il governo mettesse la parola fine a quello stato di disagio che serpeggia tra i 250.000 operatori scolastici precari, i quali, pur avendo superato, alcuni da vecchia data, regolari concorsi ministeriali si trovano ancora ogni anno in una situazione di incertezza circa l’assegnazione di una cattedra e della sede di lavoro.
Ad entrambe queste componenti educative vorrei suggerire di stare molto attente e di denunciare sin dal loro nascere gli episodi di bullismo che venissero a loro conoscenza.
Potrebbero, infatti, in alcuni casi evidenziarsi a loro carico, ma anche del personale dirigente della scuola, responsabilità civili ed in un prossimo futuro anche penali qualora il legislatore, preoccupato dal continuo crescere di questo fenomeno, intendesse introdurre il reato di “bullismo”; ma, in tal caso, dovrebbe individuare e delineare in maniera rigida e precisa quale, tra le molte e variegate forme, sia la condotta meritevole di essere perseguita penalmente senza così lasciare spazio alle interpretazioni dei giudici.
L’oggettività della norme penale è un principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico; tante norme incluse nel codice Rocco, come per esempio quella relativa al reato di plagio, sono state dichiarate anticostituzionali dalla Consulta proprio per la genericità della definizione dell’azione esecutiva integrante il reato.
Ma in sede civile a dover risarcire il danno causato da “colpa altrui” anche a seguito di un unico ed isolato evento dannoso, possono essere chiamate a rispondere più persone con ruoli ben identificati per culpa in vigilando; tanto per garantire al danneggiato il poter pretendere da altri il risarcimento del danno patito, fisico o morale che sia, nel caso in cui l’autore materiale dell’evento dannoso sia economicamente incapiente.
A tanto tende lo
Art. 2048 C.C. ( Responsabilità dei genitori, dei tutori, dei precettori e dei maestri d'arte). "Il padre e la madre, o il tutore, sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei figli minori non emancipati (314 e seguenti, 301, 390 e seguenti) o delle persone soggette alla tutela (343 e seguenti, 414 e seguenti), che abitano con essi. La stessa disposizione si applica all'affiliante.I precettori e coloro che insegnano un mestiere o un'arte sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito dei loro allievi e apprendisti (2130 e seguenti) nel tempo in cui sono sotto la loro vigilanza.Le persone indicate dai commi precedenti sono liberate dalla responsabilità soltanto se provano di non avere potuto impedire il fatto".
In realtà la prova liberatoria di cui a questo ed altri articoli inseriti sotto la rubrica degli “Atti illeciti” è impossibile da fornire perchè, secondo una giurisprudenza costante, la circostanza che l’evento si sia verificato starebbe a significare che il “non aver potuto” ovvero “l’aver fatto tutto il possibile” per evitare il fatto dannoso non è stato messo in atto; si tratterebbe, quindi, di una vera e propria responsabilità oggettiva introdotta in forma mascherata nel nostro ordinamento.

Il Ministero dell’Istruzione dopo il cosa ha già fatto, cosa farà in pratica ancora ?
Si intende portare l’obbligo scolastico sino al compimento del 16° anno d’età, riprendere l’insegnamento della educazione civica, abbandonata in tutta fretta da tempo, il cui corso serviva, tra le altre cose, a far conoscere la nostra Costituzione che oggi è divenuta un mistero per quasi l’80 % degli studenti, allargare il tempo pieno, ampliare l’orizzonte culturale dei giovani affinchè, essendo oramai il nostro Paese multietnico, possano ricevere in maniera adeguata una vera e propria educazione sull’accoglienza delle varie etnie, corsi di musica, ecc…
Molte Prefetture si sono già attrezzate per poter dare risposte ed aiuti ma anche i ragazzi stessi si stanno muovendo.


È l’invito da loro rivolto verso tutti gli studenti mentre in alcuni Istituti, come per esempio il Liceo “Nicola Spedalieri” di Catania, dopo i fatti collegati all’incontro di calcio Catania – Palermo, hanno richiesto ai propri docenti di poter avere una scuola in grado di
“trasmettere valori che riscaldino il cuore”

Credo che queste voci non possano, in un Paese civile, rimanere inascoltate: guai se chi ha il potere di intervenire le lasciasse cadere nel dimenticatoio.
Sappia chi di dovere che ci si aspetta risultati importanti.

F I N E


Nessun commento: