martedì, aprile 25, 2006

A coloro che verranno

Il valore della memoria – le radici del futuro

Voi che sarete emersi dai gorghi
dove fummo travolti pensate,
quando parlate delle nostre debolezze,
anche ai tempi bui cui voi siete scampati.
(Bertold Brecht, A coloro che verranno - 1939)

Brecht, al tempo in cui scrisse “A coloro che verranno”, da cui ho tratto i versi più significativi , pur essendo stato perseguitato dai nazisti, non aveva avuto ancora piena contezza di sino a che punto si fossero spinte le ideologie hitleriane il cui fondamento trovavano radici nell’esaltazione filosofica della razza ariana.
I “gorghi” ed i “tempi bui” da lui richiamati erano ancora ben poca cosa rispetto a quanto accadde dopo di tanto orrendo che nessuna mente umana avrebbe mai potuto nemmeno immaginare.
Ma è accaduto.
Oggi è la ricorrenza del 25 aprile ma, anche per recenti vicende politiche, questa data storica per il nostro Paese non l’abbiamo dimenticata sebbene una sia minima parte di nostri connazionali, ritenutesi diretti eredi della follia nazista, hanno reiterato la richiesta della sua cancellazione dall’elenco delle nostre festività nazionali.
Evidentemente non hanno compreso la lezione che la nostra storia fortunatamente ci tramanda anno dopo anno per volere di lungimiranti personaggi i quali avevano compreso sin d’allora come l’oblio totale di certi eventi potesse ottenebrare le menti di chi quel maledetto periodo storico non l’aveva vissuto né in prima persona né per l’interposta persona di qualche suo familiare.
Brecht ce lo rammenta ancor prima e ci fa intendere che la memoria del passato altro non è che la base del nostro futuro.
Dalla nostra lotta di Liberazione è nata l’Italia democratica regolata da una Costituzione democratica che garantisce i diritti dei propri cittadini e ne stabilisce attraverso principi altrettanto democratici anche i doveri, Costituzione recentemente stravolta in maniera alquanto semplicistica per volere di una rappresentanza parlamentare politica di assai scarso seguito su tutto il territorio nazionale, salvo in quello della loro fantomatica Padania.
Il 10 aprile 2006, a distanza di ben 61 anni, proprio in prossimità di quella data storica che ebbe a mutare i destini dell’Italia, parte del popolo italiano, soprattutto quello ancora in giovane età, ha voluto far uscire il nostro Paese da un quinquennio che per un cumulo di ragioni può essere annoverato anch’esso tra i più bui dell’Italia repubblicana.
Festeggiamole entrambe a partire da questo 25 aprile, le date sono diverse ma il loro significato è identico per cui non farà scandalo accumularle in una unica ricorrenza.
Finalmente potremo esprimere le nostre opinioni senza il timore di ritorsioni sfociate con allontanamento dalle fonte di informazioni pubbliche di giornalisti, presentatori televisivi, artisti, ecc…l’elenco sarebbe troppo lungo.
Ed a questo proposito mi piace riportare altre due citazioni del pensiero di Brecht che, col passar degli anni, sono divenute delle vere e proprie massime.

“Colui che vuol dire qualcosa e non trova nessuno che lo ascolti se la passa male; ma se la passa peggio chi vuole sentire qualcosa e non c’è nessuno che la dica”.

“ Un popolo che non ride dei propri potenti non è più libero”.

Se esiste qualcuno che può smentire il contenuto di queste due citazioni si faccia avanti senza timore perché oggi ed in futuro potremo respirare di nuovo un’aria “libera”.

Corrado Ricupero

Nessun commento: