venerdì, maggio 04, 2007

Berlusconi e le tasse




LE FISSAZIONI BERLUSCONIANE
LE TASSE

Potrei anche riuscire a comprendere le sue quotidiane esternazioni sui temi economici se risultasse iscritto nelle liste dei poveri in canna, come la stragrande maggioranza degli italiani, ma dall’uomo più ricco d’Italia NON POSSUMUS capirlo, salvo che non parli per se stesso !
Ed allora, se così non fosse e parlasse come spinto da un suo improbabile sentimento di altruismo, come ben afferma il premio Nobel 1970 per l’economia, il prof. Paul Samuelson, statunitense, è POPULISMO.
Ma in molti, sentendolo parlare così, si chiedono se riesca anche lui ad arrivare a fine mese senza tirare la cinghia dei pantaloni; ma forse lui indossa le bretelle, e che bretelle !
da Il Giornale – di famiglia - del 24 aprile 2007 –
Uno dei temi affrontati il giorno precedente da Berlusconi nel corso della trasmissione radiofonia Radio anch’io.
"Col tesoretto meno tasse"

"Io impiegherei il tesoretto, che ammonta a 10 miliardi di euro, per ridurre le tasse, e restituire i soldi ai loro legittimi proprietari che sanno certamente impiegarlo meglio di quanto sappia fare questo governo", ha aggiunto Berlusconi a proposito dell'impiego che dovrà fare il governo dell'extragettito fiscale.

Il Cavaliere afferma d’essersi laureato presso L’Università degli Studi di Milano con 110 e lode con una tesi in diritto industriale;
avendo, come età, giusto un anno meno di me, in questo ateneo dovrebbe essersi presumibilmente iscritto al corso di laurea in giurisprudenza successivo al mio: in buona sostanza nel corso dell’anno accademico 1955/1956.
A quei tempi e per lunghi anni, il piano di studi del primo prevedeva l’esame di Economia Politica, per il quale erano stati adottati due libri di cui il primo scritto dal nostro docente Prof. Vinci ed il secondo, uno dei migliori testi in circolazione in tema di economia, scritto proprio da Paul Samuelson.
Una delle tesi sostenute dall’insigne economista, in tema di politica fiscale, era proprio quella riportata, sia pure in maniera alquanto succinta e con qualche aggiuntino appositamente adattato a misura del nostro momento politico, nella vignetta- manifesto di cui sopra.
Certamente le affermazioni del Samuelson facevano parte di una tesi avente un contesto più ampio; si affermava che, essendo le imposte pagate in maniera proporzionale rispetto al reddito, la eventuale diminuzione doveva riguardare solamente le aliquote dei redditi più bassi, rientranti al di sotto della c.d. fascia di povertà per consentire anche ai meno abbienti di poter spendere qualcosa di più senza doversi indebitare sino al collo e, anche con questi acquisti in più si andava ad incrementare la produzione delle imprese e, quindi, la possibilità di creare nuovi posti di lavoro.
Berlusconi, con la sua affermazione, fa confusione, forse volutamente, tra tasse ed imposte che, pur prevedendo entrambe esborsi da parte dei cittadini, sono due imposizioni fiscali completamente diverse; ma anche il vignettista, volendo seguire il concetto berlusconiano, è caduto nell’errore.
Per imposta si intende quel balzello dovuto allo Stato calcolato su base un imponibile di un cittadino, per esempio, tra i tanti, quella sul reddito complessivo di una persona fisica o giuridica, ed ha quale caratteristica che l’Ente percepiente non dà direttamente al contribuente una contropartita immediata, occorrendo ogni singolo balzello a costituire il fondo necessario per gestire la spesa pubblica.
Per tassa si intende quell’imposizione tributaria applicata non solo dallo Stato ma anche da qualsiasi Ente Pubblico a coloro che pretendono l’erogazione di un servizio pubblico immediato e diretto: tassa scolastica, tassa di circolazione dei veicoli, tassa su una serie di atti amministrativi richiesti, i diritti di autore, tassa sul passaporto, canone RAI, ecc.
E’ da credere, visti gli esempi illuminanti fornitici in passato dall’ex premier, quali siano le imposte, non tasse, di cui lui ne vorrebbe l’eliminazione od un decremento d’importo: dopo aver affermato presso la scuola della Guardia di Finanza che non era reato evadere il fisco quando le aliquote delle fasce maggiori erano sproporzionale rispetto a quelle applicate nel resto del mondo, incominciò ad abbassare la “sua” di aliquota, molto più alta di quelle del povero impiegato o pensionato vantando lui, rispetto a loro, un enorme reddito patrimoniale. Ci mancava altro ! Fortunatamente, non per lui, è ancora vigente un dettato costituzionale che cos' recita:

art. 53

“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.

