dal primo libro del Pentateuco
LA GENESI
Capitolo I°
Versetto 26- “E disse (Dio): facciamo l’uomo a nostra immagine ed ei presieda a’ pesci del mare, e a’ volatili del cielo, e alle bestie, e a tutta la terra, e a tutti i rettili che si muovono sopra la terra.
Versetto 27- E Dio creò l’uomo a sua somiglianza; a somiglianza di Dio lo creò; lo creò maschio e femmina.
Versetto 7- Il Signore Dio adunque formò l’uomo di fango della terra e gli inspirò in faccia un soffio di vita; e l’uomo fu fatto in anima vivente”.
Versetto 19- Avendo adunque il Signore Dio formati dalla terra tutti gli animali terrestri e tutti gli uccelli dell’aria, li condusse ad Adamo perché ei vedesse il nome da darsi ad essi; e ognuno dei nomi che diede Adamo agli animali viventi è il vero nome di essi”.
E’ da dedurne che, sulla base di quanto scritto nel Vecchio Testamento, Dio diede all’uomo sin dalla sua creazione il dono della parola, della prima lingua, l’ebraico.
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Platone
nel suo Cratilo, affermando che una cosa è fare il verso di un animale ed un’altra chiamarlo per nome, parrebbe non aderire a quanto scritto nei testi sacri così come le successive correnti di pensiero filosofiche e naturalistiche che tuttavia, pur diverse, trovarono tra di loro un incontro nel c.d. evoluzionismo genetico della specie, pur riconoscendo che l’origine del mondo e dell’uomo fosse attribuibile ad una entità sconosciuta ma assoluta.
Ci sarebbe da scrivere un trattato ma già in molti si sono cimentati in questa impresa ed a noi interessa capire come si siano sviluppati nel tempo i metodi di espressione dell’uomo.
IL LINGUAGGIO e le sue varie FORME
Linguaggio del Creato
preesistente alla creazione dell’uomo:
dell’intera natura (terra, mari, monti)
dei fiori delle piante e degli animali
LINGUAGGIO UMANO
parlato, scritto
-spontaneo -mimico - gesticolato
come quello mimico usato dai sordomuti
-telegrafico
-marinaresco
-cibernetico
Queste diverse forme di espressione con le quali estrinsechiamo i nostri pensieri, le nostre idee ed i nostri sentimenti e stati d’animo altro non sono che i principali “codici della comunicazione tra soggetti diversi” e, nel corso del tempo hanno avuto, ma non tutti in eguale misura, ampi miglioramenti in punto a qualità ed efficacia espressiva mentre per alcuni altri si è verificato, specialmente in questi ultimi tempi, un vero e proprio regresso sino a giungere ad espressioni di vero e proprio imbarbarimento dello stile.
Frutto dei tempi nostrani: “o tempora o mores” urlerebbe oggi Cicerone non più contro Catilina bensì nei confronti di alcuni nostri noti personaggi politici e del mondo dello sport, anche a costo di passare anche lui per una “toga rossa”.
Ma per non farla troppo lunga e noiosa mi soffermerò solamente ad alcune osservazioni sul linguaggio simbolico rappresentato dal solo movimento delle dita della mano, tralasciando in questa sede le molteplici espressioni che nel gergo scritto e parlato si usano, con iperboli di latina memoria, per meglio puntualizzare figuratamene alcune situazioni afferenti il nostro stato d’animo od altro:
- “toccare il cielo con un dito” per esprimere il massimo della felicità( coelum digito attingere);
ovvero semplici espressioni popolari come:
-segnare a dito ;
- legarsela al dito;
- non muovere un dito;
- largo un dito
e così via.
Ogni dito della mano, da solo o in gruppo di due o di tre, ha una sua funzione in quanto manifesta alla persona destinataria del gesto un preciso significato: la parola è superflua per esprime oggi valori di merito o di demerito, essendo divenuta meno efficace del simbolismo manuale.
Una specie di equazione matematica che dà la certezza, senza alcuna ambiguità, di un risultato.
Incominciamo dal
POLLICE: aperto verso l’alto significa OK mentre rivolto verso il basso, gesto molto caro a Nerone e ad altri imperatori romani, significava la morte di molti cristiani.
INDICE: lo si usa, come dice lo stesso suo nome, per indicare un qualcosa ovvero per minacciare una cavata d’occhi ;
ANULARE: il suo nome parla da sé;
MIGNOLO: serve solo al suo proprietario per pulirsi l’interno delle orecchie o per sgombrare le narici.
Ho lasciato, non a caso, meritando un capitolo a parte, il dito
MEDIO
ed è facilmente intuibile il motivo, visto che di questi tempi se ne fa un uso sproporzionato in segno d’offesa non solo da parte di noi, poveri mortali, ma anche e soprattutto da parte di alcuni noti personaggi subito immortalati con l’indice medio alzato da fotografi e vignettisti.
Incominciamo la rassegna:
Berlusconi nel corso di un comizio lo ha rivolto al pubblico, naturalmente in segno di dispregio dei suoi avversari politici, e la candidata Benussi se la ride di gusto. la Santachè, parlamentare in quota AN, verso alcuni giovani che protestavano
Tutti e quattro i personaggi più Bossi costituenti un quintento di rara volgarità
Ma, scherzi a parte, il dito medio più famoso nel mondo è quello
custodito oggi, racchiuso in una teca, presso il Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze. Apparteneva alla mano destra di Galileo Galilei e venne staccato il 12 marzo 1737 da tale Antonio Francesco Gori durante la traslazione della salma nel monumentale sepolcro eretto nella Basilica di Santa Croce in Firenze.
Che differenza abissale tra questo dito e quello dei personaggi di cui sopra.
O tempora o mores !
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