sabato, settembre 23, 2006
LA SATIRA
La satira, ma a che serve ?
Semper ego auditor tantum?
Nunquamne reponam vexatus
totem rauci belusconianae gens?
Dovrò sempre solo ascoltare ?
La berlusconiana gente mi ha
tantevolte costretto, sino a divenire
rauca, ad ascoltare le loro panzanate;
potrò mai vendicarmi ?
Opportunamente adattate alla bisogna, le due frasi latine di cui sopra, con pedissequa mia libera traduzione, appartengono al primo esametro della I^ satira del I° libro di Giovenale, avvocato romano vissuto attorno al 60 P.C., secondo quanto si può dedurre da tre epigrammi del suo grande amico Marziale.
La satira è stata sempre mal sopportata, con qualche eccezione assai rara per la verità, dai ”potenti” o presunti tali: imperatori, principi, dittatori, politici o pseudo tali ed altri della stessa genie o semplici figuranti a costoro legati a doppio filo da rapporti non sempre “trasparenti”; in quel periodo Roma è governata da Claudio alla cui morte per avvelenamento da parte della sua sesta moglie, Agrippina, subentra un certo Nerone, figlio di primo letto di quest’ultima che, a tempo debito, verrà fatta poi uccidere proprio dal figlio: senza alcun dubbio un bel periodo storico denso di intrighi e di scandali nonché profondamente permeato dalla corruzione fortemente radicata in ogni ganglio della vita pubblica.
Non a caso la satira prolifica, raggiungendo picchi di elevata risonanza e popolarità, in siffatti frangenti e diviene comprensibile il perché certi scritti, vignette, barzellette ed altro, in controtendenza, diventino la sintesi di alcuni sentimenti soffocati nel profondo del cuore da molti cittadini silenti per paura o per ignavia, in quanto costituiscono, a volte, l’unico contraltare al modo poco democratico con cui viene gestito da alcuni regimi il potere: in buona sostanza, sebbene spesso nascosti nell’anonimato, i novelli Pasquino rappresentano, facendole proprie, le voci di coloro i quali, pur contrari al regime di turno, tacciono.
Non pare che Giovenale fosse un vero “democratico”, almeno nell’accezione del termine che intendiamo oggi, che si batteva per la tutela dei diritti dei più deboli; infatti gli storici ce lo dipingono più come un “bastian contrario” che non tollerava il potere e chiunque avesse, suo malgrado, la ventura di esercitarlo.
Comunque, a mio modesto parere, rappresentava a quel tempo quella voce nel deserto che, al di fuori dal coro, metteva a nudo gli intrecci di corruttele che avvelenavano la Roma imperiale.
L’avvicendarsi dei tempi non modificano il comportamento delle persone; un ciclo storico rincorre il precedente, il malcostume è sempre lo stesso ma messo in atto con metodi scientifici e sempre più raffinati ma, alla fin fine, il risultato è sempre lo stesso; c’è chi prospera protetto da un ferreo nepotismo e chi langue nell’indigenza perché solo ed indifeso dalle altrui angherie.
Oggi viviamo in un periodo alquanto, per non dir di peggio, infelice; stiamo assistendo ad eventi che in un Paese come il nostro, largamente democratico in molte leggi ma carente nelle strutture pubbliche e private entro le quali imperversano, almeno sino ad ieri, personaggi assai squallidi, alcuni dei quali purtroppo ancora abbarbicati sulla loro poltrona, che meriterebbero di essere ospitati altrove, molti anche nelle patrie galere.
Oggi cosa posso fare ? Per ora incomincio col rivolgere un accorato invito ai componenti dell’attuale governo, da me sostenuto assieme a tanti altri militanti del maggiore partito del centrosinistra, perché abbiano ad agire sulla base delle aspettative dei cittadini che li hanno votati, cui nel frattempo si sono aggiunte persone dell’altra sponda oramai stanche e consapevoli di essere state prese in giro, i quali attendono una profonda pulizia ed il ripristino di una giustizia sociale che nell’ultimo quinquennio è stata del tutto dimenticata, nonostante le inqualificabili, in quanto false, affermazioni di alcuni esponenti del centrodestra.
Avete mai assistito all’umiliante, per l’Italia tutta, spettacolo di alcuni anziani che, al togliere delle bancherelle nei mercati rionali, vanno a rovistare tra gli scarti degli ortaggi nella ricerca, alle volte vana, di un qualcosa di ancora commestibile ? Questa è una parte dell’Italia di oggi che invecchia male e muore peggio, in condizioni di estrema indigenza; e gli anziani aumentano, ricordatevelo!
Ed i giovani ? Pensateci bene, sono loro che vi hanno dato il potere e, quindi, acceleriamo i tempi…pieni!
Non vorrei che accadesse ciò che ci viene tramandato dai nostri padri, quel detto secondo il quale “ chi di speranza campa disperato muore “; “a buon intenditor poche parole”.
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