Poi con i vari condoni, meglio definirli autocondoni, di tutte le specie e qualità fu possibile, per lui ed i suoi amiconi, far rientrare ingenti capitali dall’estero, con la scusa di poterli reinvestire in Italia ma che sparirono immediatamente, pagando come prezzo una imposta percentualmente inferiore al tasso previsto per i BOT che, allora, erano l’unico rifugio anti-inflazione dei piccoli risparmiatori.
Stavolta l’allievo Berlusconi non ha superato il maestro Samuelson, anzi con la finanza creativa del suo bi-ministro Tremonti ha condotto l’Italia allo sfascio – toh, gira e rigira parlando di questo riccone ti imbatti sempre di riffa o di raffa con qualcosa che ha a che fare col fascio – però chi si è arricchito con quelle trovate indecenti ?
Il solito gruppone dei furbi, furboni, furbetti e furbini capeggiati dal più ricco di tutti; ecco perché quest’uomo batte sempre su questo chiodo fisso che, per chi non casca nel tranello e riesce a ragionare ancora col proprio cervello, si dimostra, a conti fatti la classica cortina fumogena atta a celare a noi poveracci i suoi tornaconti personali, ancor oggi inevitabili a causa di una legge barzelletta sul conflitto di interessi scritta e presentata da un suo ministro e
votata poi, senza alcun ritegno, da tutto il centro destra.




Indubbiamente per quegli italiani che tirano a campare per arrivare a fine mese le tasse sono sinceramente molte e le aliquote delle imposte superiori a quelle di altre nazioni europee; tuttavia il deficit che ci ha lasciato in eredità il precedente governo non consente oggi che lievi correzioni per i redditi più bassi, sia da pensione che da lavoro dipendente, i cui percettori sono gli unici che non hanno potuto scaricare su altri soggetti il rincaro dei prezzi; alludo ai liberi professionisti, ai commercianti ed a coloro che lavorano in proprio molti dei quali, dopo aver aumentato i prezzi, attraverso vari sotterfugi, sono riusciti anche ad evadere il fisco.
La stessa Unione Europea, nei confronti della quale abbiamo assunto precisi obblighi da rispettare in tema di bilancio statale non può per ora permetterci altre soluzioni se non quella di restringere la spesa pubblica e di arrivare sotto il 3 % del rapporto tra PIL e debito pubblico.
Raggiunto questo traguardo allora sì che bisognerà metter mano alla diminuzione della pressione fiscale.
Ma la Guardia di Finanza sta svolgendo vaste operazioni per stanare coloro che hanno evaso per anni il fisco, 3 milioni di euro qua, 6 di là e così via e giornalmente ne vengono scovati tanti di evasori totali o parziali, ma prima perché no ?
Pensateci su bene e traetene le conclusioni.
Il “tesoretto” accumulato in questo primo anno andrà speso in maniera equilibrata ma occorre tenere in debito conto che le classi meno abbienti non riescono ad arrivare a fine mese.
Le imprese hanno in gran parte già beneficiato con la legge finanziaria di quest’anno del cuneo fiscale ma le statistiche parlano del calo dell’occupazione in seno alle industrie e pretendono, tramite Confindustria, altri aiuti: sarà necessario, per non perdere credibilità, che chi di dovere spenda parsimoniosamente in aiuti per le imprese ma solamente a favore di quelle che i posti di lavoro a tempo indeterminato li crea davvero.
Infine, una curiosità relativa alla conta dei soldi di cui al “tesoretto”, o meglio una confidenza; certo per un comune mortale occorreva per contare banconota per banconota e centesimo per centesimo 10 miliardi di euro occorreva una vita me per lui sono bastati tre o quattro giorni in tutto, pur frammezzando la fatica con gite, assieme a buona compagnia, alla villa del cactus.
Ma ecco la spiegazione.
Ossessionato dal pensiero che Paperon dei Paperoni sognasse lungo il corso della notte dollari a bizzeffe e che di giorno passasse il tempo a contare i suoi averi, nel corso di una delle sue ultime visite in USA, approfittando dell’occasione dell’intervento al cuoio capelluto per por fine alla sua alopecia androgenetica presso il grande Texas Medical Center di Houston, prese una decisione che gli avrebbe permesso di guadagnare moltissimo tempo che poi avrebbe dedicato per lavorare per costruire una nuova Italia.
Questo Centro cura 5 milioni di pazienti all’anno tra i quali molti sceicchi, politici europei, rockstar; Berlusconi, quale vecchia ugola d’oro nostrana e pseudo politico – l’ha detto lui di non essere un politico - rappresentava le ultime due categorie e fu ben accolto; quale migliore circostanza per passare, nell’anonimato consentito dalla moltitudine di pazienti ,un giorno in più per sottoporsi ad un secondo trapianto, stavolta non più sul cuoio capelluto, ma dentro il cervello di una macchinetta conta banconote con una serie di chips elettronici inesauribili ?
Detto fatto, ecco in prima mondiale lo strumento misterioso e le sue memorie








ingranditi per renderli visibili all’occhio umano.
Solo che il tempo che è andato risparmiando per ricostruire a suo volere l’Italia è stato vano poiché invece di dare incarico ad una delle sue Imprese di costruzioni note per aver creato dal nulla Milano 2 , Milano 3 e tante altre meraviglie, per un fatale errore di quasi omonimia, si è rivolto alla sua maggiore impresa di demolizioni:
la
“ Tremonti – Bossi – Fini”
con compartecipazione attiva di Casini






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